
Intervista al curatore della rassegna "Poesia presente". Ogni lunedì al Binario7, alcuni fra i maggiori poeti italiani contemporanei presentano le loro performance.
Intervista al curatore della rassegna "Poesia presente". Ogni lunedì al Binario7, alcuni fra i maggiori poeti italiani contemporanei presentano le loro performance.
Caffè letterario, ore 17. Ha l’aria sbarazzina Dome Bulfaro, con quei suoi capelli “in piedi”, inconfondibile in quelle lunghe e morbide “casacche” sui pantaloni dello stesso colore. Ci eravamo già incontrati, anche se abbastanza fugacemente, qualche settimana prima al Binario7 durante la serata Nove. Il pomeriggio è decisamente primaverile e dalla terrazza si vede la città di Monza a perdifiato: quale cornice più straordinaria per un’intervista ad un poeta?
“È il battito delle mani farfalle ciò che cattura il mio immaginario;
quel suono che sotto lo sguardo del sole poco a poco evapora.”
Dome Bulfaro
Come nasce l’idea di Poesiapresente?
Il Comune ha creduto fortemente in questo progetto e ha rischiato con me. Il programma vede la sua realizzazione in tre cicli: La lingua del poeta, quando il dialetto è poesia; La poesia nella voce, l’oralità in poesia; Poesia e arti, prove di dialogo.Poesiapresente, oltre a contribuire a valorizzare il “bene poetico” dei poeti presenti sul nostro territorio, offre agli artisti più giovani un’opportunità di crescita e di confronto. Poesiapresente èalla sua prima edizione. Si occupa del presente, di quella poesia presente che diventa dono nell’atto del donare. Il dono di chi parla a colui che ascolta, in un processo di interscambio in cui l’interagire tocca il suo punto più alto di dialogo attraverso la ricezione. E’ il sublime. Io vivo un senso di responsabilità: non posso accettare che il mondo non si nutra di poesia e, per questo, ho cercato di creare quella “quotidianità poetica”, quella realtà di tempo e di spazio non occasionale. Poesiapresente diventa stagione poetica e Monza la città pioniera, a livello nazionale, che rappresenta tutto questo.
“…Le poesie sono di chi se le beve – le poesie t’affacciano nel principio della pulsazione..” Questi suoi versi danno alla poesia quel senso di concretezza, di tangibilità. È’ la pulsazione di un principio, di un’evoluzione?
Il poeta risponde ad un atto di obbedienza, il poeta non è al timone, dietro di lui il “demone”, l’indicibile. L’uomo meno libero è proprio il poeta perché deve sottostare a questa obbedienza. Ed è in questa dimensione che l’uomo, in quanto tale, realizza una delle parti più alte di se stesso, della sua individualità.
Lei è anche pittore, oltre ad essere poeta?
Per l’esattezza sono un disegnatore. Provengo dall’Accademia di Brera. Nell’attimo in cui si tracciano dei segni sulla pagina bianca, avviene un’evoluzione: la concretezza si fonde con l’astrattezza del pensiero, il corpo si piega a tutto ciò che l’indicibile sta dettando. La pagina diventa una grata, le parole sono al suo interno e tu sei lì, insieme all’indicibile, e disegni con lui.
Dicono di Lei che il mondo della sua arte è un regno in cui la realtà diventa fantasia e la fantasia possibile realtà. Qual è il suo pensiero?
La fantasia, connotata alla meraviglia nei riguardi del mondo, è come lo stupore di un bambino mentre guarda la luna. Questo sguardo dovrebbe accompagnare il cammino del poeta. Dalla fantasia all’immaginifico, la realtà che diventa punto di partenza, è la genesi, è l’atto del creare. Bisognerebbe riuscire a portare nel testo poetico quello sguardo di incantamento che si prova, per esempio, anche davanti ad una nascita. La grande sapienza nel forgiare le cose al servizio di quello straordinario stupore è come l’atto di modellare del fabbro che si accompagna al suono inconfondibile del martello. In quell’armonia e disarmonia, i suoni si liberano, complementandosi nella loro massima forza e ampiezza.
La sua è la poesia delle cose, dei dettagli, delle piccole parti del corpo umano (ciglia, unghie, piedi, mani, bocca) che vivono, amano, piangono? In questa dimensione l’uomo, insieme alle sue estremità, deve accordarsi col mondo nell’incanto quotidiano?
La poesia è l’arte dell’ascolto, è inspirazione. Nell’inglobare il mondo, lo ascolti mentre ti pervade, mentre ti entra dentro. Quando si è in ascolto, il mondo ci parla, il corpo diventa un micromondo dove puoi scoprire quello che c’è alla base, all’origine di te. Noi viviamo tutti i giorni, attraverso le nostre cellule, in quella dimensione che è lo stare fra la vita e la morte. Ed è in questa dimensione che ho iniziato a scrivere nel 1997 un unico libro, proprio ascoltando il mio corpo.
Quando esattamente hai iniziato a scrivere poesia?
Avevo 16 anni, tardi rispetto ai tanti poeti che ho conosciuto, ed è avvenuto a scuola durante una lezione di italiano. Da quel preciso momento, non ho più smesso.
Come è nata la sua opera Ossa?
Un giorno mi sono soffermato a guardare le mie unghie in tutte le loro parti. Sembrerà paradossale, ma io vi ho visto il globo terrestre, il cielo stellato e una sorta di aura che si rigenerava. Da lì ho scritto duecento unghie facendo riferimento alla cultura orientale.
Qual è la sfida più interessante e difficile per un poeta?
E’ senz’altro quella di scrivere poesie d’amore. Lo stare nella tradizione e, nello stesso tempo, uscire dalla tradizione stessa. L’uomo, più che il poeta, dovrebbe riuscire a raccontare la propria unicità e l’universalità di quella unicità. L’unicità è come la goccia del mare ed è parte, tessuto integrante delle acque di quello stesso mare.
Poesiapresente chiude la sua stagione nel mese di maggio con Poesia e arti. Perché questo binomio?
Bisognerebbe continuare ad alimentare il terreno della conoscenza con l’humus delle diverse culture, affinché quella terra non si inaridisca, ma diventi rigogliosa e fertile. In questa prospettiva, la nostra stagione poetica vede l’alternarsi di linguaggi diversi per stili, forme, significato attraverso la presenza di alcuni fra i protagonisti della poesia contemporanea. Insieme continueremo a credere e promuovere progetti di arricchimento per vivere.
“…la cultura è un’esperienza umana difficile da definire,
ma noi la riconosciamo come la totalità dei modi con i quali
gli uomini creano progetti per vivere. E’ un processo di
comunicazione tra gli uomini; essa è l’essenza dell’essere umano.
La cultura è tutto ciò che mette in grado l’uomo di essere
operativo e attivo nel suo mondo, e di usare tutte le forme
di espressione sempre più liberamente per stabilire
comunicazione tra gli uomini…”Unesco, luglio 1968 – Diritti culturali e diritti umani