
Quello concluso è stato l'anno di una grande impresa calcistica
Quello concluso è stato l'anno di una grande impresa calcistica
Storie di sport di Fiorenzo Dosso
Il 2006 da pochissimo consegnato ai polverosi archivi del tempo ha regalato alla nostra città un’impresa sportiva da circoletto rosso: lo scudetto della Fiamma Monza nel massimo campionato di calcio femminile. Quando, in un qualsiasi campo, si raggiunge un traguardo ambito e agognato si è soliti celebrarne la riuscita con la classica frase “a coronamento di…”. E così: la laurea completa gli studi, il matrimonio un (più o meno) lungo fidanzamento, il successo professionale premia anni di sacrifici. Lo scudetto della Fiamma Monza è stato il più bello, esaltante, degno corollario dell’intera attività – oseremmo dire della vita stessa – di un’esemplare società sportiva dilettantistica. Bello perché la prima volta non si scorda mai, esaltante perché conquistato giorno per giorno, strada facendo, senza essere partite con i favori dei pronostici, degno perché costruito con la cultura del lavoro, della fatica e del sudore e non con quella del mercato (cioè dell’ingaggio delle giocatrici migliori). E ancora: bello perché vincere per chi fa agonismo è sempre bello, esaltante perché non perdere mai (le biancorosse hanno chiuso il campionato 2005-2006 senza sconfitte con 17 vittorie e 5 pareggi…) è sempre esaltante, degno perché legittimato dalle statistiche e – soprattutto – perché strameritato per la cifra tecnica e l’applicazione tattica. Questa pagina non vuole – e non può – essere una celebrazione a scoppio ritardato, ma intende solo rappresentare la rievocazione del più grande successo sportivo monzese nell’anno appena trascorso. Il vostro cronista, che ricorda con tanta nostalgia – naturalmente sempre canaglia – i sette anni ormai lontani (1988-1994) spesi in giro per l’Italia a raccontare le gesta delle ragazze di biancorosso vestite, ritiene ora di tramandare ai posteri le due chiavi fondamentali della lunga e vittoriosa stagione: intanto il gruppo. La forza di volontà, l’unità di intenti, la coesione, lo spirito del gruppo. Forse dal punto di vista tecnico qualche diretta concorrente (Bardolino e Torino) sarebbe potuta sembrare meglio attrezzata, senza forse sotto il profilo morale la Fiamma Monza ha stracciato, surclassato, annichilito il resto del lotto. Il gruppo, dunque. Poi – senza ovviamente dimenticare i meriti della società – colei che il gruppo, questo Gruppo con la G maiuscola, ha creato, plasmato, forgiato, condotto allo storico traguardo. Nazarena Grilli. Chi scrive l’ha vista all’opera in maglietta e calzoncini alla corte di Levati: centrocampista di nerbo, tecnica non sopraffina, grande facilità nel prevedere gli sviluppi del gioco, predilezione alla cosiddetta fase tattica. Con tali premesse (… e promesse) la panca non poteva non essere il suo logico e naturale sbocco una volta appese le scarpette al fatidico chiodo. Ottimi risultati (promozione in serie A) nell’hinterland milanese alla guida dello Sporting Segrate, apoteosi in Brianza dove ha seminato con tenacia e pazienza per raccogliere in abbondanza. E nel settore giovanile della Fiamma Monza insegnano calcio altre due ex centrocampiste che tanto hanno dato alla causa biancorossa: Ulla “Candeggina” Bastrup e Liliana “Lilly” Paggi. Perché dalle parti del Sada, per fortuna, hanno capito da tempo che il sapore delle cose buone fatte in casa è alla base di una ricetta prelibata. E vincente.
Uno scudetto lungo 37 anni
Cenni di una storia cominciata nel lontano 1970, gli inizi, la scalata, le conferme, il dramma, la caduta, la rinascita, la gloria
La lunga rincorsa al giorno di gloria (ore 16.50 di sabato 13 maggio 2006) prende slancio e avvio nell’autunno del 1970. Il calcio del belpaese ha appena celebrato l’epopea di Italia-Germania 4-3, semifinale dei Mondiali in Messico e il pallone – allora ancora a spicchi – comincia a far proseliti pure tra il gentil sesso. Non solo per quanto riguarda le presenze negli stadi o davanti alla Tv ma anche, e nel nostro caso soprattutto, a livello di… scarpe bullonate, magliette e calzoncini. La felice intuizione del professor Ceraso mette Monza all’avanguardia del calcio femminile sin dai timidissimi e impacciati albori di questo sport, l’entusiasmo e la competenza di un giovane avvocato – Fabrizio Levati – guidano le ragazze di biancorosso vestite a scalare le diverse categorie sino ad approdare nel 1979 alla serie A. Venti stagioni consecutive nella massima serie! Il fiore all’occhiello è rappresentato non tanto dalle, pur splendide, terze posizioni del 1985 e del 1987, quanto da una fantastica, invidiabile, unica continuità. Di gestione, di serietà, di organizzazione. E di presenza. In un contesto pullulante di meteore fatte improvvisamente brillare da questo o da quel munifico sponsor (o pseudo-ricco presidente mecenate che dir si voglia) e altrettanto repentinamente estinte, i coniugi Levati (il vulcanico e passionale avvocato Fabrizio e la diplomatica factotum/presidente professoressa Natalina, alias Tinin, figlia del fondatore Ceraso) e le loro centinaia e centinaia di ragazze danno vita e anima a una delle più belle favole dello sport monzese. Una favola vera. Che chi scrive ha avuto la fortuna e l’orgoglio di raccontare dalle pagine di un noto settimanale cittadino per circa sette anni. Nella realtà, purtroppo, le favole non hanno mai il lieto fine: il 21 novembre 1995 Fabrizio Levati deve arrendersi al tackle di un destino carogna. Tinin trae dagli infiniti ricordi la forza – lucida e perentoria – di continuare. Raddoppia, decuplica, centuplica sforzi, impegno, passione, energie: la Fiamma Monza supera il momento peggiore della propria storia ormai venticinquennale. In Federazione conoscono e apprezzano da decenni le doti e le peculiarità della signora Levati e individuano in lei l’ideale numero uno della F.I.G.C. divisione femminile. Per Monza un grande lustro, per la società – privata del quotidiano e imprescindibile punto di riferimento – un grave… onore. Pagato a carissimo prezzo. Gestioni sbagliate e scelte consequenziali determinano stagioni difficili che culminano con la rovinosa caduta in serie B del 1999. Ma il purgatorio dura appena dodici mesi: errare humanum est, perseverare diabolicum. E la Fiamma Monza non persevera: tornata subito (2000) nell’elite dell’italico football in rosa e soprattutto affidata alle persone giuste, la società biancorossa entra stabilmente nel ristretto novero delle big. Nel frattempo il settore giovanile – ennesima felicissima intuizione by Levati addirittura del 1982 e detentore di ben tre scudetti Primavera (1983, 1985, 2003) – non viene mai meno al suo fondamentale compito di fungere da linfa vitale e irroratrice di talenti della prima squadra. Il resto è storia recente. Che va curiosamente a compiersi poco prima di un’altra epica Italia-Germania, altra semifinale di un altro Mondiale… Una storia cominciata 37 anni or sono. Una storia che alle ore 16.50 di sabato 13 maggio 2006 mister Nazi Grilli e le sue fantastiche ragazze hanno definitivamente consegnato alla leggenda.