La Monza che riparte è dello sport. Ma senza impianti non si va…

Poco pubblico per l’interessante “La Monza che riparte”, dedicata allo sport locale di successo.
Più che un dibattito è stato un B2B, un business-to-business tra i presidenti di alcune delle principali società sportive cittadine.
“La Monza che riparte”, evento organizzato dalla testata giornalistica Monza News, è stato molto deprimente relativamente alla presenza di pubblico (poche decine di persone, perlopiù giocatori delle giovanili della Juvenilia), ma interessante per chi opera quotidianamente nella viva realtà dello sport locale. Insomma, come si dice in questi casi, gli assenti hanno avuto torto. Non si può pontificare, e nemmeno tifare, se non si conosce cosa c’è dietro ogni singola società, a cominciare dai problemi che si devono affrontare nel far quadrare i conti e nello far svolgere attività ai propri atleti in impianti fatiscenti. Ecco, la scarsità di sponsor e la mancanza e l’inadeguatezza di strutture per lo sport in città sono stati gli argomenti che hanno visto convergere i presidenti riuniti al palazzetto dello sport nella serata di venerdì scorso. Sul banco degli imputati, quindi, i grandi imprenditori del territorio, assenti, e il Comune, presente col consigliere delegato alla partita Silvano Appiani. Gli altri ospiti sul palco erano i presidenti del consorzio Vero Volley (pallavolo), del Monza 1912 (calcio maschile), della Juvenilia 1965 (calcio maschile), della Fiammamonza 1970 (calcio femminile) e del Monza (hockey su pista), rispettivamente Alessandra Marzari, Nicola Colombo, Roberto Mazzo, Carlo Milva e Andrea Brambilla; inoltre ha partecipato Ruggero Radice, ex giocatore del Monza e ora responsabile tecnico del settore giovanile del Siena, oltre che allenatore della formazione Giovanissimi. A condurre il dibattito tra presidenti il direttore responsabile di Monza News, Stefano Peduzzi.
Ad aprire la serata è stata la padrona di casa Marzari: “Sono entrata nella Pro Victoria (società capofila del Vero Volley, ndr) nel 2002 come segretaria, poi dopo qualche anno sono diventata presidente, successivamente ho avuto l’idea del consorzio, quindi ho deciso di prendere in gestione il palazzetto dello sport, che grazie a noi è diventato bellissimo. Il consorzio fa giocare mille ragazzi e ragazze e ha come squadre di punta il Gi Group Team Monza maschile, in Superlega, e il Saugella Team Monza femminile, in Serie A2. Il nostro motto è ‘cultura sportiva’ perché noi facciamo anche cultura e sperimentazione. Purtroppo Monza è una città addormentata, anche perché negli ultimi anni non ha avuto grandi squadre per cui emozionarsi. E questa cosa si riflette sugli sponsor, perché è più facile trovarne stranieri che brianzoli”.
Mazzo ha raccontato della nascita dell’Accademia Calcio Monza, esempio di collaborazione tra società dello stesso territorio: “Con Colombo del Monza 1912 ci siamo subito trovati in sintonia perché lui aveva bisogno per ricostruire il club cittadino di appoggiarsi su un vivaio consolidato e noi della Juvenilia 1965 (la prima squadra è in Seconda Categoria, ndr) avevamo bisogno di una grande società partner. Le nostre due società più la Fiammamonza per il calcio femminile fanno una forza di circa 600 tesserati. Sarà un progetto di lunga durata”.
Colombo è stato schiettamente brianzolo e ha ricordato nel suo intervento il modo di fare semplice e genuino del bergamasco Giambattista Begnini: “Il problema più importante che abbiamo è quello dello stadio Brianteo. Ormai è obsoleto e totalmente inadeguato: in Municipio ho detto che se fossi il proprietario o lo metterei in vendita seriamente o lo sistemerei una volta per tutte. Però il Comune dice che non ha i soldi per farlo. Ma come può pensare che una società di Serie D, dunque dilettantistica, abbia due milioni di euro per farlo al posto suo?!? Noi abbiamo l’ambizione di salire fino alla Serie B, ma ora come ora la nostra struttura è ridotta e composta da molte persone volontarie. Ciò nonostante abbiamo ricostruito in poche settimane il settore giovanile, che aveva formato diversi giocatori di grande valore, come Matteo Pessina: senza il fallimento avrebbe avuto un mercato ben diverso rispetto all’obolo versato da Adriano Galliani (vicepresidente vicario e amministratore delegato del Milan, ndr) per portarselo via. I campi da calcio del centro sportivo Monzello sono stati rimessi a nuovo e sono stati eseguiti diversi altri lavori per migliorare l’impianto, ancora uno dei migliori d’Italia. Di più non possiamo fare finché disputiamo campionati che non consentono in alcun modo di avere un utile da destinare a investimenti importanti”.
Da stadio a stadio, Milva ha parlato del “Sada”: “Il terreno è diventato sintetico, le poltroncine della tribuna sono state sistemate e ridipinte da volontari, ma gli spogliatoi sono ancora come una volta perché nulla è stato fatto. Anche per una realtà come la nostra, che ha la prima squadra in Serie C, è già difficoltoso pagare il canone d’affitto”.
A questo punto è intervenuto Radice, che ha vissuto in prima persona, seppur ragazzino, gli anni del passaggio della prima squadra del Calcio Monza dal “Sada” al Brianteo: “Sento tante affinità con voi anche per via del fallimento societario, col quale io ho avuto a che fare a Siena. Ai miei tempi Monza era una piazza importante, dove si costruivano anche solidi rapporti umani. Ieri sono andato al Monzello e ho rivisto e salutato Fulvio Saini, l’“uomo-simbolo” del Calcio Monza. Se tornerei? Io sono un professionista e tutti i progetti possono essere interessanti”.
Il giro dei presidenti si è concluso con Brambilla: “Siamo nati due anni fa sulle ceneri del Monza Brianza e abbiamo compiuto il doppio salto fino alla Serie A1 grazie soprattutto al vicepresidente Franco Girardelli, l’equivalente nell’hockey di Diego Maradona, e all’allenatore Tommaso Colamaria, che è stato un altro grande giocatore della Nazionale italiana. Le loro conoscenze tecniche e le loro capacità manageriali hanno permesso con pochi soldi di realizzare un sogno che mancava a Monza da 19 anni. L’obiettivo di quest’anno è la salvezza, ma in futuro vorremmo crescere ancora, sempre con la forza del gruppo, perché noi siamo una grande famiglia. A proposito, ci ha fatto molto piacere rivedere alle partite di hockey le famiglie coi bambini, che stanno tornando a calzare i pattini tradizionali. La nota dolente sono gli impianti: a Monza non ne è rimasto uno regolamentare, per cui siamo stati costretti a farci ospitare dal Comune di Biassono”.
Prima che si accendesse il dibattito tra i presidenti, è stato chiamato a prendere la parola anche Luca Viscardi dell’associazione Cuori Biancorossi, club a sostegno del Monza 1912: “Siamo nati lo scorso dicembre per fare qualcosa di concreto a favore della nostra squadra, che stava vivendo un momento nerissimo. Grazie alla nuova proprietà siamo entrati con una quota in società, sul modello di molti club soprattutto stranieri. Diamo una mano su aspetti molto pratici, come l’allestimento di un gazebo in centro città, ma anche nell’organizzazione di attività più importanti”.
Colombo ha quindi lanciato alle altre società, e alla Sias (gestore dell’autodromo), due proposte: quella di affittare un negozio in centro città dove vendere biglietti, abbonamenti e merchandise e quella di coordinare la comunicazione per attrarre più sponsor del territorio.
Marzari si è mostrata pessimista, ricordando che già prima della crisi era difficile portare i monzesi negli stadi e nei palazzetti. E di conseguenza allargare la platea degli sponsor. Si è poi offerta di ospitare una tantum l’hockey su pista al palazzetto di via Tognini, che peraltro fu costruito proprio per soddisfare le richieste delle due grandi squadre monzesi degli anni ’80.
Colombo ha rilanciato con una proposta choc per la sua società: “Bisogna fare qualcosa di diverso. Vorrei che il Monza diventasse come l’Athletic Bilbao, cioè un club che tutti i brianzoli dovrebbero tifare e dove i giocatori dovrebbero essere tutti del territorio”.
Milva è intervenuto dicendo che la Fiammamonza è già così: “Tutte le ragazze che giocano nella nostra prima squadra provengono dal nostro settore giovanile e sono o della Brianza o delle zone limitrofe. Tra l’altro Benedetta Glionna, la Carolina Morace degli anni 2020, e Sofia Cantore fanno parte del giro delle Nazionali giovanili”.
Più “caldo” è risultato il tema degli impianti cadenti o addirittura mancanti. Appiani ha praticamente alzato le mani come a dire: “Mi arrendo. Non ci sono più soldi”. Dopo aver sottolineato che “a Monza ci sono 150 società sportive di vario genere che devono far praticare sport a un sempre maggior numero di atleti in 53 impianti” e che “l’Amministrazione ha scelto di far partecipare il più possibile le persone alle attività sportive, quindi non solo i giovani, ma anche i disabili e gli anziani”, ha dato la colpa della situazione alle Giunte precedenti: “Nessuno ha mai fatto manutenzione sugli impianti sportivi. E qualcuno ha pure costruito delle strutture senza una progettualità di contenuti. Ora il Comune, per fare un esempio, dovrà spendere 300mila euro per rifare la pista di atletica del centro sportivo Forti e Liberi. Per il palazzetto della rotellistica abbiamo individuato l’area dove realizzarlo ma non abbiamo i due milioni e mezzo di euro necessari. Stiamo parlando di soldi dei cittadini, non del sindaco o degli assessori. E quando c’è la crisi le priorità sono altre: il sociale, l’istruzione e rattoppare le buche delle strade. Lo sport viene per ultimo, dopo la cultura. Del resto siamo una nazione dove non esiste neanche il Ministero dello Sport. E pure gli Enti come il Coni e le Federazioni non aiutano i Comuni”.
Mazzo ha replicato: “Perché il Comune non dà gli impianti in concessione gratuita chiedendo alla società solo di effettuare la manutenzione ordinaria?”. Appiani si è mostrato d’accordo, ma evidentemente in Giunta non lo ascoltano, forse perché non è neppure assessore (ufficialmente l’incaricato allo Sport è il sindaco Roberto Scanagatti): “Prima di essere un politico io sono uno sportivo (è stato per molti anni presidente della principale società di pallacanestro di Villasanta, ndr). Comunque sono riuscito a far introdurre la valenza sociale all’interno dei bandi, cioè una società sportiva ottiene più punti rispetto a una società a scopo di lucro”.
La serata si è chiusa con soddisfazione per i presidenti perché hanno avuto modo di conoscersi e confrontarsi tra loro. Tutti hanno capito che di “avventurieri” in giro in città non ce ne sono più. La battuta di Marzari sull’ex presidente del Calcio Monza, Anthony Armstrong-Emery, è significativa: “Quando l’ho visto per la prima volta ho detto al mio entourage che era un narcotrafficante. Ci sono andata vicino…”.