Vitiello bacchetta il “pensiero debole”

17 febbraio 2009 | 16:00
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Vitiello bacchetta il “pensiero debole”

vincenzo_vitielloUn rimprovero alla filosofia di casa nostra perché troppo schiacciata sul pensiero debole di Vattimo e incapace di essere spregiudicata nell’indagine sulla verità. Ma chi non rinuncia a pensare “kata philosophiam”, può accettare di appiattirsi sul pensiero debole? Secondo Vincenzo Vitiello, la risposta è no.

vincenzo_vitielloUn rimprovero alla filosofia di casa nostra perché troppo schiacciata sul pensiero debole di Vattimo e incapace di essere spregiudicata nell’indagine sulla verità. Ma chi non rinuncia a pensare “kata philosophiam”, può accettare di appiattirsi sul pensiero debole? Secondo Vincenzo Vitiello, la risposta è no. Studioso dei filosofi dell’idealismo tedesco come Hegel, Nietzsche e Heidegger, Vincenzo Vitiello è stato il protagonista, a Brugherio, dell’ultimo appuntamento di “Abitatori del Tempo”: il ciclo di incontri voluto da Gigi Ponti e dalla Provincia di Monza che sta portando in Brianza le voci più alte della fiosofia contemporanea.

Vicenzo Vitiello ha affrontato in modo profondo e da un punto di vista laico i temi della fede cristiana nell’era contemporanea, collaborando con teologi come Bruno Forte e Piero Coda. Ha fondato la rivista di filosofia Paradosso  con Massimo Cacciari, Sergio Givone e Carlo Sini.

“In sempre più ampi settori della filosofia taliana – ha detto Vitiello – il problema della ricerca della verità viene sfuggito perché vi è il sospetto che sotto vi sia la tanto vituperata metafisica, accusata di imporre una verità precostituita. L’accusa resta quella di Vattimo, ovvero che al fondo dell’affermazione di un vero assoluto vi sia la volontà di potenza”.

E allora? “E allora – ha obiettato il filosofo – siamo giunti a un paradosso: proprio il pensiero debole si è imposto con estrema forza. E così oggi manca una filosofia spregiudicata che abbia il coraggio di indagare sulla verità”.

In realtà, secondo Vitiello è necessario tornare a una filosofia capace di lavorare per le persone. E cioè di un pensiero che scopra una verità capace di avere a cuore l’individuo. Proprio come diceva Kierkegaard.

“Proprio così – ha detto il docente universitario –  Il filosofo danese, a 23 anni, scriveva: la verità è per me. Non è espressione di soggettivismo, questa, ma di una verità che si prende a cuore l’individuo. Kierkegaard semantizza l’essere in modo nuovo come inter- esse, cioè una verità in cui l’io sia importante. E questo avviene con il cristianesimo, perché Cristo si prende a cuore la mia persona e suscita un rapporto di amore con l’uomo. Qui c’è la differenza tra Socrate e Cristo: il filosofo greco metteva sì in crisi i suoi interlocutori sofisti, ma Cristo va a cercare le persone”.

E’ necessario che il sospetto antimetafisico della filosofia laica sia superato. Il cristianesimo può illuminare il buio dei nostri tempi.

Venerdì 20 febbraio alle 21, il prossimo appuntamento di “Abitatori del tempo” con il filosofo Edoardo Boncinelli al Teatro Nuovo (via San Gregorio, 25) ad Arcore.