Le ragioni del “NO” alla scomparsa di Confindustria Monza e Brianza

Fusione per incorporazione della Confindustria locale con Assolombarda? Riceviamo la lettera firmata alcuni tra i più rappresentativi imprenditori di Monza e Brianza che dicono “no” a questa mossa.
La Confindustria Monza e Brianza si spacca sulla questione della fusione con l’Assolombarda. Riceviamo e pubblichiamo la lettera firmata da una trentina di imprenditori tra i più rappresentativi di Confindustria Monza e Brianza, tra i firmatari ci sono quattro dei cinque vice presidenti e il presidente del gruppo giovani. Le “ragioni del no” in merito all’operazione (di cui avevamo già scritto) di fusione per incorporazione della Confindustria locale con Assolombarda. Una mossa sostenuta dall’attuale presidente, Andrea Dell’Orto, ma che oggi sta provocando una vera e propria frattura in seno all’associazione di industriali più antica d’Italia.
Ecco la lettera che hanno scritto.
La “Riforma Pesenti” di Confindustria, come noto a molti, ha avviato un processo di razionalizzazione delle Territoriali, che porterà nei prossimi anni ad un elevato numero di aggregazioni. In questa ottica, Confindustria Monza e Brianza ha dato mandato al suo Presidente di valutare e proporre possibili aggregazioni e, tra queste, è sembrata ad alcuni più “naturale” quella con Assolombarda, la più grande e strutturata Territoriale d’Italia.
In vista di questa possibile operazione, è stato attuato un capillare processo di comunicazione interno per la condivisione degli obiettivi e la raccolta di obiezioni, suggerimenti e perplessità; a tutti gli associati è stato richiesto di sospendere ogni giudizio, in attesa di conoscere i contenuti definitivi.
Si noti bene: contrariamente a quanto riportato da alcuni giornali ed opinionisti, ad oggi nessun organo di Confindustria Monza e Brianza ha mai deliberato un “SÌ” ad alcuna operazione, con Assolombarda o altri. La Giunta Esecutiva e l’Assemblea hanno approvato un percorso esplorativo, senza che ciò comportasse alcun scelta definitiva; solo di recente, con la votazione del “Protocollo Esecutivo”, si è appreso che quella che era stata presentata come una “aggregazione”, in realtà prenderà la forma di FUSIONE PER INCORPORAZIONE, se approvata.
Le ragioni che motivano moltissimi imprenditori ad opporsi a questa ipotesi sono chiare:
– La riforma “Pesenti” individua le Territoriali che dovrebbero aggregarsi, sulla base di criteri dimensionali oggettivi; Confindustria Monza e Brianza non ha l’obbligo di aggregarsi, avendo numeri ben superiori al necessario. Se anche in futuro venissero meno questi numeri, comunque, non è previsto alcun obbligo di aggregarsi.
– Una Territoriale più grande non è una necessariamente una Territoriale più efficace, moderna e rappresentativa; vale tuttavia il contrario: una Territoriale con queste qualità di solito cresce di dimensioni, infatti:
– Confindustria Monza e Brianza ha visto quasi raddoppiare gli associati (un record in Italia), a differenza delle altre, in continua emorragia di numeri; questo, nonostante i cambiamenti epocali e spesso traumatici cui abbiamo assistito nell’ultimo decennio; queste centinaia di imprenditori hanno fatto una scelta ponderata, dato che costa anche denaro: siamo certi che si siano sbagliati? Non è la dimensione della Territoriale che conta, per questi imprenditori, ma la sua qualità.
– Un’azienda che si fosse sentita meglio rappresentata da Assolombarda avrebbe potuto sceglierla, come può cambiare oggi, senza cancellare un’eccellenza storica e senza obbligare altri imprenditori a seguirla. Se questi ultimi si accorgeranno, nel tempo, di aver sbagliato, potranno cambiare; se si concretizza, invece, la fusione per incorporazione non si potrà tornare indietro.
– Nel corso dell’ultimo anno è stato presentato agli associati di Monza e Brianza un progetto di “aggregazione” che non ha nulla a che vedere con quanto saranno chiamati ad approvare: non si tratta di “aggregazione”, infatti, bensì di FUSIONE PER INCORPORAZIONE. La prima Associazione di Imprenditori in Italia, 113 anni di storia dell’eccellenza manifatturiera, verrà cancellata irrimediabilmente (il patrimonio immobiliare fuso, ad esempio), per essere sostituita con una rappresentanza territoriale, di fatto una branch o Sezione, cancellabile a maggioranza semplice da Assolombarda, che ne determinerà di anno in anno il budget. Gli Associati che voteranno a favore della FUSIONE, persuasi che “manterremo tutto ciò che abbiamo oggi, ma aggiungendo vantaggi” (come garantito nelle slides di presentazione della “aggregazione”) sono mal informati: Assolombarda deciderà sulla totalità delle vicende riguardanti Monza e la Brianza, salvo in alcuni limitati casi “sentire il parere del Direttivo del Territorio”. Con quali conseguenze per quest’ultimo, per le sue aziende, per l’occupazione?
– Il processo aggregativo ha mostrato lati insoliti per la trasparenza tipica di Confindustria: basti pensare che la Giunta Esecutiva monzese del 10 Marzo, che ha votato a favore del progetto di “aggregazione”, non ha avuto accesso alla bozza di Statuto in esso richiamato quale parte integrante, nonostante fosse già stato approvato da Assolombarda; documento che è stato consegnato solo dopo la votazione e che si è rivelato profondamente diverso da quanto descritto in precedenza agli Associati, membri di Giunta compresi.
– Una Territoriale più grande garantirebbe migliori servizi: non è necessariamente così, tant’è che centinaia di aziende hanno scelto e continuano a scegliere AIMB, piuttosto che Assolombarda; ancora una volta si tratta di una scelta di qualità, non di dimensioni. La riforma Pesenti prevede, inoltre, forme di “federazioni dei servizi”, senza necessità di fusioni.
– Non esiste alcuna motivazione oggettiva a procedere a “tappe forzate” con l’ approvazione della fusione entro Maggio 2015, quando la stessa Pesenti prevede, giustamente, tempi ben più ragionevoli (2017); una urgenza che ha suscitato forti perplessità ed inviti alla prudenza da parte di molti, compresi alcuni Vice Presidenti e figure autorevoli in Viale Petrarca. Maggiore tempo consentirebbe agli Imprenditori ed al Territorio stesso di conoscere contenuti, costi e benefici reali della eventuale fusione, nonché di valutare tutte le conseguenze di questa scelta irrevocabile, che andrebbe a sostituire una Associazione autorevole, attiva e protagonista della vita economica e sociale, con un Consiglio Territoriale, privo di autonomia patrimoniale, che proporrà “pareri”.
Per concludere, se alcuni imprenditori e manager si sentono meglio rappresentati in Assolombarda, oggi ed in ottica prospettica, si iscrivano ad Assolombarda, senza obbligare altre aziende a farlo! Lo facciano, soprattutto, senza cancellare per sempre la Territoriale più antica e (stando ai trend associativi) efficace nell’affrontare i cambiamenti.
Che si tratti di aziende di respiro locale, così come di eccellenze internazionali, la maggioranza numerica degli imprenditori chiede a Confindustria Monza e Brianza di dare anzitutto una forte rappresentanza locale, prima che a Roma o altrove: “L’Associazione aderisce a Confindustria assumendo il ruolo di componente territoriale del Sistema”, recita l’articolo 1 dello Statuto. Non è campanilismo: è concretezza.
Il nostro Paese ha bisogno di industria, cioè occupazione, benessere e speranza per le nuove generazioni; Confindustria Monza e Brianza, ovvero l’eccellenza manifatturiera Italiana, continua a rappresentarne efficacemente le istanze: impariamo a conoscere e rispettare noi stessi, prima di tentare di cambiarci.
Monza, 07 Aprile 2015. Firmato:
Aggiornato il 8.04.15 ore 9,00