Etica, economia e finanza applausi per… Fabi e Fiba

26 gennaio 2007 | 01:00
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Etica, economia e finanza applausi per… Fabi e Fiba

Un convegno organizzato dai sindacati per affrontare temi che toccano la Brianza da vicino. Punto d partenza lo sviluppo del territorio, obiettivo considerato demodè.

Un convegno organizzato dai sindacati per affrontare temi che toccano la Brianza da vicino. Punto d partenza lo sviluppo del territorio, obiettivo considerato demodè.

Etica e finanza sono concetti che troppo spesso viaggiano su binari separati. Se ad essi vogliamo aggiungere, in questo contesto di economia globalizzata, anche un obiettivo considerato demodé come lo sviluppo del territorio, ecco che allora la sintesi di queste tre istanze può apparire una chimera. Contro questa concezione si battono la Fabi, Federazione autonoma dei bancari italiani, e la Fiba, costola della Cisl di bancari e assicurativi, che venerdì scorso hanno organizzato un convegno su questi temi a Monza al Capitol. Durante la mattinata vari ospiti hanno analizzato la spinosa questione con un occhio di riguardo alla situazione brianzola. Tra questi, Carlo Tremolada, presidente della Banca di credito cooperativo di Triuggio, Gigi Ponti, assessore provinciale all'Attuazione della Provincia di Monza e Brianza, ma anche Lino Duilio, esponente della Margherita e presidente della commissione Bilancio della Camera dei Deputati. Gli interventi più acuti e interessanti sono stati di Giuseppe Gallo, segretario generale nazionale della Fiba-Cisl, e di Fabio Silva, vice presidente della Banca popolare etica.

Gallo ha proposto una rilettura critica della storia economica che parte da Max Weber, che "aveva torto, perché la vera impresa è nata in Italia", passa attraverso la rivoluzione industriale, "l'inizio dell'involuzione economica poiché l'imprenditore diventa uomo d'affari e l'impresa si trasforma da mezzo a fine" e arriva al caso Enron, "paradigma dei mali di oggi". Gallo ha poi sottolineato la tendenza ormai dilagante all'individualismo che oscura quello che deve essere il fine delle attività economiche: la conservazione dell'umanità. "Oggi il modello imperante è quello dell'impresa irresponsabile e del capitalismo finanziario, nei quali l'obiettivo diventa la massimizzazione del guadagno a breve termine in favore della proprietà. In questo modo si creano situazioni di conflitto, effetti dirompenti fuori dal controllo democratico, perché ormai il fatturato di alcune multinazionali è superiore al Pil di molte nazioni" ha commentato Gallo. La soluzione, secondo il numero uno di Fiba-Cisl, è l'allargamento della gestione dell'impresa a tutti gli stakeholder e un intervento deciso della politica, finora latitante.

Silva, invece, ha auspicato un ritorno a una concezione territoriale dell'economia, "essenziale per una condotta eticamente corretta, in quanto ne costituisce una garanzia". La sua analisi si è basata su cinque punti fondamentali. Lo scarso finanziamento all'economia reale, la necessità di un recupero del patrimonio cooperativistico, la rivalutazione della responsabilità sociale d'impresa, una maggiore attenzione ai soggetti deboli e, infine, una maggiore trasparenza sull'impiego del denaro di investitori privati e correntisti che hanno il diritto di sapere come le banche investono le loro risorse.

"L'etica in finanza non può portare all'arricchimento di pochi, ma deve tendere alla massimizzazione dell'arricchimento comune – conclude Silva – Come diceva Giovanni Paolo II, investire è una scelta morale e culturale".