Alcatel-Lucent: sciopero di tre giorni. Ecco le storie dei cassintegrati

7 maggio 2014 | 15:53
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Alcatel-Lucent: sciopero di tre giorni. Ecco le storie dei cassintegrati

È una giornata grigia sopra il piazzale di Alcatel-Lucent a Vimercate dove oggi hanno iniziato lo sciopero i lavoratori dell’azienda che fra lunedì e martedì hanno ricevuto quasi 50 lettere di cassa integrazione.

È una giornata grigia sopra il piazzale di Alcatel-Lucent a Vimercate dove oggi hanno iniziato lo sciopero i lavoratori dell’azienda che fra lunedì e martedì hanno ricevuto quasi 50 lettere di cassa integrazione.

All’ingresso dell’azienda un centinaio circa le persone presenti: fra di loro molti hanno ricevuto la famosa lettera di cassa. Per alcuni è la prima volta, per altri si tratta già della terza, dopo un primo periodo di cassa a zero ore di 9 mesi nel 2012 seguito da un periodo di cassa ordinaria. Come è successo a Cristina Flisi, che da 30 anni lavora in Alcatel:

“Ho 51 anni e sono entrata 30anni fa in Telettra proveniente dalla Face Standard di Milano. In tutto questo tempo ho lavorato come assistente e non ho mai ricevuto un ammonimento, non sono un’assenteista e non ho mai avuto screzi con i colleghi, oltre a parlare fluentemente l’inglese. Dal 2012 ho iniziato a fare 9 mesi di cassa integrazione, per poi rientrare al lavoro venendo emarginata in quella che abbiamo soprannominato l’”Area 51”, dove hanno trasferito i cassintegrati insieme alla loro scrivania a volte senza alcuna mansione da fare. Ho iniziato ad avere problemi di salute: pressione alta, sbalzi d’umore. Il medico della medicina del lavoro in una relazione di tre pagine ha detto esplicitamente che è il mobbing la causa dei miei mali. In tutto questo l’azienda ha anche minacciato il licenziamento nel caso avessi portato avanti una vertenza chiedendomi di fatto di accettare il mio allontanamento”.

Per Veronica Colnaghi, dal 1989 in Alcatel nel settore di ingegneria industriale, si tratta invece della prima lettera ricevuta di cassa integrazione: una notizia che l’ha colpita profondamente e che ha sconvolto anche sua figlia di 13 anni, che le ha scritto una lettera pubblicata sulla pagina facebook “Save Alcatel Lucent Italy”:

“In questi giorni vedevo la mia mamma strana come se era in casa con il corpo ma con la mente era da un’ altra parte ,quella parte era il lavoro non dormiva di notte di giorno era sempre nervosa parlava solo del lavoro chiedendosi tante domande ma a me mi chiamano? perche??

gli dicevo le cose e rispondeva si ma non aveva neanche ascoltato quello che gli avevo detto ….

odio tutte quelle persone che l’ hanno fatta star male, purtroppo oggi 6 maggio ha ricevuto la lettera per restare a casa dal lavoro oggi mia mamma non è lei sono abituata a vederla sorridente giocare con me o semplicemente parlare tra noi

…oggi è come se non ci fosse a casa fa fatica a rispondere e non riesce a parlare perchè per me vuole piangere sfogarsi ma con me non vuole perchè non vuole farmi soffrire io non la voglio più vedere così …voglio vederla sorridere e rigiocare con me come hai vecchi tempi

voglio ricordare a tutte le persone che gli hanno conseganto la lettera che mi hanno rubato la mamma e io non voglio perdere il nostro rapporto per delle persone che non hanno pensato due volte a quello che dovevano fare

adesso la testa della mia mamma è piena e strapiena di perche? perche? ma si deve mettere in testa che non è colpa sua lei il suo lavoro lo ha fatto!!!

Rivoglio la mia mamma”.

Fra le persone rimaste a casa ci sono anche diversi rappresenti Rsu dell’azienda: su un totale di 21 presenti in azienda, 7 hanno ricevuto la lettera di cassa

integrazione. Come Raffaella Milanesi rappresentante Rsu Cisl Fim, in azienda da 24 anni, o come Shane Edmonds, 52enne di origini irlandesi, Rsu Uil, dal 1990 in Alcatel che ci spiega come “dal passaggio da Telettra a Alcatel si è perso il rapporto personale coi lavoratori passando da un’azienda di tipo paternalistica, ma funzionale e rispettosa, ad una che esegue le direttive provenienti dalle sedi centrali”.

Presente allo sciopero anche Franco Mazzarella delegato Fim Cisl, ingegnere elettronico originario di Napoli, ma da 28 anni a Vimercate proprio per lavorare in Alcatel: “Negli incontri al Mise ci hanno chiesto di togliere le pregiudiziali per cercare un accordo: noi come sindacati lo abbiamo fatto, rimuovendo l’obbligo del contratto di solidarietà come unica soluzione. L’azienda no: avrebbe dovuto eliminare la cassa a zero ore, facendola diventare a rotazione. Ma così non è stato e per questo sciopereremo fino a quando non si aprirà una nuova trattativa.”