Fusione Aimb e Assolombarda: l’operazione che non piace a tutti

“Cambiare non solo si può, ma si deve”. Dell’Orto, il preside che sta guidando il traghettamento di Confindustria Monza e Brianza in Assolombarda. Una mossa che non piace, però, a tutti.
“Cambiare non solo si può ma si deve”. Questa la forte convinzione di Andrea Dell’Orto che sta guidando il traghettamento di Confindustria Monza e Brianza in Assolombarda. Una mossa che non piace, però, a tutti gli associati.
Lui, il presidente di Confindustria, sa bene che l’operazione non può essere priva di critiche e difficoltà, ma è anche convinto della bontà dell’operazione. In base alla cosiddetta riforma Pesenti le territoriali devono passare da 100 attuali a 30 nel 2020. Monza e Brianza ha tutte le caratteristiche per restare automa, se lo volesse, ma la scelta delle grandi industrie associate è quella di andare verso la fusione con l’antica, per così dire, antagonista Assolombarda.
L’operazione non piace ad alcune piccole e medie imprese che temono di venire assorbite nei grandi numeri milanesi: oggi Aimb, conta 1000 associati con un fatturato di 12 miliardi di euro; in Assolombarda gli associati sono quasi 5000 con una dimensione media per azienda maggiore rispetto a Monza.
La logica che spinge il presidente dell’Orto verso Milano è quella che in un contesto economico che si muove sempre più per logiche globali, più si è grandi più si ha la possibilità di fare business ed esercitare meglio la funzione di rappresentanza. Non solo, con la fusione in Assolombarda tutti gli associati godranno di servizi più evoluti.
Si butta alle spalle una vecchia rivalità, andando apparentemente in controtendenza rispetto a certe scelte di impegno sul territorio, ricordiamo che Aimb è entrata a far parte del Consorzio della Villa Reale, nella gestione dell’Autodromo e dello storico settimanale Il Cittadino, e si cancellano oltre cento anni di “nome”.
In realtà Dell’Orto è convinto che proprio con la sinergia con Milano anche Monza potrà ottenere di più facendo pesare le proprie istanze con alle spalle 6000 iscritti e non solo mille. Un peso specifico che potrebbe far sbloccare questioni grosse in Brianza come la mancanza di infrastrutture e il rischio di perdere il Gran Premio d’Italia.
“Sono convinto sempre di più che il mio mandato di Presidente di Confindustria MB sia un mandato responsabile e che cerca senza preconcetti e luoghi comuni di portare le imprese brianzole che rappresento verso un futuro che va oltre il localismo e coglie le opportunità di un mercato globale . – ha affermato Andrea Dell’Orto – Confindustria MB deve essere protagonista della definizione della politica industriale che deve e dovrà partire dai territori e quindi non può né vivere di ricordi né vivere di rendita . Nel nostro territorio e nel nostro Paese è molto difficile cambiare e mettersi in discussione e quindi mettersi al passo con quello che altri territori e Paesi stanno facendo e lo stanno facendo molto bene.”
Il passaggio verso questa questa decisione confindustria Monza e Brianza lo sta facendo attraverso venti incontri, per altro non ancora terminati. “Si tratta di condividere con gli associati questo passaggio storico e rivoluzionario al tempo stesso a cui già la maggior parte degli associati sta credendo – spiega il presidente di Aimb che aggiunge – Da parte nostra il compito di spiegare l’opportunità, perchè di questo si tratta”
Storcono in ogni caso il naso le medie piccole aziende e chi per conservatorismo vorrebbe vedere ancora il marchio Confindustria Monza e Brianza. Difficile oggi dire come questa scommessa andrà, di sicuro il presidente dell’Orto sta interpretando nella maniera più letterale i tempi e le tendenze attuali del Paese. Non è forse toccata la stessa sorte alle province?