Tra tabù e trasgressione

11 aprile 2007 | 17:01
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Tra tabù e trasgressione

La scoperta della sessualità: cinque interviste a ragazze monzesi dai 19 ai 24 anni svelano tutto, ma proprio tutto, sui segreti più intimi delle donne

La scoperta della sessualità: cinque interviste a ragazze monzesi dai 19 ai 24 anni svelano tutto, ma proprio tutto, sui segreti più intimi delle donne

Dopo le interviste alle giovani mamme, abbiamo pensato di fare un passo indietro e di cercare di capire come vivano la sessualità le ragazze di oggi.

Abbiamo intervistato cinque ragazze, di ambiente sociale e culturale diverso. Si tratta di un campione ristretto che non vuole avere valore statistico, ma è interessante per una certa omogeneità delle risposte alle domande che abbiamo posto.

Le prime esperienze sono avvenute in età puberale e la scoperta della sessualità è stata sostanzialmente positiva e libera. Sensi di colpa e tabù familiari o religiosi sembrano cose d'altri tempi. Le esperienze preadolescenziali e adolescenziali, la scoperta della masturbazione e delle potenzialità del corpo avvengono senza particolari traumi, anche le esperienze di tipo omosessuale sfociano poi nella normalità eterosessuale vissuta senza particolari problemi.La nuova donna vive in modo libero e responsabile, con un'acuta consapevolezza del proprio corpo; l'attività sessuale è un bene e un piacere.

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Le famiglie appaiono più aperte alla modernità e vicine alle figlie, soprattutto le madri, e la sessualità avviene spesso in ambienti protetti (casa della famiglia o simili); fare sesso altrove viene vissuto come trasgressione.

La verginità e i vincoli religiosi e della tradizione appaiono superati senza particolari difficoltà.

Questo non significa che non ci siano talvolta traumi, quando per esempio l'iniziazione sessuale risulta prematura rispetto all'età del partner.

Il problema più comune è un rapporto ancora difficile con la contraccezione. Nonostante la diffusione dell'informazione sugli anticoncezionali, proprio questo settore sembra il più carente, con l'uso di metodi poco sicuri che possono portare a gravidanze indesiderate.

Nonostante la trasformazione dei comportamenti sessuali, sono evidenti valori forti: fare sesso sì, ma con chi si ama davvero, un rapporto assolutamente paritario col partner cui si chiede comprensione delle proprie esigenze e maturità, il sesso inteso come piacere ma unito al sentimento, la fede in un rapporto eterosessuale basato sull'innamoramento. L'eventuale maternità viene percepita come un valore positivo, anche se difficile da affrontare in giovane età.

Le ragazze d'oggi appaiono quindi mature e capaci di affrontare la vita con consapevolezza e sicurezza maggiore che in passato.

Quattro chiacchiere in confidenza, come in Sex and the City
Da New York a Monza parlando liberamente di sessualità

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SOFIA, 19 anni, vive a Monza con la famiglia e lavora come estetista.

A 11 anni, dopo le prime mestruazioni, mi accorsi di cambiare nel fisico e nella psiche; cominciai a desiderare di scoprire cosa si prova nell'atto sessuale e a interessarmi all'altro sesso, a scoprire il mio corpo, a toccarlo, a provare piacere da sola. La mia reazione fu un miscuglio di paura, eccitazione e anche colpa. Sapevo che era "sbagliato" toccarmi e credevo di fare peccato, immaginavo che Dio mi guardasse mentre lo facevo, ma ciò non ha impedito la mia sperimentazione.

A 13 anni ho avuto una relazione con una compagna. Ci siamo trovate in camera sua e abbiamo sentito il desiderio di toccarci e accarezzarci. Una faceva la parte dell'uomo, ci immedesimavamo nella situazione di coppia. Non eravamo innamorate ma scoprimmo insieme, attraverso una specie di gioco, il piacere fisico. La cosa durò qualche mese, poi si spense gradualmente. Sentivo sensi di colpa, ma eravamo in due e mi sentivo sollevata per questo. Il piacere è una sensazione forte, facile da ottenere, difficile da rifiutare una volta scoperta. Mi ritengo eterosessuale, le donne non mi piacciono, è stata solo un'esperienza.

Da bambina, frequentando chiesa e catechismo, scoprii il tema della verginità. La mia famiglia è molto religiosa e siciliana e mi ha insegnato valori cristiani come la verginità fino al matrimonio. Da piccola davo per scontato che sarei rimasta pura, poi, con le prime storie d'amore, quest'imposizione è divenuta sempre più ostica. Due anni fa ho avuto rapporti completi col mio ragazzo, che ritenevo l'uomo della mia vita. Ovviamente non era così, ma non mi pento di niente.

La mia prima reazione fu il dolore, poi cominciai a sentire dentro un calore e un amore immenso; ho perfino pianto e mi sono sentita protagonista di un evento grandissimo, indescrivibile, adulto.

Nessuno mi ha spinta a farlo; pensavo fosse vero amore, che aspettare non aveva senso, volevamo amarci fino in fondo. Le mie amiche l'avevano già fatto, ma sentivo di voler aspettare, se non il matrimonio, almeno il ragazzo giusto. Anche se non è stato così, non mi pento. Ci siamo voluti bene e avrò di lui sempre un ricordo bellissimo.

A 18 anni rimasi incinta. Quando lo scoprii rimasi scioccata. Anche se ero troppo giovane non avrei mai abortito, è contro i miei principi; dopo pochi giorni cominciai a fantasticare sul mio futuro di mamma ed ero quasi felice. La cosa che mi ossessionava era mio padre: sarebbe rimasto sconvolto, avevo una paura matta di dirglielo. Ne parlai a mia madre, che reagì stranamente bene, come se mi capisse, ma prima delle visite mediche e che preparassimo il discorso per mio padre, ebbi un aborto spontaneo. Ricordo solo un grande dolore e paura; quando mi accorsi di perdere molto sangue, chiamai mia madre che mi portò all'ospedale. Questa esperienza fu traumatica, per giorni non feci che piangere depressa, arrabbiata, incapace di reagire. Il mio fidanzato mi fu molto vicino, e anche mia madre, che mi ha confidò di aver subito due aborti spontanei. Per un po' non riuscii a fare l'amore, ogni volta che ci provavo mi veniva in mente quella piccola vita che sarebbe potuta nascere. Col tempo me ne sono fatta una ragione: in fondo non ero pronta, forse è stato meglio così. Voglio avere figli, ma insieme all'uomo della mia vita.

Il sesso resta una cosa bellissima, se fatto con chi si ama. Se è una costrizione è orribile. Non c'è nulla di più bello che condividere i propri corpi e scoprirsi agli occhi dell'altro. Mi piace farlo la notte, quando ci si sveglia all'improvviso e senza accorgersene ci si ritrova avvinghiati.

Preferisco il sesso tradizionale, del resto non ho sperimentato molto e per ora non desidero provare attività nuove. Non ho mai avuto voglia di fare cose strane, tipo sadomaso, sono sempre stata fedele a un'idea del sesso come attività quasi sacra.

VANESSA:  22 anni, vive a Monza con i genitori e una sorella più giovane, lavora come grafica in un'agenzia pubblicitaria.

Ho scoperto la sessualità alle medie. Ho imparato cosa voleva dire desiderare ed essere desiderata, mi piaceva e avevo una visione romantica della sessualità. Non mi sono mai sentita in colpa; a casa mia la sessualità non è mai stata un tabù, l'ho vissuta come una novità, il passaggio a qualcosa che già conoscevo, almeno teoricamente.

La masturbazione è una fase, credo sia di prassi nell'adolescenza. È sperimentazione del corpo, scoperta del piacere. Non l'ho mai vissuta come qualcosa di cui vergognarsi. Diciamo che la tenevo per me, come credo faccia la maggior parte della gente.

La verginità non è mai stata un problema di religione, di buona condotta o di rispetto per me stessa. Non giudicavo male chi l'aveva persa molto giovane. Io l'ho fatto quando mi sono sentita pronta. A catechismo mi dicevano di aspettare; poi ho riscontrato una realtà che non coincideva con la vita dell'oratorio e ho capito che quel comportamento non era necessario.

Ho avuto le prime vere esperienze a 20 anni con il mio fidanzato.  Non l'avevo fatto prima non perché avessi paura dell'atto in sé o del dolore, ma perché avevo timore di rimanere delusa. In passato, m'illudevo d'amare chi mi stava accanto e questo mi portava a rimandare il sesso perché avevo paura di rovinare la patina dorata che ci mettevo sopra. Con il mio fidanzato è andata diversamente: non pensavo che sarebbe durata, non immaginavo una vita con lui, anzi dopo due settimane ho detto basta, poi ci siamo ritrovati e tutto è successo senza che ci pensassi troppo.

Avevo idealizzato molto la mia prima volta e pensavo che sarebbe stata chissà che. Non sono rimasta delusa, ma pensavo sarebbe stato più difficile e commovente, invece è stato molto naturale. Sentivo di essere arrivata a una svolta importante nella mia vita e la mia prima reazione è stata di correre a casa e dirlo a mia madre, per condividere con lei l'evento.

Vivo il sesso con naturalezza. Il piacere arriva quando c'è feeling con il partner, quando si è tranquilli dentro. Il posto dove si fa l'amore non è importante. Lo facciamo dove capita, ovviamente, non vivendo in una casa tutta nostra, l'intimità è più difficile, ma un posto lo si trova sempre.

Preferisco l'amore nel senso più tradizionale. Sto scoprendo pian piano col mio fidanzato quello che mi piace e quello che preferisco non fare.

Non ci sono cose che vorrei, ma che non oso chiedere. Il mio rapporto è aperto e se mi viene in mente qualcosa non ho paura a chiederlo e per lui credo sia lo stesso. Non mi sono mai sentita inadeguata e non ho mai avuto vergogna del mio corpo.

Personalmente non ho nulla contro l'avere più amanti allo stesso tempo, ma non sono tipo da fare una cosa simile. L'importante è soprattutto non ingannare gli altri. Se si decide di condurre una vita promiscua, ben venga, basta che lo si dica ai propri amanti.  Accetto di più la promiscuità tra i giovani, per fare esperienza, ma con l'età e la maturità bisogna fare una scelta.  Mi ritengo molto informata sui metodi anticoncezionali, fin da piccola ha avuto la fortuna di seguire lezioni alle scuole medie dedicate all'argomento, che anche a casa è stato approfondito per bene. Utilizzo il preservativo, perché credo sia l'anticoncezionale più appropriato. Non prendo la pillola perché sono sempre stata contro i medicinali in generale, e non credo faccia bene prendere ormoni ogni giorno, poi avrei paura di dimenticare di prenderla dato che sono un po' distratta.

CHIARA: 24 anni, vive a Monza con la famiglia e sta terminando gli studi in psicologia all'università.

Mi sono accorta della sessualità a 8 o 9 anni. Mi sono trovata un giorno consapevole di essere femmina e della differenza coi maschi. Ho cominciato a sperimentare la masturbazione e ad avere desideri per i maschietti che avevo vicino. Concepivo la sessualità legata all'amore romantico; solo crescendo ho compreso che sono due cose separabili e distinte.

Le prime volte in cui mi sono masturbata sono state un po' traumatiche, mi sentivo in colpa per quel che avevo scoperto. Fin da piccoli siamo abituati a giudicare ciò che fa più piacere un male e credo che questo derivi dall'eredità culturale e religiosa che ci portiamo dentro. In ogni caso in me ha prevalso il piacere e ho continuato a farlo. Col tempo i sensi di colpa sono passati, ho capito che non c'era nulla di male. È una fase, un'esperienza; chi non sperimenta da solo il piacere sessuale avrà difficoltà a trovare l'intesa col partner, dato che non sa cosa gli piace e cosa no. Ho scoperto la verginità quando ormai l'avevo persa. Non sono stata educata in una famiglia cattolica e in casa non si pensava che fosse una cosa sacra, da custodire fino al matrimonio. Se oggi potessi tornare indietro, me la sarei tenuta più stretta, non per una questione morale, ma per l'idea di donarsi fisicamente a chi si ama davvero.

Ho vissuto la mia prima volta con un ragazzo che conoscevo da tempo. Avevo 14 anni e l'ho fatto perché avevo voglia di provare quest'esperienza e perché le mie amiche più care l'avevano già fatto. Mi sentivo diversa, in metamorfosi, e pensai di essere innamorata del ragazzo con cui l'avevo fatto, perché con lui avevo condiviso una cosa tanto grande. L'essermi donata divenne una sorta di cordone ombelicale che mi legava a lui. Per questo ci rimasi insieme tanto tempo, mi illusi che fosse il mio principe azzurro, ma ovviamente sbagliavo.

Ho avuto esperienze omosessuali in adolescenza. Il mio primo bacio vero l'ho dato ad una mia amica, perché volevamo prepararci per baciare i maschietti. Poi a 16 anni mi sono innamorata di una ragazza e siamo state assieme qualche mese. Le donne mi sono sempre piaciute, ma a un livello più estetico che sessuale, le trovo più belle degli uomini. Stando con lei ho sperimentato il mio lato omosessuale, che secondo me è in ognuno di noi, ma alla fine ho compreso d'essere eterosessuale e ho terminato la relazione.  Solitamente faccio sesso nel posto più classico, il letto, perché è quello più comodo e abbiamo a disposizione solo le camere delle nostre case. A volte capita di farlo in macchina, il che non è male, solo che bisogna trovare un posto sicuro e poi è piuttosto scomodo. Nelle mie fantasie mi piacerebbe fare l'amore praticamente ovunque, ad esempio immersa nella natura, oppure in varie parti della casa e provare il brivido di farlo in luoghi pubblici, ma senza che qualcuno mi veda.

Ho sperimentato varie cose e se mi viene in mente qualcosa di nuovo non ho paura a provarci. Preferisco l'amore tradizionale, con i soliti preliminari; non mi piace usare oggetti, ma mi piacciono il cibo e i giochi; mi piace anche essere dominata, ma senza un uso esagerato di violenza, insomma mi piace variare e colorire le situazioni. 

Fin da giovanissima i miei genitori mi hanno spiegato cos'erano sesso e contraccettivi. Con loro ho un rapporto molto aperto e non mi vergogno di parlare di questi argomenti. Mi ritengo informata. La prima volta me ne hanno parlato in famiglia, poi anche a scuola ci sono state lezioni in cui venivano spiegati tutti i metodi. Non uso nessun anticoncezionale. Ho usato il preservativo con partner che conoscevo poco, ma con i ragazzi fissi non ho mai usato niente: pratico il coito interrotto. So che non è sicuro, ma non mi sono mai abituata a usare il preservativo e trovo difficile raggiungere il piacere usandolo. Ho provato la pillola per un mese e sono ingrassata sette chili, quindi ho smesso.

BIANCA: 21 anni, vive a Monza con il fratello e frequenta il terzo anno di Scienze della Comunicazione. I suoi genitori vivono e lavorano nel Sud, ma sono entrambi nati e cresciuti nei dintorni di Monza.

A 7-8 anni vivevo in una palazzina ed ero l'unica femmina, i miei amici erano tutti maschi più grandi di me e ci provavano; ho cominciato a capire cosa volesse dire essere femmina, "desiderata" e corteggiata. Ho imparato tanto anche attraverso la televisione, vedendo le scene d'amore, analizzando il mio corpo e chiedendo spiegazioni a mia madre. Ho imparato a giocare, mi piaceva farmi corteggiare ed essere desiderabile.

La verginità non è mai stata un problema. In casa mia non sono mai girate regole di rispetto per questo valore. Volevo fare l'amore con chi amavo, nel momento in cui me la fossi sentita.

La prima volta è stata quando ero molto giovane, con un ragazzo assai più grande di me; siamo rimasti insieme circa 3 anni, poi la storia si è esaurita e ci siamo persi di vista. Se devo essere onesta non è stato un gran che, non ho provato piacere e nemmeno molto dolore; fare sesso con lui non è stato appagante. Lo facevo perché ne aveva voglia, lo assecondavo, ma non provavo uno stimolo fisico. Pensavo "Sono diventata una donna", ma in realtà ero troppo piccola. Credo di non aver mai "goduto" perché ero immatura. Mi sono sentita delusa, poi, accorgendomi che quello che ritenevo l'atto più bello e piacevole, non mi faceva né caldo né freddo.

Ora il sesso per me non è felice. Provo amore per i miei ragazzi mentre faccio l'amore, ma non ho mai avuto un orgasmo. Fare l'amore comunque non mi traumatizza, è piacevole se lo faccio con qualcuno di cui sono innamorata e sono contenta che lui provi piacere.

Ho provato il piacere fisico poche volte e mai l'orgasmo. Provo piacere quando la situazione non è scontata, ad esempio se faccio l'amore in un posto strano, nel bagno, in corridoio. Credo di aver bisogno del rischio per provare godimento.

Preferisco il sesso tradizionale o comunque un'attività che coinvolga entrambi. Non mi piace il sesso orale se sono io sola a doverlo fare, mi piace se fatto da entrambi contemporaneamente.

Mi piacerebbe essere legata, il pensiero di una situazione in cui mi ritrovo passiva e indifesa mi alletta; al mio ragazzo non l'ho ancora chiesto, ma credo che prima o poi lo farò.

Il mio corpo da un lato lo odio e dall'altro mi piace, ma non ho mai provato vergogna nel mostrarlo. L'unica cosa che vorrei è capirlo un po' di più, imparare a provare piacere, a scioglierlo.

Per un periodo ho utilizzato la pillola, ma ho dovuto smettere perché avevo messo su peso; ora non uso niente e so che non è sicuro. Già non provo molto piacere senza, figuriamoci col preservativo…

CLAUDIA: 23 anni, vive nei dintorni di Monza con il fidanzato e studia medicina.

A 10 anni, nei bagni della scuola si giocava a guardare e farsi guardare le parti intime. Ho cominciato a capire le differenze tra maschi e femmine. Toccandomi ho cominciato a sperimentare il piacere.

Ho reagito piuttosto bene, anche se la mia educazione molto religiosa mi dava sensi di colpa. Per fortuna c'erano altri miei coetanei nella stessa situazione e spartivo con loro il senso di colpa, mi sentivo alleggerita.

Prima di iniziare una vita sessuale attiva mi masturbavo molto, mi piaceva e non potevo farne a meno. All'inizio, mi sentivo in colpa di fronte a Dio, pensavo di peccare; poi ho smesso di pensarci, mi sono lasciata andare, ho cambiato mentalità.

I miei genitori e i miei insegnanti (tutti preti) mi hanno insegnato fin da piccola a dare molta importanza alla verginità e al matrimonio. Crescendo non vedevo l'ora di fare sesso, forse anche per ribellione nei loro confronti.

La prima volta è stata con un compagno di scuola, quando avevo quasi 14 anni. Non ne ero innamorata, volevo provare e con lui mi trovavo a mio agio. La storia è andata avanti qualche mese, poi mi sono stancata. Ero al settimo cielo; finalmente avevo provato la sensazione adulta di scambiare il proprio corpo con un altro, sentivo di esser diventata donna e realizzata. Non ho avuto per niente paura o ripensamenti. Tra le mie amiche sono stata la prima, loro avevano la mentalità un po' da suore, io ero l'unica a non veder l'ora di provarci.

A 18 anni, ho avuto un'esperienza omosessuale, durante una vacanza studio, con una ragazza inglese di origine asiatica che viveva vicino al mio residence. Una sera ci siamo conosciute in un pub ed è nata una relazione, prettamente fisica e di sperimentazione da parte mia, mentre per lei, da sempre lesbica, io ero qualcosa di più, si era innamorata. Poi non ho più avuto storie con ragazze a parte qualche bacio rubato nelle discoteche. Credo che l'omosessualità sia in ognuno di noi, io però mi ritengo etero. 

Amo il sesso tradizionale, quello orale, la sodomia, e i vari giochi dove si usano oggetti e cibo. Credo che una vita sessuale sana debba essere come la dieta, cioè varia. Posso comunque dire che non mi piace fare l'amore con più persone, la violenza eccessiva, quel che riguarda i rifiuti del nostro corpo.

In famiglia non si parla spesso di sesso, i miei sono molto cattolici e l'argomento è sempre stato tabù. Con mia madre ho un po' di confidenza e le ho detto di non essere più vergine l'anno scorso, prima di trasferirmi dal mio fidanzato. Loro sono molto contrari alla mia convivenza, ma non sono mai stata facile da controllare e ho sempre fatto di testa mia.

Mi ritengo informata sugli anticoncezionali, ma ne sono venuta a conoscenza tardi, poiché in casa non se ne parlava e in una scuola di preti nemmeno. Mi sono informata da sola, chiedendo agli amici e attraverso i libri. Attualmente utilizzo la pillola, perché credo sia il metodo migliore, dato che col preservativo non mi è mai piaciuto farlo.

Sono rimasta incinta due volte, la prima a 19 anni e la seconda a 21. In entrambi i casi ho abortito. L'ho fatto perché mi ritenevo troppo giovane, volevo continuare gli studi e non ero innamorata degli uomini dei quali ero rimasta incinta, anzi in un caso era stato un rapporto occasionale; comunque la decisione non è stata facilissima, ci ho pensato a lungo e alla fine ho capito che non volevo dare a mio figlio una vita insicura e senza padre; anche il fatto che i miei mi avrebbero "ucciso"mi ha spinta all'aborto.

La prima volta è stata traumatizzante, ho passato un periodo lungo di depressione. Questi eventi hanno inciso in modo marcato nei periodi subito dopo le operazioni, poiché mi sono sentita molto giù e il sesso era l'ultima cosa a cui pensassi, poi tutto è passato.