L’ex dg del Monza, Ulizio, non risponde al giudice. Ecco le sue frasi celebri

Mauro Ulizio, ex direttore generale, oggi davanti al giudice per le indagini preliminari di Rimini si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ecco quello che diceva quando era al Monza.
Mauro Ulizio, l’ex direttore generale del Monza fermato dalla Polizia nell’ambito della maxi-operazione Dirty Soccer coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, oggi davanti al giudice per le indagini preliminari di Rimini si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Lui e un’altra cinquantina di persone, perlopiù calciatori e dirigenti di società di Divisione Unica e Serie D, sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Le intercettazioni telefoniche lasciano spazio a pochi dubbi: Ulizio ha tentato a più riprese di combinare il risultato di partite di campionato e a giudicare dai commenti e dalle risate scambiate col figlio Andrea, anch’egli fermato, ci sarebbe riuscito.
A Monza ha lavorato per pochi mesi lo scorso anno, riuscendo a farsi molti più nemici che amici. La nostra testata rientra nella prima categoria e possiamo vantarlo. Quando a settembre abbiamo iniziato a pubblicare tutto quello che non andava nella società biancorossa siamo stati bersaglio di accuse pesanti e di annunci di querele da parte del 48enne dirigente sardo trapiantato a Bellaria. Due conferenze stampa nel mese di ottobre, presenti su Youtube, testimoniano l’ipocrisia del personaggio, le cui dichiarazioni se allora erano al limite della denuncia, adesso fanno ridere… amaramente s’intende.
Nella prima conferenza stampa, la più aspra, dopo aver definito “stronzate” le cose da noi scritte e pubblicate (rileggi qui l’articolo), salvo poi ammettere a precisa domanda che erano vere, Ulizio aveva a più riprese sottolineato che sarebbero state “trattate dai nostri legali in un’altra sede”. Beh, crediamo che i legali del Monza, se ancora esistono dato che non vengono pagati da molti mesi, abbiano in questo momento più lui nel mirino che non i giornali, dato il fango che sta coprendo il Monza in questi giorni “grazie” anche al signor Ulizio.
“Gli stipendi sono stati pagati. Tutto quello che era da pagare è stato pagato”. Un’altra frase storica, già ampiamente smentita dai fatti. Purtroppo per i giocatori, quegli stipendi di agosto non sono stati pagati. Così come quelli successivi…
“Voi sapete bene perché qualcuno furbescamente è arrivato ad avere delle notizie e a spiattellare gli affari del Monza con un articolo. Non voglio fare nomi… vero, Chiarino? Qualcuno ci vuole male. Vabbè… pazienza. Certe notizie che sono state date a un giornale e che sono state scritte mi sembrano troppo dettagliate: quindi sicuramente uno della società è entrato in contatto con la stampa e vuole il male della società. Purtroppo è giusto che anche loro scrivano perché non hanno nient’altro che fare del male al Monza in questo momento”. Per fortuna che ci sono i giornalisti che ogni tanto riescono a spiattellare gli “affari sporchi”, vero Ulizio? E poi chi è che farebbe il male del Monza? Noi o lei?
“Sono a capo di una società e devo comunque avere sicuramente ottimismo e poi affrontare i problemi nella maniera giusta e risolverli. È chiaro che ci vuole da parte di tutti buon senso. Una società di Lega Pro ha tante piccole difficoltà che dall’oggi al domani possono cambiare tutti gli scenari. Adesso noi stiamo andando avanti affrontando delle difficoltà che probabilmente ci arrivano anche dall’esterno e che dobbiamo piano piano cercare di capire come risolvere. Purtroppo, dipendesse solo da noi, sarebbe più facile. Ci sono tante situazioni che devono conciliare. Io ho il mio modo di gestire, il mio modo di dare le scosse, il mio modo di far capire come mi piacerebbe che si andasse avanti”. Parole profetiche, che per fortuna non sono state recepite da alcuni, in primis dall’allenatore Fulvio Pea, il quale evidentemente ritiene che il buon senso non stesse dalla parte di chi vende le partite. A tal proposito riportiamo uno stralcio delle carte dell’inchiesta: “L’imprenditore inglese Dennis Bingham aveva, nel dicembre del 2014, acquistato la società calcistica del Monza, facendosi carico dell’ingente esposizione debitoria di tale compagine calcistica che si aggirava intorno ai due milioni di euro. Tale situazione aveva reso il Monza, agli occhi del gruppo criminale di cui Ulizio era promotore, un’allettante preda da coinvolgere nelle frodi sportive dietro l’offerta di denaro che avrebbe ‘alleviato’ la critica situazione debitoria. L’adesione all’associazione criminale da parte del presidente del Monza appare chiara allorché si analizza l’evoluzione degli eventi che lo hanno interessato. Bingham, infatti, interessato per la prima volta da Ulizo Mauro a falsare la partita del suo Monza, in un primo momento richiedeva 100mila euro quale compenso per il finanziamento della combine per poi tirarsi indietro. Ulizio Mauro, nonostante il dietrofront di Bingham, a distanza di pochi giorni, proponeva nuovamente a quest’ultimo di alterare un’altra partita del Monza ed in questo caso il presidente del Monza ne sposava pienamente l’intento criminoso anche se poi, al netto rifiuto di falsare la partita posto dal ‘suo’ allenatore Pea Fulvio, non forniva quel supporto richiesto dal dirigente generale Pagniello, al fine di convincere Pea della convenienza della frode sportiva. Infine Bingham, che aveva visto in questa ultima circostanza il ‘suo’ Monza perdere, permanendo l’elevata esposizione economica della sua società, rappresentava al promotore Ulizio di essersi pentito di non aver seguito i suoi intenti criminosi e che da quel momento in poi poteva considerare il Monza ed il suo presidente a completa disposizione per future frodi sportive. Pagniello Maurizio Antonio, invece, estrinseca il suo ruolo nel gruppo criminale sposando in toto l’intento criminoso di Ulizio Mauro, facendosi portavoce delle sue intenzioni criminali nei confronti del presidente del Monza e dello stesso allenatore Pea Fulvio”. Insomma, si capisce qual è il modo di Ulizio di gestire una società e come gli sarebbe piaciuto che si fosse andati avanti nel Monza…
“Qui non si tratta di danneggiare Armstrong (il presidente del Monza fino allo scorso dicembre, ndr) o Ulizio – è un’altra frase storica del dirigente sardo – qui si tratta di danneggiare una società che in questo momento anche se ha dei problemi di bilancio dà da mangiare a delle famiglie. Probabilmente tanta gente non si rende conto che qui non è il calcio tirato a un pallone: dietro al Monza ci sono delle famiglie che senza quello che gli dà il Monza non danno da mangiare ai propri figli. E non c’è da scherzare. Soprattutto quando andate a scrivere certe cose dovete prima contare fino a tre. E forse non vi basta. Facendo come fanno gli amici tuoi Chiarino, li mandi per strada”. A parte che già in diretta gli era stato fatto notare che le famiglie delle decine di fornitori non pagati sono molte di più di quelle che stanno dietro al Monza, ma viene la pelle d’oca a osservare la situazione di oggi, con i dipendenti non tesserati pagati solo fino a fine 2014 e i giocatori costretti quasi a mendicare i pasti in giro per la città… Comunque, caro Ulizio, abbiamo capito che dove c’è lei non c’è “calcio tirato a un pallone” ma altro… Piuttosto, mentre i colleghi stanno ancora cercando di scoprire chi sono i nostri amici che vogliono il male del Monza perché rivelano le schifezze societarie, noi dalle intercettazioni abbiamo capito chi sono i suoi amici. Dopo infatti che Ulizio millanta la vendita di una partita a Uros Milosavljevic, avviene un sequestro di persona ai danni dell’albanese Nerjaku, che non si decideva a onorare un debito. Carluccio ne parla al telefono con Ulizio: “Ne ha prese, ma tante ne ha prese da Massimo, adesso lo stiamo portando in campagna… non ha un euro, ha detto che ieri ha perso di nuovo… che ha bisogno di altro tempo… poi gli ho fatto segno e l’ha sfiancato proprio… proprio male male si è fatto… adesso vediamo… una strizzatina la dobbiamo dare, altrimenti questo la porta sempre alla lunga”.
La seconda conferenza stampa è un campionario delle “ultime parole famose”… “I problemi più grossi ormai sono stati affrontati e sono venuti a galla”, “Se a Monza rischiamo l’esodo di giocatori a gennaio? No, non credo”, “Il nostro lavoro ci impone anche di guardare anche ad altre strategie. Devo avere delle strategie che mi permettano di arrivare a fine anno a tutelare tutti i dipendenti”.
Ci mancheranno le “perle di saggezza” di Ulizio che, ricordiamo, nel 2014 aveva anche tentato la carriera politica, candidandosi alle Regionali della Sardegna per il Centro Democratico. I voti raccolti in tutta l’isola furono 39. Sul profilo Facebook aperto per l’occasione campeggia ancora il suo slogan: “Scrivi Ulizio per una Sardegna che punta sulla valorizzazione dei giovani!”. Come è successo per suo figlio Andrea, 21 anni, calciatore della Pro Patria e dallo scorso gennaio del San Marino. Ecco una intercettazione di una telefonata “strappalacrime” (per gli amanti del calcio pulito) tra padre e figlio dopo la partita Cremonese-Pro Patria terminata 3-1. Tosi era l’allenatore della Pro Patria, anche lui fermato dalla Polizia come del resto i suoi giocatori Melillo e Gerolino.
Andrea Ulizio: Tosi è il numero uno comunque, eh…
Mauro Ulizio: Sì?…
A: Sì, sì…
M: Te l’ho detto…
A: Ha fatto rivedere oggi il video della partita… Minchia! Ha detto… tipo… magari, che ne so? Un errore così… eh… A noi ci difendeva sempre… Tipo, sul gol ha dato la colpa a Myles (Anderson, ndr)… (ride) Sul primo gol…
M: (ride)
A: Su quello che ha fatto la papera, Melillo, alla fine… Perché ha sbagliato lui…
M: Eh…
A: Ha dato la colpa a Myles… ha detto “Myles devi stare più basso”.
M: Che gli è passato in mezzo alle gambe… (ride) Perché gli è passata in mezzo alle gambe?
A: No, era Lamorte quello che gli è passato in mezzo alle gambe… Gli ha detto anche a Lamorte: “Qui devi uscirci prima”… Capito? “Non devi farlo arrivare lì per calciare”… Così… Poi ha detto a Myles che sulla respinta di Melillo era fuori posizione…
M: Ah? (ride)
A: Capito? Gerolino che stava staccato a marcare un altro, capito?, gli ha detto “tutto bene”… Poi a Myles gli ha dato la colpa che… non può mai avere colpa lì Myles…
M: (ride)
A: E poi diceva: “Come cazzo si fa a prendere gol con la difesa piazzata”… Allucinante… Capito?
M: (ride) Ascolta… e sul tuo fallo?
A: Il mio fallo non lo ha fatto neanche vedere…
M: Minchia!
A: Poi ha… L’ultima cosa di Gerolino, il retropassaggio che ha sbagliato… Ha detto che ci può stare, è stato un infortunio, ci può stare, capita, pensava di stare più vicino all’area, così… Non gli ha detto niente… Minchia! Poi, ad un certo punto, Gerolino nel primo tempo ha fatto un rigore clamoroso, oh, ma clamoroso! Lui ha detto: “No, ma questo si è tuffato… Guarda, non lo vedi, questo fa piscina, ve lo dico io!”. Faceva così, un grande… Ci ha difeso a noi!