
"7 giorni" – Editoriale del numero 4
"7 giorni" – Editoriale del numero 4
Come previsto e come avevamo, in tempi non sospetti, rilevato sul nostro giornale, la candidatura di Marco Mariani non avrebbe potuto unire la destra monzese, anzi, l'avrebbe ulteriormente divisa. Domenico Pisani, per anni uno dei pochissimi leader riconosciuti di Forza Italia nella nostra città, ha sciolto le proprie riserve e ha deciso di correre con una propria lista per la poltrona di Sindaco. E forse nei prossimi giorni potremmo assistere a nuove candidature, sempre targate centro destra. Non solo. Già si guarda, almeno nelle intenzioni, oltre Monza, alle prossime elezioni amministrative, quelle del 2009, quando i cittadini della Brianza saranno chiamati a eleggere il loro primo Consiglio provinciale. Ma questa è, per ora, un'altra storia. La candidatura di Domenico Pisani, che raccoglie gli scontenti di Forza Italia, simboleggia in modo inequivocabile l'incapacità della destra nostrana di divenire soggetto politico unitario, autorevole e capace di indicare un governo di Monza. E di farlo nel modo più consono, più democratico, più trasparente. Questa è la realtà di oggi e negarla potrebbe voler dire essere condannati a un ruolo assai marginale per almeno altri cinque anni.
Le candidature di Marco Mariani e di Domenico Pisani hanno però qualcosa in comune: entrambi fino ad ora non hanno presentato alcuna idea di governo della città, non hanno fatto alcun cenno ai progetti programmatici che dovrebbero caratterizzare, in caso di vittoria dell'uno o dell'altro, la loro azione di governo. D'altra parte l'assenza di programmi e idee-forza per Monza non costituisce una novità, basti pensare all'azione di solo ostruzionismo che per cinque anni la destra ha sostenuto in Consiglio comunale.
Forse occorre che a destra si rifletta sulle responsabilità di questa condizione. Certo la candidatura di Marco Mariani decisa a tavolino da Bossi e Berlusconi si è rivelata una miope imposizione che ha chiuso ogni possibilità di partecipazione ai processi di formazione della decisione politica. Lo strumento democratico delle primarie è stato subito rimosso dal ricatto dello stesso Marco Mariani che minacciava di candidarsi anche senza l'appoggio delle forze politiche di destra. Anche per questo la scelta di Domenico Pisani suona come una condanna di quel modo di concepire la politica. Almeno così lo stesso Pisani sembra raccontare.