
Squadra al primo posto, ma spalti sempre più vuoti. Colpevoli anche le "vecchie" delusioni.
Squadra al primo posto, ma spalti sempre più vuoti. Colpevoli anche le "vecchie" delusioni.
"Tremila persone la domenica nel nostro stadio… Chiedo tanto?" così qualche domenica or sono si interrogava il presidente Begnini di ritorno da Lucca (dove in cinquemila avevano assistito alla prova di forza e di classe della capolista brianzola). No, caro presidente, Lei non chiede tanto… Purtroppo Lei chiede l'impossibile ! Intendiamoci, quello del poco pubblico sugli spalti non è un problema solo monzese. Nell'ultimo decennio il proliferarsi dell'offerta televisiva con le sue molteplici possibilità e sfaccettature ha dato il (probabilmente definitivo) colpo di grazia ad un ex fenomeno di massa già gravemente compromesso dal caro-biglietti, dalla violenza dentro e fuori gli stadi, da strutture spesso obsolete ed in parecchi casi addirittura inadeguate, eccetera eccetera eccetera… Mal comune mezzo gaudio? manco per idea perché se dal generale si plana al particolare orticello di casa nostra, beh, allora la situazione diventa grottesca. Squadra prima in classifica, reduce dalla finale play-off della scorsa stagione e senza dubbio coinvolgente dal punto di vista della cifra tecnica, società giovane, sana e altrettanto coinvolgente in termini di idee, iniziative, promozioni, incentivazioni. Eppure… eppure… eppure il Brianteo è sempre e soltanto una tristissima – e desolatamente vuota – cattedrale nel deserto. Padova e Venezia – cioè le due più pericolose rivali della truppa di Sonzogni nella corsa verso l'agognata serie B – vantano rispettivamente 2.411 e addirittura (in Laguna) 3.725 abbonati. Alle nostre povere latitudini si deve registrare un arrotondatissimo (e poco credibile…) 1.500, cifra curiosamente giusta giusta che sa tanto di contentino pro-stampa dopo che nelle ultime stagioni il dato relativo al numero degli abbonati non era mai stato divulgato. Velo pietoso, poi, sui cosiddetti botteghini (vedasi anche tabella a parte). Un esempio più illuminante di milioni di parole è quello relativo a Monza-Pisa di domenica 19 novembre: 1.810 paganti di cui circa 800 provenienti dalla città della torre pendente… I perché ed i percome sono già abbondantemente stati studiati, analizzati, sviscerati. Le cause più gettonate, per quanto ormai trite e ritrite perché in circolazione ormai da quasi quattro lustri cioè dal sorgere… pardon… dall'esplodere del problema, risultano tutte logiche e certamente plausibili: le mille altre possibilità di svago che offre il pomeriggio della domenica, la troppa vicinanza della Milano rossoneroazzurra, gli orizzonti minimalisti (però realistici…) della ventennale gestione Giambelli. Ci permettiamo di aggiungerne un'altra, personalissima e contestabilissima, partendo dalla constatazione (invece inconfutabile) che la fascia di età meno rappresentata al Brianteo è quella che va dai 38/40enni ai 48/50enni. Se la matematica non è una opinione chi nel 2006 è ormai uomo maturo negli anni a cavallo tra il 1977 ed il 1980 era bambino o poco più che adolescente: in quel quadriennio il mitico Monza cadetto del Sada, il Monza del presidente Cappelletti, di mister Alfredo Magni e di protagonisti indimenticabili da snocciolare come i grani di un rosario (ricordarne a caso qualcuno sarebbe fare un torto ad altri non citati) riuscì – sigh! – nella più unica che rara impresa di classificarsi puntualmente al quarto posto dopo stagioni di grande calcio e di intense emozioni… purtroppo in serie A salivano le prime tre… Non è certo questa la sede per (ri)aprire dibattiti sulle – vere o presunte – non intenzioni di fare il grande salto. Una cosa è, però, certissima. E, purtroppo o per fortuna fate vobis, non solo nel mondo del pallone: chi delude o tradisce la fiducia di un ragazzo rischia di non riacquistarla più. A suffragare questa tesi la decina di nomi di amici che vissero con me quella sfigatissima epopea e che oggi non ne vogliono più sapere di sofferenze calcistiche – magari da trasmettere ai loro figli – per una causa tanto nobile (la squadra della propria città) quanto… segnata ("Non andremo mai in serie A" come cantano con felicissima intuizione i ragazzi della curva Davide Pieri). Personalmente non riesco a dar loro torto.
Poco più di 1000 paganti a partita…
La stagione scorsa nelle 17 gare di campionato (esclusi, dunque, i match dei play-off di giugno con Pavia e Genoa) la media-spettatori paganti al Brianteo è stata di 960 persone con un incasso ai botteghini di 9.330 euro a partita. Se si considera, però, che l' incontro Monza-Genoa del dicembre 2005 ha visto ben 4.226 paganti (più di 3.000 dal capoluogo ligure…) per 49.383 euro contati dal cassiere biancorosso si evince facilmente che la media stagionale 2005-2006 sarebbe stata ancora – e non di poco – più bassa.
Leggermente migliorata la situazione nel campionato in corso: nelle 7 sfide casalinghe sinora proposte dal calendario capitan Zaffaroni & compagni (che, giova ricordarlo, sono in vetta alla classifica sin dalla prima giornata …) hanno avuto una media di 1.083 spettatori paganti per un incasso di 13.078 euro a partita.
Numeri eloquenti. Ed ancora più eloquente questo ulteriore rilievo statistico: il Ravenna (capolista nel girone B della serie C1), la Spal ed il Sorrento (leader rispettivamente dei girone B e C della categoria inferiore, serie C2) hanno vantaggi nettissimi nei confronti del Monza relativamente a media-spettatori e media-incassi. E non può certo consolare il presidente Begnini sapere che Pro Vercelli e Lumezzane (appaiate al comando della graduatoria del girone A della serie C2) siano, invece, messi peggio dei biancorossi …