Gli uccelli – dramma didattico

1 febbraio 2007 | 01:00
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Gli uccelli – dramma didattico

L'opera del più famoso commediografo della Grecia classica, Aristofane, in scena fino all'11 febbraio al Piccolo Teatro Studio per la regia di Federico Tiezzi.

L'opera del più famoso commediografo della Grecia classica, Aristofane, in scena fino all'11 febbraio al Piccolo Teatro Studio per la regia di Federico Tiezzi.

"Io vorrei, per un poco di tempo, essere convertito in uccello, per provare quella contentezza e letizia della loro vita."

Giacomo Leopardi concludeva così il suo "Elogio agli uccelli" e, in qualche modo, è proprio da qui che si può partire per capire il significato de"Gli Uccelli", l'opera del più famoso commediografo della Grecia classica, Aristofane, in questi giorni fino all'11 Febbraio in scena al Piccolo Teatro Studio per la regia di Federico Tiezzi. 

Pisetero con l'amico Evelpide, in fuga da Atene, si appella ad Upupa, nome sotto il quale si cela Tereo, mitico re di Tracia trasformato in volatile, per poter trovare un luogo, una città, in cui vivere con i propri vizi, più che con le proprie virtù, al riparo dai vessanti processi, dai numerosi delatori e dall'aria di inquisizione che si respira ormai nella più democratica polis greca.

La suadente parlantina e la spiccata abilità politica "dell'antigiudice" Pisetero convinceranno il popolo dei pennuti a fondare una nuova città nel cielo e ad entrare in una guerra vittoriosa contro gli dei. 

Avvalendosi della vivace traduzione di Dario Del Corno e della drammaturgia del perenne compagno di strada Sandro Lombardi, in scena nei panni del protagonista, Tiezzi sfrutta meticolosamente una gran varietà linguistica (dialetti, gerghi, registri alti e bassi) e stilistica (dal tableuax vivent al recitativo, dal coro soul a John Lennon) per dare spessore e vitalità a un testo che porta con sé, nonostante la sua indiscussa bellezza, l'ineliminabile difficoltà dei classici: la necessità di essere attualizzati per non cadere nel gelido formalismo di un certo tipo di teatro-museo, così caro a parte della tradizione italiana. 

Ed ecco allora spuntare, in questo coloratissimo pastiche al limite del kitch,  una delle chiavi di lettura  più interessanti, ma di certo non l'unica possibile, di questa versione de Gli Uccelli: il parallelismo con le lotte di classe e quindi inevitabilmente, per vicinanza storica, con l'ultimo vero moto rivoluzionario del Novecento, il Sessantotto.

Nell'idea di Pisetero di fondare una nuova città, risalta infatti netta la volontà di dar vita ad un nuovo pensare che si liberi di una politica retrograda e avvilente per costruire un mondo diverso in cui libertà e democrazia tornino sovrani.

Gli uccelli, come la classe operaia, diventano coloro che al suono dell'Internazionale "metteranno le ali" al progetto, fornendo, per usare la terminologia marxista, una solida,  per quanto "aerea" struttura, alla sovrastruttura ideologica rappresentata in quegli "anni formidabili", per citare il titolo di un famoso libro di Mario Capanna, dal movimento studentesco e dall'intellighenzia borghese.  

Tuttavia il fondale della seconda parte dello spettacolo preannuncia già la prospettiva fallimentare e quindi la critica profonda rivolta a ciò in cui si è trasformata questa cinguettante rivoluzione.

Se infatti il paesaggio della Città ideale, celebre quadro del ‘400 attribuito a Laurana, non può che restare utopia, così il progetto liberale si traduce infine in una tirannide, in un semplice cambio di guardia al potere, e Nubicuculia, la città degli uccelli, diventa nientemeno che una brutta copia di Atene. 

Sicuramente il connubio di semplicità e funzionalità, orchestrati dalla mano sapiente di Tiezzi sono, insieme alla bravura di una compagnia capace, gli elementi che hanno portato al recente premio Ubu (il più importante riconoscimento italiano nell'ambito teatrale) come migliore regia. E davvero i movimenti scenici, la fisicità dei corpi, i costumi e la ricerca attorale sulla metamorfosi degli uomini in uccelli sono tutti motivi per apprezzare questo lavoro, tuttavia il dichiarato intento didattico, che sfocia di tanto in tanto nel didascalico, stempera decisamente il pathos e la verve dello spettacolo e riducendo quindi il coinvolgimento emotivo del pubblico.

Così lo spettatore invece di volare alto insieme a loro, di partecipare alla letizia, ma anche alla drammaticità che si cela sotto questo piumaggio fatto di sberleffi e poesia, si ritrova a contemplarli dal basso, escluso dal loro canto e dalla loro attualità.

Gli Uccelli -dramma didattico.

di Aristofane 

con: Sandro Lombardi, Alessandro Schiavo, Massimo Verdastro,Silvio Castiglioni, Leonardo Capuano, Clara Galante,Ciro Masella, Debora Zuin
traduzione: Dario Del Corno
drammaturgia: Sandro Lombardi
regia: Federico Tiezzi
musicista: Aleksandar Karlic

Federico Tiezzi fonda nel 1972 insieme a Sandro Lombardi la compagnia Carrozzone, divenuta poi Magazzini Criminali e, nel 1985, semplicemente Magazzini.

Ha messo in scena testi di Shakespeare Cechov, Luzi, Parise, Pasolini, Testori, Beckett, Bernhard, Brecht. Ha vinto numerosi premi Ubu per la regia e si è cimentato anche nel melodramma mettendo in scena opere di Verdi, Bellini, Rossigni e Mozart.