
Nuova tappa del processo di delocalizzazione dell'azienda di elettrodomestici di Brugherio. Dopo Russia, Cina e Repubblica Ceca, oggi l'acquisizione di una fabbrica turca.
Nuova tappa del processo di delocalizzazione dell'azienda di elettrodomestici di Brugherio. Dopo Russia, Cina e Repubblica Ceca, oggi l'acquisizione di una fabbrica turca.
Al termine di una faticosa trattativa, la «Candy» mette a segno un altro "colpo" nel settore degli investimenti nei mercati esteri, il terzo in meno di due anni. Dopo le recenti acquisizioni dell'azienda russa «Vesta-Vyatka», avvenuto a settembre del 2005, che nello stabilimento di Kirov, a nord-est di Mosca, produce ogni anno circa 250mila lavatrici, e della cinese «Jinglin» (lo scorso luglio), che nel solo 2006 ha sfornato la bellezza di 850mila lavabiancheria, la novità di questi ultimi giorni arriva dalla Turchia.
È stata infatti data la notizia dell'acquisto, da parte del gruppo di Brugherio guidato da Aldo Fumagalli, della turca «Doruk», azienda di seicento dipendenti che con il marchio «Susler» detiene una posizione di leadership nel Paese della mezzaluna per quanto riguarda il "settore del caldo", con una rilevante presenza nella produzione di cucine, caldaie a muro e piani cottura in genere.
Sono lontani i tempi in cui – si era nel 1945 – dalle allora officine Meccaniche Eden Fumagalli di Monza uscì il primo modello di lavabiancheria interamente italiana, la storica Modello 50 che inaugurò una irripetibile stagione tecnologica e industriale, che ha saputo valicare i confini del nostro Paese per diventare un colosso a livello mondiale.
L'annuncio dell'acquisizione della «Doruk-Susler», che è stato dato martedì 6 febbraio dai vertici del gruppo in apertura dell'incontro annuale presso la sede dell'Associazione Industriali di Monza e Brianza, è stato per molti tra i presenti una vera e propria sorpresa. Viene tenuto segreto, almeno per il momento, il prezzo fissato dai turchi per la cessione del 99 per cento di «Doruk» (il fondatore Metin Susler ha mantenuto in proprio possesso una quota simbolica dell'azienda, pari all'uno per cento).
Ciò che è certo riguarda invece il volume produttivo dello stabilimento che realizza gli elettrodomestici a marchio «Susler», situato nella cittadina di Eskiseir, tra Istambul ed Ankara: durante lo scorso anno sono stati messi sul mercato, in totale, circa 535mila elettrodomestici tra forni, caldaie murali, cucine, stufe e piani cottura fire-standing; un altro dato certo è costituito dal fatturato dell'azienda turca, che si attesta intorno ai quaranta milioni di euro, il 55 per cento dei quali arrivano dai proventi delle esportazioni, specialmente rivolte ai Paesi dell'Est. L'acquisizione della «Doruk-Susler», oltre che costituire un investimento promettente in uno dei Paesi cosiddetti low-cost in cui la manodopera è reperibile a prezzi decisamente concorrenziali (il costo di un operaio turco supera di poco i due euro l'ora, contro i ventuno euro di un suo collega italiano), consentirà al gruppo di proprietà della famiglia Fumagalli di essere presente in un mercato, come quello turco, che è sempre stato per tradizione riluttante a rivolgersi verso altri marchi, almeno per quanto concerne il "settore del caldo": diciotto milioni di famiglie alle quali, con ogni probabilità, verranno offerti tramite un canale preferenziale anche i prodotti di altri marchi internazionali offerti dalle aziende del gruppo «Candy»; tra gli altri Hoover, Zerowatt, Iberna e Rosieres.
Una scelta di crescita
L'azienda conferma l'accordo raggiunto per il 2007, come spiega il Responsabile delle Risorse Umane Roberto Roncalli: «La scelta acquisire la "Doruk-Susler" è stata dettata fondamentalmente da due ragioni: da un lato l'intento di espanderci in un mercato promettente, e dall'altro la necessità di appoggiarci all'esterno per quanto riguarda la realizzazione dei cosiddetti prodotti "bassi di gamma", sui quali eravamo finora poco competitivi. Per quanto riguarda la situazione italiana, confermo l'impegno dell'azienda di mantenere almeno a tutto il 2007 i livelli occupazionali in atto, considerando la fluttuazioni (stagionalità, aumento dei mercati) che caratterizzano ciascun settore». L'altro nodo sollevato dai sindacati, relativo alla «Wimer», non rientra nella discussione sul gruppo «Candy», come tiene a precisare Roncalli: «La Wimer è in realtà una ditta esterna partecipata dalla famiglia Fumagalli, ma non dal Gruppo; si tratta, ad ogni modo, di un'azienda in progressiva contrazione per un problema di scarsità tecnologica più che per motivazioni legate al mercato».
Il rischio di un altra Donora
«Candy» acquista la «Doruk-Susler», e i sindacati fiutano l'aria. Se per quanto riguarda la situazione di Brugherio non sembrano apparire particolari difficoltà all'orizzonte, visti anche i grandi investimenti che interesseranno nel medio termine lo stabilimento di via Comolli, nel caso di altre realtà produttive vengono chieste risposte certe. Come ad esempio per la «Gasfire» di Erba, che impiega circa 140 persone nella fabbricazione di piani di cottura: «Il rischio più grande – spiega Vittorio Ferri della Fiom-Cgil – è che nello stabilimento turco vengano prodotti, oltre che pezzi finiti, anche elementi e componentistica da utilizzare in altre aziende. Se ciò dovesse accadere anche in questo caso, i dipendenti di Erba, che già se l'erano vista brutta quando sembrava che si guardasse con favore ad un accordo con un'azienda ungherese, rischierebbero spiacevoli conseguenze; fortunatamente per ora non è previsto niente di tutto questo, anche se per il futuro non abbiamo ancora avuto soddisfacenti rassicurazioni». Quello che si paventa, in altre parole, è una replica di quanto avvenuto allo stabilimento Donora di Cortenuova, nella Bergamasca, chiuso a giugno per trasferire la produzione di frigoriferi a Podborany, nella Repubblica Ceca: la riconversione dell'area tarda a realizzarsi in mancanza di acquirenti disposti a rilevare l'impianto, e gli oltre 350 dipendenti continuano a rimanere a casa. «Lo scorso luglio è stato siglato un verbale di incontro-accordo con l'azienda che indicava l'impegno di mantenere, a tutto il 2007, i livelli occupazionali per i posti di lavoro italiani, accordo che recentemente è stato confermato dai vertici aziendali; una situazione che per ora ci permette di godere di una relativa tranquillità, che speriamo possa durare anche in futuro. Un ultimo punto su cui vorrei focalizzare l'attenzione -conclude Ferri – riguarda la situazione della «Wimer» di Brugherio, azienda monomandataria di circa cinquanta dipendenti che produce motori per la Candy, e che da tempo è in sofferenza sia a livello di volumi produttivi che in termini di personale. Non vorrei che venisse "scavalcata" da produzioni estere».