Ac Monza, si decide sul fallimento. È rischio retrocessione a tavolino

Un’altra mattinata interlocutoria: le sorti dell’Associazione Calcio Monza Brianza 1912 sono ancora nelle mani del Collegio giudicante del Tribunale cittadino, che deve decidere se accogliere la richiesta di ulteriore rinvio della decisione sulle istanze di fallimento presentate nei confronti del club biancorosso.
Un’altra mattinata interlocutoria: le sorti dell’Associazione Calcio Monza Brianza 1912 sono ancora nelle mani del Collegio giudicante del Tribunale cittadino, che deve decidere se accogliere la richiesta di ulteriore rinvio della decisione sulle istanze di fallimento presentate nei confronti del club biancorosso.
Oggi alle ore 9.25 era in calendario la terza udienza, dopo che nella seconda dello scorso 10 marzo il Collegio giudicante, composto da Alida Paluchowski, Mirko Buratti e Giovanni Battista Nardecchia, quest’ultimo giudice delegato, aveva preso la decisione del rinvio rilevando che: “tutti i creditori hanno desistito alla domanda di fallimento ad eccezione del Pubblico ministero; che appare necessario vedere il procedimento e verificare la posizione di Gianluca Andrissi (ex responsabile dell’area tecnica, ndr), il quale vanta un credito di circa 90mila euro in forza di un lodo arbitrale garantito da fideiussione; che il Monza ha avviato delle procedure necessarie per procedere all’aumento di capitale per ripianare le perdite di esercizio; che non risultano profili che rendano urgente la decisione sulle istanze di fallimento”.
Le motivazioni avevano fatto storcere il naso non solo al sostituto procuratore Walter Mapelli, ma anche a molti “addetti ai lavori” e persone interessate dalla vicenda. Innanzitutto, le due società creditrici si erano dichiarate soddisfatte, benché la cosa fosse avvenuta oltre il termine concesso dal Tribunale, ma in realtà si è scoperto che una delle due non ha ancora ricevuto la metà del credito, quella per cui si era concessa una dilazione al socio unico e amministratore unico Pietro Montaquila e all’aspirante presidente Paolo Di Stanislao. Soprattutto, però, non risultava a nessuno che la società avesse avviato delle procedure per l’aumento di capitale per ripianare le perdite di esercizio in quanto aveva solo promesso di farlo. Da più parti, infine, era stato criticato anche l’ultimo rilievo, perché non ci sarebbero i tempi necessari per l’esercizio provvisorio, richiesto dalla Procura, e per svolgere un’asta per la cessione degli asset e dei titoli sportivi entro i termini di iscrizione ai campionati.
In questi tre mesi cos’è successo? Che la situazione è peggiorata… La ricapitalizzazione non è stata effettuata perché le obbligazioni di JP Morgan del valore di 2 milioni di dollari (circa 1 milione e 750mila euro a fronte di circa 3-4 milioni di euro di debiti della società) fornite da Stefano Bruni, presidente di Confidi Union Impresa e commercialista della nuova governance, per conto di Daniele Bizzozero, il giussanese ex proprietario del Seregno e attuale “patron” del Lecco, necessitano di una perizia da parte di un incaricato da un giudice del Tribunale di Monza. E il perito, Gennaro Rosario, è stato nominato solo pochi giorni fa… Ricordiamo che Bruni e Nardecchia si conoscono perlomeno dal 2005, cioè da quando il secondo si era occupato proprio in qualità di giudice delegato del fallimento del Calcio Como presso il tribunale lariano. Il commercialista, invece, all’epoca era nientedimeno che il sindaco di Como.
I dipendenti continuano a non ricevere gli stipendi (i giocatori e lo staff tecnico sono in credito di quelli da settembre in poi, gli altri di quelli da gennaio in avanti) e i fornitori continuano a non essere pagati.Qualcuno dei tanti creditori ha presentato a sua volta istanza di fallimento: oltre a quelle già discusse dal Tribunale, dove pende ancora l’istanza presentata dalla Procura della Repubblica cittadina, nei giorni scorsi se ne sono aggiunte ben due distinte di un’agenzia di pubblicità e una di tre collaboratori ed ex collaboratori del settore tecnico. Inoltre si sono costituiti in giudizio, tramite legale, il Comune di Monza e il proprietario di tre alloggi che ospitano i giocatori per far presente ai giudici che anche loro vantano un credito, così come aveva fatto Andrissi, rispettivamente di 368mila euro e 36mila euro.
L’udienza di oggi si è tenuta in due tranche. Nella prima, iniziata alla 9.38, Nardecchia ha preso atto dell’assenza di rappresentanti dell’Ac Monza e ha convenuto con i legali dei creditori, con Mapelli e con Rosario, che era assistito da Lucia Arizzi, nota alle cronache politiche per essere stata assessore comunale e consigliere regionale, di attendere ancora l’eventuale arrivo di Montaquila. L’amministratore unico bolognese di origini casertane si è materializzato alle 10.10 poco dopo l’arrivo di due commercialisti del club. A nostra richiesta di chiarimenti sul fatto che la sua presenza era in violazione della sanzione inflittagli dalla Federcalcio della inibizione di 2 mesi e 20 giorni, che vieta “di rappresentare la società di appartenenza in attività rilevanti per l’ordinamento sportivo nazionale e internazionale”, Montaquila ha biascicato: “L’inibizione? Poco conta…”. Oggi chiederete il rinvio della decisione riguardo al fallimento? “Noi non chiederemo niente. È un dato di fatto che il perito per la stima del valore delle obbligazioni con cui sarà ricapitalizzato il Monza sia stato incaricato solo pochi giorni fa…”.
Neanche il tempo di fargli altre domande, alla presenza di una decina di tifosi biancorossi, che il dirigente 64enne è stato chiamato dentro l’aula dell’udienza assieme ai due commercialisti. Mapelli lo ha incalzato chiedendogli dove crede di trovare i soldi per pagare tutti i debiti e per finanziare il prosieguo dell’attività della società. Montaquila ha parlato di trattativa aperta con due soggetti “che vogliono aiutarci”, chiedendo ai presenti 10 giorni per chiudere i discorsi avviati. I creditori hanno respinto la richiesta confermando le rispettive istanze di fallimento. Nardecchia ha chiuso l’udienza annunciando che oggi o al più tardi dopodomani il Collegio giudicante prenderà una decisione sulla richiesta dell’amministratore unico.
Certo è che di tempo se ne è già perso troppo e la situazione sportiva potrebbe essere a un punto non più recuperabile. Secondo molti esperti di diritto fallimentare non ci sarebbero infatti i tempi necessari per l’esercizio provvisorio, richiesto dalla Procura, e per svolgere un’asta per la cessione degli asset e dei titoli sportivi entro i termini di iscrizione ai campionati. Se fallimento sarà, l’unica speranza che avrà il Monza di mantenere il titolo sportivo deriverà dalla decisione che prenderà il giudice delegato nei giorni immediatamente successivi. Solo con una celere autorizzazione all’esercizio provvisorio da concedere a una delle cordate interessate all’acquisto degli asset si potrà forse fare in tempo a salvare la categoria: Divisione Unica o Serie D dipenderà dall’esito dei play-out, che però, dopo il 2-0 per i biancorossi nella gara di andata a Pordenone, dovrebbero arridere alla squadra allenata da Fulvio Pea. Il rischio maggiore sembra provenire da Enel e Acsm-Agam, che proprio oggi si sono fatte vive al centro sportivo Monzello per annunciare l’imminente interruzione dell’erogazione di elettricità e gas allo stadio Brianteo a causa del mancato pagamento di numerose bollette. Intelligenza vorrebbe che si evitasse una sconfitta a tavolino, e quindi la retrocessione, della squadra biancorossa, dato che potrebbe provocare problemi di ordine pubblico.