Degrado e abbandono, il pasticciaccio brutto dell’area Cambiaghi

Il Comune è l’immobiliare che la realizzò non hanno mai risolto il nodo dei confini della proprietà col risultato finale che la piazza è diventata terra di nessuno
Un pasticcio burocratico tiene ostaggio piazza Cambiaghi. Sono passati più di dieci anni dalla data della sua costruzione, ma Comune e l’immobiliare che la realizzò nell’ambito di un vasto piano di riqualificazione della zona non hanno mai risolto il nodo relativo alla proprietà.
La piazza, infatti, è divisa in due, ma i confini non sono chiari, e la conseguenza diretta di questa situazione è la mancanza di una manutenzione puntuale. Basta fare due passi per vedere bottiglie ovunque, resti di bivacchi, sporcizia varia, piastrelle spaccate e buchi scavati dalla pioggia che sembrano crateri. I bagni pubblici hanno regolarmente le porte d’ingresso sfondate. La palazzina di proprietà del Comune che si affaccia su via Colombo è tenuta in scacco dai clochard. Le colonnine per l’elettricità a servizio del mercati del giovedì sono mezze rotte e le bocchette dell’acqua realizzate per gli ambulanti vengono utilizzate dalle zingare per lavarsi.
La situazione di degrado sta poi assumendo i contorni di un vero e proprio allarme igienico – sanitario perché da mesi un gruppo sempre più nutrito di clochard dalla bottiglia facile e di zingare in cerca di spicci stazionano nella zona espletando i loro bisogni fisiologici dove capita: sui muri, per terra e nelle aiuole.
Piazza Cambiaghi, dove avrebbero dovute essere realizzati alloggi e negozi proprio per garantire un “presidio”, è diventata terra di nessuno: di giorno parcheggio e area mercato, di notte isolata.
I pochi residenti sono al limite della sopportazione e sebbene abbiano raccolto più di 200 firme in una petizione, la loro protesta è rimasta inascoltata.
Per oltre dieci anni questa situazione si è trascinata nell’indifferenza delle giunte che si sono succedute alla guida della città. Da un paio di mesi a questa parte però l’attuale amministrazione guidata da Roberto Scanagatti ha aperto un tavolo di confronto per venire a capo del problema. Ma non è semplice. In questi anni al pasticcio iniziale se ne sono sommati altri e addirittura gli uffici fanno anche fatica a trovare la documentazione originaria (la convenzione che dava via ai lavori é del 1988). Inoltre, il privato ritiene anche di avanzare dei crediti nei confronti dell’amministrazione per avere eseguito dei lavori in variante. Di somme non si parla, ma sembra che fra le parti il clima sia abbastanza teso. L’obiettivo è di risolvere una volta per tutte il contenzioso con l’immobiliare e poi redigere un piano di sviluppo urbanistico che ridia vita alla piazza.