Il coraggio delle “Aquile Randagie”

6 ottobre 2007 | 01:00
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Il coraggio delle “Aquile Randagie”

20071006_aquile.jpgL’ esperienza scout nel periodo di clandestinità durante il fascismo raccontate dai testimoni in occasione dei 100 di fondazione del movimento di Baden Powell

20071006_aquile.jpgL’ esperienza scout nel periodo di clandestinità durante il fascismo raccontate dai testimoni in occasione dei 100 di fondazione del movimento di Baden Powell

Pochi lo sanno: ma durante il fascismo gli Scout hanno vissuto l’esperienza della clandestinità. "E’ il 28 marzo 1928 quando Benito Mussolini decide di sopprimere lo scoutismo. Ma già due anni prima erano iniziate vessazioni e angherie contro gli scout con maltrattamenti e sequestri, distruzioni di sedi, irruzioni in riunioni, proibizioni di manifestazioni in pubblico, dileggio sui fogli fascisti". Inizia così il ricordo di Peppino Nobili, scout che ha superato gli 80 anni e una delle figure simbolo dello scoutismo monzese nel periodo della clandestinità durato 16 anni, 11 mesi e 5 giorni, dal 1928 al 1943. La sua testimonianza, insieme a quella di Mario Brioschi, Carlo Verga, Mario Isella, sono state al centro della serata promossa dagli Scout in occasione dei 100 anni di fondazione del movimento, tenutasi in sala Maddalena. Una grande partecipazione di giovani e adulti, dal presente o dal passato Scout, riuniti per ripercorrere le tappe di un movimento che coinvolge milioni di persone in tutto il mondo.

"Il 24 aprile 1928 – racconta Mario Brioschi – festa di S.Giorgio in Arcivescovado a Milano si tenne l’ultimo raduno. Gli Scout lombardi consegnarono all’Arcivescovo le loro insegne. Un gesto simbolico, perché le Fiamme dei reparti scout non furono consegnate all’autorità civile ma a quellareligiosa". E’ così che ha inizio la resistenza Scout. Quando una sola fiamma, quella di Cesare Uccellini, non viene consegnata. Uccellini, detto Kelly, nella cripta della chiesa del S.Sepolcro chiama a raccolta il primo nucleo delle Aquile Randagie, come si chiameranno nel periodo di clandestinità, gli Scout. Si tratta di ragazzi dagli 11 ai 17 che in nome della fede e di un ideale di bene comune pronunciano la promessa Scout dichiarando così il proprio "no" netto all’iscrizione al partito fascista, no al regime.

Con lui c’è Beniamino Casati, responsabile del riparto Monza I che allo scioglimento dell’Asci (così si chiamava l’associazione) controbatte perentoriamente: "L’Asci è sciolta, l’Asci nonmuore". E’ così che i monzesi si uniscono ai milanesi nel tentativo di difendere l’esperienza Scout. L’11ottobre 1928 all’oratorio del Santissimo Redentore un gruppo di adolescenti fondano le Aquile randagie: Beniamino Casati, Aldo Mauri (che nel 1936 diventerà sacerdote), Felice Brioschi, Ermanno Barozzi, Giovanni Ermi, Vittorio Faglia, Dino Meroni.  Al gruppo dei firmatari si aggiungono Mario Brioschi, i fratelli Banfi (Camillo e Guido), Giovanni Mauri, Gianni Salzano, Mario Isella, Peppino Nobili, don Luigi Agostini.

L’educazione allo scoutismo continua negli anni del fascismo come le gite domenicali nei monti del nord d’Italia, con i campi estivi e addirittura con la partecipazione ai raduni nazionali e internazionali come il Jumboree dove gli scout milanesi e monzesi incontreranno Baden Powell.

Quando scoppia la guerra alcuni giovani partono al fronte ma sotto la divisa militare nascondono quella Scout. "Quando ricevetti la cartolina rosa – scrive uno scout in una lettera- dovetti riflettere sulla proposta di mio padre: Scappa all’estero, non darla vinta ai fascisti!". Ma dovevo pensare che la mia famiglia, come tutte in quel periodo, viveva con le tessere del pane e del resto, e ne sarebbe stata privata con la condotta di un disertore. Allora partii per dare da mangiare alla mia famiglia ed evitare il carcere a mio padre…".

Negli ultimi due anni della guerra tra il 1943 e il 1945 gli Scout operano in difesa dei rifugiati, dei militari renitenti alla leva della Repubblica di Salò, degli ebrei. Dopo il 1945 aiuteranno gli ex fascisti a sottrarsi alla rabbia della popolazione. In quel periodo, ha ricordato Mario Brioschi, sono molte le persone che vengono nascoste, rivestite, dotate di documenti contraffatti, e trasferite oltre confine. Sono i numeri a raccontare quell’esperienza: 2.166 espatriati clandestinamente,  di cui circa 1000 prigionieri, 500 disertori, renitenti ed ebrei, 100 ricercati politici,  circa 500 ricercati avvertiti in tempo e aiutati a mettersi in salvo, 3000 documenti falsificati.

Ricordi di un percorso di vita di un’associazione che ancora oggi alla domanda "Perché si fa Scoutismo? Risponde "Per fare degli Scout, cioè un tipo ben specifico di uomini che si differenzia dagli altri per impostazione educativa e scelte di vita". 

Le manifestazioni in città per festeggiare i cento anni del movimento continuano. Domenica 14 ottobre, ore 16, nel Duomo di Monza una Santa messa della memoria e del ringraziamento.

Il 27 e 28 ottobre, alle 14, all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano convegno nazionale dell’Agesci a cura della rivista Servire dal titolo: "100 anni di scoutismo: l’educazione dei giovani continua".

Infine 16 novembre, ore 21, al teatro Villoresi letture e improvvisazioni sulla vita scout dal titolo "Serata d’onore per Stephe".