
Il consiglio comunale ha adottato il Piano di Governo del Territorio. Scattano le salvaguardie contro le speculazioni edilizie
Il consiglio comunale ha adottato il Piano di Governo del Territorio. Scattano le salvaguardie contro le speculazioni edilizie
Tutti in piedi, uniti in un lungo applauso liberatorio. Sono le 0.05 di sabato 10 marzo 2007. Il presidente del Consiglio Comunale Rosario Montalbano ha appena dichiarato: "22 presenti, 22 voti favorevoli… l'oggetto numero 206, adozione del Piano di Governo del Territorio, è approvato!" L'ondata di emozione diventa incontenibile: i consiglieri di maggioranza si abbracciano, qualcuno fa il segno di vittoria verso il pubblico dall'altra parte della sala.
Ci sono voluti cinque anni, ma alla fine il centro sinistra e la giunta guidata da Michele Faglia ce l'hanno fatta. "Alla faccia di chi non ci credeva!", esclama il vicesindaco Roberto Scanagatti, e gli altri, riuniti a capannello intorno a lui, annuiscono.
Il Piano di Governo del Territorio adottato pochi giorni fa è un provvedimento di grandissima importanza per la città perché fa scattare le misure di salvaguardia a tutela del territorio. Quelle precedentemente in vigore sarebbero decadute il 25 marzo prossimo, lasciando Monza senza difese contro le mire edificatorie.
Due ore prima del voto la minoranza era uscita dall'aula al termine di un intervento del capogruppo di Forza Italia Osvaldo Mangone, che aveva accusato la maggioranza di aver cambiato le regole e impedito il confronto. Dietro di lui, tra il pubblico, un folto gruppo di sostenitori con bandiere di An e della Lega Nord, gli facevano eco al grido di "Padania libera!" e "Non siamo in Russia!". In mezzo a loro spiccavano l'ex sindaco e neo candidato Marco Mariani, il senatore di An Alfredo Mantica, l'onorevole leghista Paolo Grimoldi e il coordinatore provinciale di Forza Italia Fabrizio Sala. A tante urla è seguito un tentativo di un agente della Polizia Locale di identificare un giovane leghista particolarmente agitato, cui si sono opposti i manifestanti in blocco. Alla fine niente identificazione, per evitare di alzare ancora di più i toni. Dopo l'intervento di Osvaldo Mangone la destra e i suoi supporter hanno abbandonato la sala, rinunciando ad assistere all'evento contro cui tanto avevano lottato in questi cinque anni: l'adozione del Pgt.
"Nel nostro programma di mandato avevamo posto un impegno del tutto particolare nei confronti dei cittadini – ha dichiarato il sindaco Michele Faglia in piedi davanti ai consiglieri e al pubblico – la certezza che avremmo dato un nuovo piano alla città, un piano moderno, che rispondesse alle reali aspettative di una città diventata capoluogo, quindi con necessità di programmare nuovi servizi e riqualificare le tante aree dismesse e degradate, di tutelare le bellezze storiche ma anche le aree verdi, incontaminate, scorci di paesaggio che costituiscono un valore inestimabile. Oggi con questo voto abbiamo evitato che la città, con la decadenza delle salvaguardie, rimanesse ostaggio di interessi particolari, immobiliari, che avrebbero distrutto quegli spazi. Sarà una città di tutti e per tutti". Da giorni ormai si era capito che era questione di poco. L'adozione sarebbe arrivata, dopo cinque anni di studi, progetti, lavoro cancellato da leggi regionali ad hoc, sentenze favorevoli e ricorsi continui dei privati in ogni grado di giudizio. Negli ultimi mesi si era aggiunto anche il macigno dei 20mila emendamenti presentati dalla destra, di cui ben 19mila ritirati dagli stessi proponenti, consapevoli del loro valore puramente ostruzionistico. Di quelli rimasti alla fine ne sono stati accolti una ventina. "Molte migliaia le avremmo dichiarate comunque inammissibili perché erano state preparate in automatico con un programmino al computer che aveva sbagliato addirittura i riferimenti alle righe del testo! Non stavano né in cielo né in terra! – commenta l'assessore al Territorio Alfredo Viganò, protagonista indiscusso della serata, senza smettere mai di sorridere – La città da questo momento è diversa nelle aspettative di molti cittadini. È meglio, più bella e più giusta". Ora gli uffici hanno 90 giorni di tempo per la pubblicazione ai fini della raccolta delle osservazioni. La pubblicazione durerà 60 giorni.
L'Amministrazione avrà poi 90 giorni di tempo per le fasi finali: istruttoria delle osservazioni, controdeduzioni e infine approvazione. Tutto questo con le elezioni alle porte. Sarà certamente la prossima Amministrazione a dover decidere per l'approvazione o meno del Piano. Se il Pgt non sarà approvato (dopo essere stato "adottato") entro i 90 giorni previsti dalla legge, decadrà. E si dovrà ricominciare tutto dall'inizio. Ed è forse quello che si augura la destra monzese guidata da Marco Mariani.
Uno strumento per la città del futuro
Tutela del verde e sviluppo dei servizi nel Piano votato dal centro sinistra
Il principale oggetto di contesa tra maggioranza e minoranza in Consiglio Comunale, fino all’adozione di sabato scorso, è stato il Piano di Governo del Territorio. Ma di cosa si tratta? Il Pgt rappresenta l’idea di città che si vuole realizzare nei prossimi anni, il suo futuro non solo dal punto di vista urbanistico: nel Pgt si compiono scelte destinate a segnare in modo decisivo la vita della comunità. Il Piano regola qualsiasi tipo d’intervento di nuova edificazione o ristrutturazione, definisce i servizi che saranno offerti alla cittadinanza e gli spazi per la crescita economica della città, delinea le scelte strategiche di sviluppo per il futuro e dà impulso alla trasformazione di Monza in “città di servizi”, ancorando ogni intervento a una logica di tutela del territorio e delle aree verdi.
Nella sua veste concreta il Pgt si compone di tre parti: il Documento di piano, il Piano dei servizi e il Piano delle regole.
Il Documento di piano include le grandi scelte strategiche da realizzare entro cinque anni, su temi quali il recupero delle aree dismesse, la costruzione di nuove arterie stradali e la realizzazione di servizi pubblici fondamentali, come la nuova sede della Provincia.
Il Piano dei servizi individua una vasta gamma di servizi locali e sovracomunali esistenti e da realizzare, dal verde pubblico ai parcheggi, dalle scuole ai centri civici.
Il Piano delle regole, infine, stabilisce le regole da rispettare negli interventi in materia di edilizia, ma soprattutto stabilisce, a tempo indeterminato, quali siano le aree agricole e quali quelle edificabili, cioè dove si possa costruire e dove no.
Un altro documento importante è la Vas (Valutazione ambientale strategica) che si affianca al Documento di piano e ha l’obiettivo di promuovere sviluppo sostenibile e tutela ambientale. Consiste in un’analisi continua degli effetti derivanti dall’attuazione dei piani e dei programmi urbanistici, per verificare il raggiungimento degli obiettivi e individuare nuovi eventuali problemi, proponendo le possibili soluzioni. Un altro strumento di fondamentale importanza è quello della perequazione. Questo permette di assegnare uguale valore a tutti i terreni, indipendentemente dalla destinazione urbanistica. Il valore delle aree edificabili è indirettamente equiparato a quello delle zone vincolate a verde o servizi, in modo più equo e coinvolgendo un numero maggiore di soggetti. In questo modo è restituita dignità agli interventi per il verde o i servizi, che molto spesso erano trascurati rispetto alle edificazioni.
L’aspetto forse di più immediato impatto dell’adozione del Pgt è però un altro: ha evitato che decadessero le salvaguardie che finora avevano tutelato diverse aree agricole (v. sopra) e aree verdi della città. Da sabato scorso ogni intervento dovrà rispettare i vincoli del nuovo Pgt Viganò. Una notizia che impedirà, tra gli altri, alla società immobiliare Istedin di Paolo Berlusconi di costruire sull’area della Cascinazza edifici per 388mila metri cubi, come richiesto. L’edificazione si limiterà a circa 80mila metri cubi circa, comprensivi dei 33mila di ristrutturazione dell’antica cascina. Il resto dell’area sarà destinato a uso agricolo e sarà un naturale collettore per eventuali future esondazioni del Lambro.
I numeri del pgt
20mila. Gli emendamenti presentati dal centro destra
19. Le sedute del Consiglio Comunale per la presentazione, discussione e votazione del Pgt.
123mila euro. Il costo delle fotocopie (5 cent. l'una) di 3 fogli per ogni emendamento e relativo parere tecnico (60mila fogli) per 40 consiglieri e il sindaco
57mila euro. Il costo delle 19 sedute necessarie per arrivare all'adozione del Pgt (per segreteria, uscieri, tecnici, trascrizione verbali, straordinari vigili)
18mila euro. L'ammontare medio degli stipendi dei sei impiegati comunali impegnati per due mesi ad esaminare gli emendamenti del centro destra poi ritirati
Quattro leggi della Regione contro Monza
• Agosto 2003: la L.14/2003 impedisce a una decina di comuni (tra cui Monza) con un Prg approvato prima della legge 51/75 di poter autoapprovare il Piano dei servizi.
• Febbraio 2005: il “comma Monza”, cioè il c.2 dell’art. 25 della l. 12/2005, prevede che i comuni con strumenti urbanistici vigenti ante 1975 (cioè Monza e Campione d’Italia) non possano approvare varianti, piani dei servizi, piani attuativi in variante e atti di programmazione negoziata di iniziativa comunale. Il Prg appena adottato è da buttare.
• Dicembre 2005: un provvedimento successivo alla legge 12, stabilisce che, a Monza, non è possibile recuperare i sottotetti.
• Giugno 2006: pdl di modifica della L.12/2005: riduzione delle salvaguardie da 5 a 3 anni. Solo i Comuni di Monza e di Campione d’Italia sono penalizzati. La riduzione delle salvaguardie da 5 a 3 anni significa esporre a rischi di edificazione introllabile:
• 1.800.000 m3 di aree agricole (zone: Cascinazza, S. Albino, Boscherona – S.Fruttuoso, v.le delle Industrie – quartiere Libertà)
• 1.000.000 m3 di aree distribuite nella parte edificata della città.
Su questo tema, leggi l'editoriale del settimanale:
Il pgt e il non senso della destra