La scuola perde la testa

14 febbraio 2007 | 10:26
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La scuola perde la testa

Presidi contestati e trasferiti, sedi vacanti, disagio di studenti e famiglie, degli insegnanti, del personale tecnico e amministrativo. Gli Istituti scolastici di Monza e della Brianza stanno vivendo un momento di grande difficoltà. Di chi sono le responsabilità di questa situazione di crisi? 

Presidi contestati e trasferiti, sedi vacanti, disagio di studenti e famiglie, degli insegnanti, del personale tecnico e amministrativo. Gli Istituti scolastici di Monza e della Brianza stanno vivendo un momento di grande difficoltà. Di chi sono le responsabilità di questa situazione di crisi? 

20070214olivetti Nell'opulenta Brianza la scuola è in crisi?. Lavori in corso da mesi se non da anni. Mancanza di porte e vetri nella aule e in locali importanti come il magazzino. Furti di materiale didattico, pentole, stoviglie e derrate alimentari senza alcuna denuncia alle autorità. Cattivo funzionamento degli organi collegiali. È quanto denuncia la Cgil a proposito dell'Istituto alberghiero "Olivetti" di Monza. Nel documento del sindacato si parla anche della tassa  di frequenza d'istituto, tecnicamente definita "facoltativa" ma considerata obbligatoria dalla  preside, che avrebbe allontanato dalla classe, sotto gli occhi di compagni e professori, un alunno "colpevole" per non averla pagata. Stizzita la replica del presidente del Consiglio d'Istituto, che ha definito il testo un  "delirante e  strumentale comunicato sindacale".

Non vanno meglio le cose all'Europa Unita di Lissone. La scuola è salita agli onori delle cronache  per il braccio di ferro consumatosi tra il preside Ignazio Cusmano e i professori, appoggiati da studenti e personale Ata. Cusmano è accusato di gestire la scuola con metodi personalistici e si è ritrovato contro persino i suoi stessi collaboratori. Nel novembre scorso uno sciopero delle componenti scolastiche ha portato all'adesione dell'85% dei docenti e della quasi totalità del personale ausiliario. In dicembre l'arrivo di un ispettore: ma per ora le cose rimangono come prima. Sempre a Lissone, si trova l'Ipsia che forma gli artigiani del mobile: unica scuola italiana, probabilmente, a saltare il ponte di Sant'Ambrogio. Il personale  Ata infatti ha dovuto recarsi al lavoro su invito del dirigente scolastico, nonostante l'assenza di studenti e insegnanti. Una volta a scuola, però, la mattina del 9 dicembre un cartello indicava la scuola chiusa. I lavoratori dal canto loro hanno preso regolarmente servizio, entrando a scuola e scrivendo poi una lettera alla direzione Regionale Scolastica e al Csa (Centro Servizi Amministrativi, l'ex – Provveditorato) per segnalare l'accaduto.

Ma ci sono altre situazioni di disagio: il Liceo scientifico "Frisi" di Monza, uno degli Istituti superiori più prestigiosi della nostra Provincia, ha da quest'anno un preside "in condominio" con il Mosè Bianchi": il precedente capo d'Istituto dello "scientifico" arrivato appena l'anno prima è stato trasferito in Germania per un incarico europeo e così ci si è ritrovati con un unico dirigente scolastico per due scuole, oltre duemila studenti e problemi molto diversi in fatto di organizzazione didattica, laboratori, attrezzature. Lui, Mario Marcante, preside di lungo corso e di grande esperienza, non si dice preoccupato, ma qua e là affiorano malumori e preoccupazioni: «Non si può andare avanti così, troppo lavoro per un solo dirigente che ha anche altri incarichi» dice a mezza voce un docente del Frisi. Marcante è. infatti, anche responsabile, insieme ad Anna Martinetti, dirigente della scuola Media Confalonieri, del progetto  Scuola in carcere al Sanquirico e Scuola in ospedale al san Gerardo.
Anche al Liceo socio pedagogico e linguistico, "Carlo Porta" di Monza, la sede è stata dichiarata vacante con la destinazione ad altro incarico del preside Enrico Danili, giunto appena tre anni fa.

Difficile tentare una lettura d'insieme,  cercando nella mancanza di coerenza a livello nazionale e locale le risposte ai dubbi di questi giorni. In inglese si dovrebbe dire mancanza di leadership. In Italiano corrente, si traduce: nel mondo dell'istruzione non si capisce nulla. La situazione del sistema scuola sta attraversando una fase di grande cambiamento. Quando dopo decenni ci si è "accorti" che norme e leggi che ne regolavano il funzionamento erano vecchie e addirittura antiquate, qualcuno ha finalmente deciso di mettere mano nel calderone. Il primo contestatissimo ministro a farlo fu Luigi Berlinguer con la riforma che porta il suo nome; poi fu la  volta di Letizia Moratti. Nomi che evocano manifestazioni, scioperi e proteste. Verrebbe da dire: chi prova a cambiare, sbaglia a prescindere.

Sta di fatto che, troppo preoccupata di star dietro a leggi e codicilli (e a vincere la guerra degli iscritti) la scuola ha smarrito la funzione originaria di ente formativo. I nuovi docenti sono quasi tutti precari. Nessuno più vuole fare l'insegnante, e chi lo fa, spesso lo considera un ripiego in attesa di tempi migliori. Le assunzioni pro-tempore riguardano anche i dirigenti scolastici, quello che un tempo si chiamavano presidi. La penuria consiglia  però di non serrare i ranghi. Ma può scuola acefala non può fornire un servizio di qualità?

«Il problema è che si vive molto d'immagine e poco di sostanza – afferma Enzo Palumbo, segretario FLC-CGIL di Monza e Brianza –  Le scuole con l'autonomia invece di rilanciarsi sono preoccupate solo di non finire sui giornali per non perdere iscrizioni». Salvo poi finirci lo stesso quando i nodi vengono al pettine. «Non tutti gli episodi sono conosciuti: il sommerso  talvolta non arriva neanche da noi» continua il sindacalista. I problemi spesso sono legati all'inadeguatezza dei dirigenti scolastici. «Ormai è diventato facile fare il preside – ammette Palumbo – Con l'autonomia le responsabilità sono aumentate, ma non è stata prevista, di contro, alcuna forma di valutazione. Chi guida un istituto dovrebbe dimostrare capacità di gestione delle risorse umane e culturali, oltre che dell'apparato burocratico, che molto spesso non ha. La tensione latente quindi si incancrenisce ed infine esplode. E allora, cosa fanno dal Provveditorato? Dicono al preside: scegli dove vuoi andare, ti ci mandiamo. Basta che togli il disturbo. Così passa tutto sotto silenzio. E senza alcun provvedimento disciplinare. Lui gira, soddisfatto, gira i tacchi, va via. E commette gli stessi errori da un'altra parte».