Lambro allagamenti: ecco quali interventi sono previsti nel 2015

“Il cavo Diotti ha fatto il suo dovere, ma non è bastato”. Assemblea pubblica al Parco Regionale Valle Lambro ieri sera. Ecco quali saranno gli interventi del 2015.
“Il cavo Diotti ha fatto il suo dovere, ma non è bastato”. Relazionano con lucidità il presidente del Parco Lambro Eleonora Frigerio e l’Ing. Giuffrè circa quanto accaduto durante le esondazioni del Lambro.
Una relazione che è stata esposta ieri sera giovedì 11 dicembre, alle 21, presso la sede dell’ente in via Vittorio Veneto, 19, a Triuggio. Quasi un centinai di persone sono intervenute.
“Il Cavo Diotti, diga, che si trova in uscita dal Lago di Pusiano e che è stato recentemente oggetto di lavori di miglioramento, è riuscito a mantenere il deflusso delle acque costante nonostante le abbondanti piogge che si sono abbattute in particolare in novembre” – spiega il presidente Frigerio.
Ricordiamo che proprio tra 13 e il 15 le precipitazioni sono state talmente copiose da far tracimare il Lambro in diversi luoghi, compreso il centro il Monza. Non solo, le piogge hanno ingrossato anche i torrenti della Brianza che hanno causato danni, allagato box, cantine e case. In quest’ultimo caso, la città più colpita è stata Arcore. Forti disagi non sono mancati per il Lambro a Lesmo, nella zona di Peregallo, o a Biassono o Brugherio.
Ieri sera una sintesi su come sono andate le operazioni durante lo stato di allerta e la comunicazione su quali saranno gli interventi in programma per limitare di danni.
“Se non avessimo sistemano il Cavo Diotti i danni sarebbero stati molto maggiori – informa l’Ing. Giuffrè, responsabile del Cavo Diotti e coordinatore del Dipartimento di Riqualificazione Fluviale del Parco della Valle del Lambro – L’intervento non è ancora terminato, ma già adesso ha dato i suoi risultati. Ha funzionato bene anche la macchina organizzativa con la protezione civile, i vigili e tutte le altre altre forze coinvolte”. Certo questo non è sufficiente bisogna continuare l’opera di prevenzione.
“Abbiamo tre ordini di problemi da superare – spiega Frigerio – Quelli legato all’innalzamento della acque del Lago, quelli legati all’asta del fiume Lambro, quelli legati ai suoi affluenti. Se al Cavo Diotti ci stiamo già lavorando, per quanto concerne il resto sono in previsione due vasche di laminazione che daranno sfogo alle piene: una a Inverigo e l’altra a Bevera (per l’affluente)”. Nel 2015 è già in programma la progettazione della prima vasca di laminazione. Regione Lombardia ha già stanziato i finanziamenti. Diverso il discorso per la seconda vasca per la quale si deve ancora fare richiesta dei fondi necessari.
“Con questi due interventi risolveremo l’80% delle necessità che ci troviamo costretti ad affrontare quando piove abbondantemente. Resta un 20% difficilmente gestibile perchè dipende dal reticolo idrico minore.”
Anche da parte dell’Ente Parco non sono mancate le critiche alla politica di sviluppo urbanistico che si è portata avanti in Brianza, rafforzate per altro da un volantino che circolava in sala di tre associazioni di Inverigo e Merone dal titolo “Patto per il Territorio”. “Si è costruito troppo e i terreni sono diventati impermeabili, la rete fognaria è insufficiente” – ha commentato Frigerio.
In sala quasi un centinaio di persone, anche alcuni volontari della protezione civile. Non sono mancati gli interventi dal pubblico per segnalare criticità che si sono verificate durante le piogge. Non solo, i firmatari del documento “Patto per il territorio” hanno criticato il fatto che Regione Lombardia e il Parco Valle Lambro portino avanti progetti “calati dall’alto e blindati da qualsiasi alternativa, senza che ci sia condivisione”. Sempre questi ultimi hanno messo in dubbio l’utilità di cenrti interventi chiedendo prima di tutto cambi la “cultura di governo del territorio e dei fiumi, cercando di convivere più che di contrastare le dinamiche fluviali”. Le associazioni “Circolo ambiente Ilaria Alpi”, “L’Orrido” (di Merone) e Le Contrade di Inverigo chiedono di stringere un patto con le istituzioni, un “Patto per il Territorio” per uscire dalla cultura dell’emergenza e ritrovare quell’equilibrio tra esigenze oggi contrapposte.