
La stagione teatrale del Binario 7 ha completato il girone di andata. Parliamo di “Nati sotto contraria stella” e “L’idiota“.
La stagione teatrale del Binario 7 ha completato il girone di andata. Parliamo di “Nati sotto contraria stella” e “L’idiota“.
La stagione teatrale del Binario 7 ha completato il girone di andata. Sono passati già quattro dei titoli in cartellone per Teatro+Tempo Presente e tre di Teatro+Danza Immobile.
Della prima rassegna, quella che “ospita” produzioni altrui, pur facendo un torto agli altri, piace ricordare in particolar modo il Romeo&Giulietta di Leo Muscato. Difficile pensare che si possa essere sorpresi da una storia così abusata e lisa. Ma è così. Una rivisitazione deliziosa, con attori tutti maschi, maturi e puzzolenti, eppure delicatissimi.
Il cast al completo di “Nati sotto contraria stella” (Foto di E. Raimondi)
Nulla manca dell’opera di Shakespeare: le famiglie contrapposte, il romanticismo luna-balcone-candore, la classicità della storia (l’amore contrastato)… C’è invece un elemento aggiunto. Un esaltatore di sapidità, il glutammato della scena. Una fantastica, commovente ironia. Una Giulietta barbuta e un Romeo avanti con gli anni si accompagnano nel turbinìo degli accadimenti verso l’ineluttabile tragedia, fra lazzi, piroette, battute e battutacce. Ma la lievità dello spettacolo non scende mai a compromessi. O meglio, quando lo fa, esagera a tal punto da sconfinare nel paradosso, così sfacciatamente ruffiano da sconfinare nel sublime. Una meravigliosa nave i cui vogatori sono personaggi grotteschi che allegramente remano, si sfiancano dalla fatica, per andare ad affondare il più a largo possibile. Lontano dall’aridità della realtà, vicino alla linea d’orizzonte che separa l’emozione dalla commozione.
Corrado Accordino in “L’idiota” (Foto di E. Raimondi)
Dell’altra rassegna, quella delle auto-produzioni della Compagnia Danza Immobile, è stato l’Idiota a farsi ricordare con maggior piacevolezza. Anche in questo caso c’è uno spiazzamento. Se in “Nati sotto contraria stella” stupisce, ad esempio, età e sesso dell’adolescente veronese, nella messinscena del romanzo di Dostoevskj è l’identità stessa del protagonista. La scelta di Corrado Accordino (regista ed attore unico) di puntare l’attenzione su una parte, quella sola, della ingarbugliata trama ha fatto sì che — ancorché il principe Myskin — al centro della scena si ritrovi Marie. La ragazza che morirà di tisi, sedotta e abbandonata, emarginata e vessata, viene ad essere ritratta dalla gesualità esasperata del narratore, dalle sue parole piene di pietà in maniera così compassionevole da sostituirsi ad esso. Il principe è persona oltremodo sensibile, e la sua partecipazione emotiva possiamo solo intuire attraverso le parole, non possiamo certo parteciparla. Eppure lo spettacolo è talmente riuscito che pure noi, cinici abituati a vedere nefandezze di ogni genere quotidianamente, ci esaltiamo seguendo la redenzione della turba di ragazzi che prima lapida Marie e poi, grazie alla guida di Myskin, ne diventa l’angelo custode. Salvandola dalla grettezza della madre e dell’angusto paese, se non dalla morte.La locandina dello spettacolo avrebbe avuto gioco facile a rifarsi al girasole, unico elemento scenico. Invece è uno dei tanti autoritratti di Schiele a farsene icona. Bizzarro. Sarà stata forse la similitudine gestuale, la postura del pittore austriaco. Certo non il suo esasperante egocentrismo, così distante dall’altruismo del principe.