Legge luoghi di culto, Monza tra i primi comuni che la violeranno

29 gennaio 2015 | 09:36
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Legge luoghi di culto, Monza tra i primi comuni che la violeranno

In Regione Lombardia passa la legge sui luoghi di culto. Telecamere obbligatorie e regole più severe, ma Monza non ci sta e per voce del suo assessore sferra una dura critica.

Nuove regole per i luoghi di culto. A dare l’ok è stato il Pirellone. Con i voti favorevoli dei gruppi di maggioranza (contrari PD, Patto Civico e Movimento 5Stelle) è stato approvato il provvedimento che modifica la legge regionale urbanistica n°12 in relazione alla pianificazione dei luoghi di culto religiosi.

A non condividerla, tra gli altri, è l’assessore all’Urbanistica del comune di Monza, Claudio Colombo: “Si tratta di una legge assurda che riguarda non solo le moschee ma qualsiasi luogo di culto. E’ incostituzionale e con questa legge vengono colpite le libertà religiose a 360 gradi. Certo vorrò visionare il testo finale approvato in Regione ma da quello che ho appreso ad oggi si evince che vengono fortemente limitate tutte le confessioni religiose senza distinzione. Ad esempio, la questione telecamere: si tratta di una normativa abnorme. Noi saremo uno dei primi comuni a violare questa legge se giungerà l’approvazione in seguito ad una richiesta che ci è stata avanzata dalla Chiesa Evangelista di poter utilizzare un capannone presente sul territorio per esercitare il culto. Il solo aspetto che condivido è quello che riguarda la congruità architettonica e dimensionale con le caratteristiche del paesaggio così come già previsto nei Piani Territoriali Regionali.”

Oltre all’assessore si è poi espresso anche il primo cittadino di Monza e preseidente Anci Lombardia Roberto Scanagatti.  “La maggioranza in Consiglio regionale ha approvato una legge sui principi per la pianificazione delle attrezzature per i servizi religiosi, cosiddetta “legge anti moschee”, sul cui articolato i sindaci sono stati molto critici, come abbiamo avuto modo di sottolineare nelle occasioni in cui siamo stati ascoltati”.

Il Presidente di Anci Lombardia in una nota stampa prosegue osservando che “le nostre proposte migliorative non sono state accolte e di fatto, la prima legge regionale in Italia che norma la realizzazione di edifici di culto, oltre a contenere ancora dei profili che sollevano dei dubbi di incostituzionalità, sicuramente complica ulteriormente l’attività degli enti locali, già alle prese con le note difficoltà di bilancio e con gli effetti che saranno prodotti dalla recente approvazione della legge sul consumo di suolo. La norma lede, anche in questo caso, l’autonomia dei Comuni nella predisposizione degli strumenti urbanistici, aumenterà i costi e aggraverà i procedimenti burocratici”. “Inoltre, – conclude Scanagatti – verificheremo se nel testo che sarà pubblicato in Gazzetta, sia per le richieste in itinere sia per la pianificazione ordinaria, vi saranno ulteriori complicazioni che necessiteranno di opportuni chiarimenti”.
LA LEGGE – Nello specifico la legge mette nero su bianco che ora in Lombardia per aprire un luogo di culto sarà necessario un impianto di telecamere direttamente collegate con la Questura, la presenza di strade di collegamento e opere di urbanizzazione primaria adeguate, la presenza di aree destinate a parcheggio in misura almeno doppia rispetto alla superficie del pavimento dell’edificio di culto, distanze adeguate tra i diversi luoghi di culto e l’obbligo preventivo per i Comuni di procedere alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS).
Rispetto al testo approvato in Commissione Territorio, in seguito a tre distinti emendamenti presentati dal relatore Anelli e dall’Assessore Viviana Beccalossi, è stata reintrodotta “la facoltà per i Comuni di indire referendum nel rispetto delle previsioni statutarie e dell’ordinamento statale”; le nuove realizzazioni di culto dovranno avere congruità non solo architettonica ma anche dimensionale con le caratteristiche del paesaggio lombardo così come individuate nei Piani Territoriali Regionali; per consentire ai Comuni la corretta applicazione delle disposizioni di questa legge, viene istituita e nominata con provvedimento di Giunta regionale una Consulta regionale per il rilascio di parere preventivo e obbligatorio. Infine viene precisato che le nuove disposizioni approvate oggi per la realizzazione di edifici di culto si applicano non solo agli Enti delle altre confessioni religiose che hanno stipulato un’intesa con lo Stato, ma anche a quelle confessioni religiose che abbiano presenza diffusa, organizzata e consistente a livello territoriale e un significativo insediamento nell’ambito del Comune interessato e i cui statuti esprimono chiaramente “il carattere religioso delle loro finalità istituzionali nel rispetto dei principi e dei valori della Costituzione” questo è quanto comunicato attraverso una nota stampa della Regione. La legge che introduce nuove regole per la pianificazione dei luoghi di culto è composta di soli 4 articoli: nel testo vengono inseriti specifici requisiti e standard di qualità urbana per le aree da destinare a tali realizzazioni e viene introdotta anche la previsione di una adeguata distanza da altri luoghi di culto già esistenti, la cui entità e misura dovrà essere definita da apposito Regolamento successivo di competenza della Giunta regionale.

Soddisfazione, invece, è espressa dalla Lega Nordo. “No all’islamizzazione della Lombardia. Oggi in Consiglio Regionale è stato compiuto un importante passo avanti per dire no alla proliferazione selvaggia, al di fuori di ogni regola, delle moschee – ha dichiarato il relatore del provvedimento e consigliere regionale del Carroccio Roberto Anelli“Qui non si tratta di ostacolare o meno la libertà religiosa, ma di porre delle regole certe, per la salvaguardia dei cittadini. Di fronte ai recenti fatti di cronaca e all’arroganza di chi pretende di dettare legge a casa nostra, utilizzando i luoghi di culto per fare in realtà propaganda politica contro le leggi dello Stato, questa importante legge pone importanti capisaldi. I Comuni avranno la facoltà di far esprimere i loro cittadini, attraverso l’indizione di un referendum.  Inoltre vengono introdotte alcune semplici norme urbanistiche: la valutazione ambientale per scongiurare l’inquinamento acustico nelle aree urbane, la presenza di un parcheggio corrispondente al 200% della superficie lorda interessata, e l’installazione di un impianto di videosorveglianza esterno collegato con le Forze dell’Ordine”.