L’Ac Monza Brianza 1912 è fallita. Il sindaco Scanagatti: “Finalmente”

L’Associazione Calcio Monza Brianza 1912 è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Monza dopo soli 11 anni di vita. Nel 2004 aveva infatti ereditato gli asset e i titoli sportivi dal fallito Calcio Monza.
L’Associazione Calcio Monza Brianza 1912 è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Monza dopo soli 11 anni di vita. Nel 2004 aveva infatti ereditato gli asset e i titoli sportivi dal fallito Calcio Monza.
La decisione era attesa da tempo, perlomeno dallo scorso dicembre, quando le vicende finanziarie dell’allora presidente britannico, e proprietario attraverso la società Lucky Seven, Anthony Armstrong-Emery avevano fatto mancare i fondi necessari al proseguimento dell’attività aziendale. Tutti gli addetti ai lavori sanno che nessun club di Divisione Unica, l’ex Serie C, è in grado oggigiorno di mantenersi con le proprie entrate. La breve parentesi (fino a gennaio) da socio unico e amministratore unico dell’irlandese Dennis Bingham e quella più lunga con le stesse cariche del casertano Pietro Montaquila sono solo servite a prolungare l’agonia non avendo entrambi i capitali e gli interessi sportivi per risanare il sodalizio di via Ragazzi del ’99.
Ieri, anche se la comunicazione è avvenuta oggi, il Collegio giudicante del Tribunale cittadino, composto da Alida Paluchowski, Mirko Buratti e Giovanni Battista Nardecchia, quest’ultimo giudice delegato, ha “staccato la spina”, secondo molti con colpevole ritardo, avendo avuto la possibilità di farlo già il 24 febbraio e il 10 marzo, quando Montaquila si era presentato in udienza (le due precedenti a quella di ieri) senza praticamente nulla in mano a proprio favore. Ieri era rimasta in piedi solo l’istanza fallimentare della Procura della Repubblica di Monza, alla quale si erano però aggiunte in extremis due istanze distinte di un’agenzia di pubblicità e una di tre collaboratori della società. Inoltre si sono costituiti in giudizio alcuni dei tanti altri creditori.
Nardecchia ha preso atto che la ricapitalizzazione promessa non è stata effettuata perché le obbligazioni di JP Morgan del valore nominale di 2 milioni di dollari (circa 1 milione e 750mila euro a fronte di 5 milioni di euro di debiti della società) fornite da Stefano Bruni, presidente di Confidi Union Impresa e commercialista della nuova governance, per conto di Daniele Bizzozero, il giussanese ex proprietario del Seregno e attuale “patron” del Lecco, necessitavano ancora di una perizia da parte del Consulente Tecnico d’Ufficio, Gennaro Rosario, nominato solo pochi giorni e pertanto ben lontano da una stima del valore reale delle obbligazioni. Il giudice delegato ha inoltre preso atto che i dipendenti continuano a non ricevere gli stipendi (i giocatori e lo staff tecnico sono in credito di quelli da settembre in poi, gli altri di quelli da gennaio in avanti) e i fornitori continuano a non essere pagati.
Montaquila, presentatosi in udienza in violazione della sanzione inflittagli dalla Federcalcio della inibizione di 2 mesi e 20 giorni, che vieta “di rappresentare la società di appartenenza in attività rilevanti per l’ordinamento sportivo nazionale e internazionale”, ha chiesto il rinvio di 10 giorni della decisione riguardo al fallimento per permettere al CTU di completare il proprio lavoro e per concludere la trattativa aperta con due soggetti per la cessione parziale o totale delle azioni del club. I due soggetti in questione rispondono al nome di Alessandro Nuccilli e, probabilmente, Bizzozero. Fa sorridere amaramente che Nuccili sia il 47enne romano, titolare della Tecnoedil 2000 e della Multiservice, che tre mesi fa stava trattando l’acquisizione del Parma da Giampietro Manenti prima che la società ducale fallisse… I legali dei creditori, però, così come il sostituto procuratore Walter Mapelli, hanno respinto la richiesta confermando le rispettive istanze di fallimento. Nardecchia, riunitosi nel pomeriggio in camera di consiglio con gli altri due giudici del Collegio, ha alfine preso la decisione che sembrava scontata già due mesi e mezzo fa.
Il Tribunale fallimentare ha concesso, come richiesto dalla Procura, l’esercizio provvisorio e dunque il Monza potrà scendere in campo sabato prossimo alle ore 16 al Brianteo nella gara di ritorno dei play-out contro il Pordenone. Sabato scorso in Friuli i biancorossi hanno vinto 2-0, pertanto solo un clamoroso tracollo, cioè una sconfitta con tre reti di scarto, li condannerebbe alla retrocessione in Serie D. Ricordiamo che il Monza ha dovuto disputare i play-out a causa dei 6 punti di penalizzazione inflitti dalla Federcalcio per il mancato pagamento degli stipendi ai tesserati.
Già oggi pomeriggio si sono presentati nella sede del centro sportivo Monzello i due curatori fallimentari nominati dal Tribunale: Elisabetta Brugnoni e Giuseppe Nicosia. Arrivati intorno alle 15.50 hanno dapprima interloquito con i dipendenti amministrativi del sodalizio per poi scendere all’esterno degli spogliatoi ad aspettare lo staff tecnico e i giocatori al termine dell’allenamento per spiegare a grandi linee la situazione e incoraggiarli per l’importante partita di sabato prossimo. A tal proposito hanno provveduto a fare in modo che Enel e Acsm-Agam non interrompessero improvvisamente l’erogazione di elettricità e gas allo stadio a causa del mancato pagamento di numerose bollette. I due curatori hanno poi lasciato il Monzello intorno alle 17.45.
Certo che il loro più che un incarico è una “mission impossible”. Secondo molti esperti di diritto fallimentare non ci sarebbero più i tempi necessari per concludere l’esercizio provvisorio prima della scadenza dei termini per l’iscrizione ai campionati. L’unica speranza che ha il Monza di mantenere il titolo sportivo è che venga autorizzata all’esercizio provvisorio una delle cordate interessate all’acquisto degli asset. La cordata prescelta gestirebbe il delicatissimo mese di giugno e se a luglio dovesse perdere l’asta verrebbe rimborsata dalla cordata vincente di tutte le spese sostenute durante l’esercizio provvisorio.
Sembra che siano sei i soggetti interessati a rilevare il Monza. Di certo c’è la cordata messa in piedi dai cugini Nicola e Riccardo Colombo, che fanno capo alla Cogefin di Bellusco (Nicola è il figlio di Felice, presidente del Milan dal 1977 al 1980), e di cui fanno parte Davide Erba, titolare della Stonex Europe di Lissone e presidente della Fiammamonza (calcio femminile) dal 2011 al 2013, e Michele Giambelli della Giambelli, azienda di Cascina Morosina fondata dal padre Valentino, presidente del Monza dal 1980 al 1999; poi c’è l’imprenditore multitasking arcorese Pierluigi Brivio, al quale si potrebbero aggiungere soci di minoranza, e Paolo Leonardo Di Nunno, titolare della Elettronica Video Games di Cormano e presidente del Seregno. I rumors delle ultime ore danno però per favorita una cordata non brianzola, probabilmente lombarda. Non vorremmo che la presenza domenica scorsa al Monzello del presidente del Lecce, Savino Tesoro, pugliese di nascita ma bergamasco d’adozione, c’entrasse qualcosa… Tesoro, che è amico di Bruni e del “socio ombra” di Montaquila, Paolo Di Stanislao, lo scorso febbraio aveva comunicato con una conferenza stampa di lasciare il Lecce al termine del campionato…
Tornando al fallimento di ieri, abbiamo raccolto una serie di commenti a caldo. Innanzitutto proprio quello di Montaquila: “Sono deluso perché il Monza è stato dichiarato fallito a causa dell’istanza di fallimento presentata dai tre collaboratori della società. Questi signori non hanno voluto accettare un assegno circolare che gli avevo promesso. Mi hanno sempre messo i bastoni fra le ruote nonostante da quando sono arrivato siano stati messi nelle casse del club 200mila euro. Mi amareggia che i loro legali non mi abbiano concesso i 10 giorni di tempo richiesti. E così il Monza è fallito per un debito di circa 23.700 euro quando creditori che vantavano 150-200mila euro non hanno presentato istanza”. È incredibile che dia la colpa a chi ha reclamato un credito così piccolo quando sotto la sua gestione la società non solo non ha ridotto i suoi debiti, ma addirittura li ha amplificati…
Il sindaco Roberto Scanagatti ha diffuso un comunicato: “Finalmente dopo un lungo calvario ora si aprono nuovi scenari per individuare interlocutori seri, che ci auguriamo abbiano progetti sportivi degni di una città come Monza. Il Comune continuerà a fare la propria parte, non dimenticando di pretendere il dovuto, e si sederà attorno a un tavolo solo con chi dimostrerà di possedere un progetto concreto e sostenuto economicamente”. Raggiunto telefonicamente per un approfondimento ha dichiarato: “Credo che tutti quelli che hanno a cuore il destino della squadra della città si augurassero questo epilogo, vista la situazione venutasi a creare. Abbiamo visto personaggi improbabili che hanno tentato di fare a brandelli ciò che è rimasto della società. Questo fallimento aiuta a fare chiarezza”. Come sindaco forse avrebbe poco da gioire dato che a causa del fallimento il Comune perderà circa 400mila euro di crediti… “Non è detto”. È sicuro che qualcuno si presenterà all’asta fallimentare per scucire come minimo i 2 milioni e 200mila euro di debiti sportivi? “Credo che sia interesse di tutti fare in modo che non si disperda il titolo sportivo. Non è un mistero che ci sono sempre stati interessamenti da più soggetti, anche da imprenditori locali”. Considerando che comunque o in Divisione Unica o in Serie D o in Eccellenza la città di Monza avrà una nuova società, alla governance appena insediata andrete subito a chiedere di riqualificare lo stadio comunale in cambio della sua concessione? “Ora dobbiamo capire se in seguito al fallimento dobbiamo o meno revocare per questioni formali la concessione del Brianteo e del Monzello in scadenza il prossimo 30 giugno. Sono certo che coi nuovi proprietari saremo in grado di trovare una soluzione per i lavori da eseguire. Comunque a breve il Comune sistemerà a sue spese le situazioni più critiche”.
Chiudiamo con Alessandro Ripamonti, consigliere del Monza Club Libertà responsabile dei rapporti con la società: “Meglio tardi che mai – è il suo esordio – Bisogna essere contenti del fallimento anche se doveva essere decretato lo scorso dicembre. Purtroppo l’arrivo di Bingham, per motivi che adesso sono chiari a tutti, ha spostato questa soluzione ai problemi del Monza. Noi tifosi non abbiamo ancora capito come mai il Tribunale abbia dato tre mesi di tempo a Montaquila e Di Stanislao per salvare la società… Adesso non so cosa accadrà. Anche se la squadra si salverà sul campo è quasi un’utopia la possibilità che il Monza resti nei professionisti, anche a causa dell’ennesima inchiesta sul calcioscommesse”.