Scuola e trasporti, ma niente politica: ecco la Provincia che verrà

Mentre il presidente della giunta provinciale Allevi rinnova l’appello a Napolitano a non firmare il Ddl Del Rio, il nuovo ente di secondo livello prende forma. Si occuperà di edilizia scolastica, di pianificazione territoriale e trasporti, di pari opportunità e di discriminazione sul lavoro
Sipario. La Provincia di Monza così come l’abbiamo conosciuta in questi ultimi cinque anni di amministrazione non esiste più. La Camera, com’era nelle previsioni, ha dato via libera al Ddl Del Rio e l’attuale giunta e consiglio non saranno rinnovati. L’ultimo giorno di lavoro sarà il prossimo 11 giugno, 68 giorni durante i quali il presidente Dario Allevi ha già annunciato di volere chiudere la partita del piano Rifiuti e del piano Cave. Poi, i suoi poteri saranno prorogati (a titolo gratuito) fino a dicembre per la messa in liquidazione dell’ente, ma Allevi ha già fatto sapere a chiare lettere di non essere molto propenso ad assumersi l’incarico.
Nel frattempo, le reazioni si accavallano. Il premier Matteo Renzi ha fatto sapere di “avere cancellato 3 mila politici e di procedere come uno schiacciassassi”. Tuttavia, Renato Brunetta, capogruppo Fi alla Camera, ha urlato “al golpe”. La contrapposizione è violenta, ma l’intesa fra centro destra e centro sinistra, fanno sapere da Roma, durerà: nessuno ne aveva mai dubitato. La Provincia diventerà un ente di secondo livello. “Con grandissima delusione devo constatare che anche l’aula di Montecitorio ha scelto di immolare le Province, una nobile istituzione della nostra Repubblica, sull’altare della demagogia – ha commentatio Allevi -: una conclusione tanto scontata quanto indegna che assume caratteri tragicomici se si pensa che a compierla è stato un Governo non eletto ed un Parlamento di nominati” .
A partire dal 2015 la Provincia sarà retta da amministratori a titolo gratuito. Le competenze ruoteranno attorno alla programmazione dell’edilizia scolastica, alla pianificazione territoriale e dei trasporti, alle pari opportunità e a eventuali discriminazioni nel mondo del lavoro. Allevi, però, non si rassegna e tenta il tutto per tutto reiterando l’appello al presidente Napolitano a non firmare il Ddl. “Rinnovo il mio appello al presidente della Repubblica perché non metta la sua firma su questa legge assurda – ha concluso -. Calpesta la Carta Costituzionale e non rispetta la democrazia sulla quale la nostra Repubblica ha costruito le sue fondamenta”.