Mariani: “Fare la Provincia non vuol dire tagliare i ponti con il mondo”

È presidente del B7, il gruppo ristretto dei sindaci che contano; è uno dei leader indiscussi della Lega Nord briantea. E dal maggio 2007 è di nuovo sindaco di Monza, dopo esserlo già stato per due anni dal 1995 al 1997. Marco Mariani, classe 1957, è anche uno dei padri nobili della Provincia di Monza e Brianza: la casa comune di tutti i brianzoli che nascerà ufficialmente dopo l’elezione – il 6 e 7 giugno – del primo presidente targato MB.
È presidente del B7, il gruppo ristretto dei sindaci che contano; è uno dei leader indiscussi della Lega Nord briantea. E dal maggio 2007 è di nuovo sindaco di Monza, dopo esserlo già stato per due anni dal 1995 al 1997. Marco Mariani, classe 1957, è anche uno dei padri nobili della Provincia di Monza e Brianza: la casa comune di tutti i brianzoli che nascerà ufficialmente dopo l’elezione – il 6 e 7 giugno – del primo presidente targato MB.
Sindaco Mariani, la Provincia di Monza è a un passo dalla nascita. Lei ci credeva che alla fine la Brianza ce l’avrebbe fatta a diventare autonoma?
“Per me la Provincia di Monza è sempre stata una condicio sine qua non. Ci ho sempre creduto fin dal 1994, quando l’autonomia della Brianza era un ideale per pochi sognatori. Penso a Walter Fontana, a Carlo Edoardo Valli e a Renato Cascella, a Raffaele Della Valle e a Piergiorgio Borgonovo. Ora tutti salgono sul carro del vincitore: ma a quei tempi, eravamo solo noi della Lega – e pochi altri – a credere alla possibilità di una Brianza autonoma da Milano”.
Provincia vuol dire solo autonomia, separazione? In un mondo dove con un clic si può arrivare dappertutto, non le sembra un pensiero anacronistico?
“Ma chi lo ha detto? Autonomia per noi della Lega significa prima di tutto riuscire a essere padroni a casa nostra. Vuol dire impedire che altri da lontano ci tolgano il diritto di autodeterminarci. Aggiungo che nessuno come chi ci vive può avere a cuore un territorio. Detto questo, io sono d’accordo con Gigi Ponti quando dice che la Provincia è una grande occasione per ‘fare rete’. I comuni per la prima volta grazie alla Provincia hanno smesso di lavorare al singolare e hanno iniziato a pensare in grande. E Monza è riuscita a dare vita ad alcuni grandi progetti territoriali che sarebbero stati impensabili se la prospettiva non fosse diventata di respiro provinciale. La Provincia all’orizzonte ha allungato il nostro sguardo”.
Ma allora è proprio vero che con Milano taglieremo i ponti?
“Nient’affatto. Con Milano e con la Lombardia abbiamo in comune grandi progetti strategici per lo sviluppo del nostro territorio: penso alla Pedemontana, a un sistema di metropolitana leggera che colleghi la Brianza a Milano, alla difesa dell’aeroporto di Malpensa, al rilancio dell’economia. È grazie alla Provincia però che la Brianza ha ottenuto il diritto di sedere alla pari con gli altri grandi interlocutori dopo decenni in cui noi non contavamo proprio niente. Guardi: io non ce l’ho con Milano, che è l’unica vera metropoli d’Italia”.
Però Milano ha accettato l’autonomia della Brianza con un certo mal di stomaco?
“Lo credo bene: la Brianza con il 20% della popolazione ha il 40 per cento della ricchezza. Monza è una delle locomotive economiche d’Europa. Perdere la Brianza vuol dire perdere una fetta importante di economia. Forse, la parte più solida e performante. Non è poco”.
E i gioielli di famiglia? Che cosa potrà fare per esempio la Provincia MB per il rilancio di Villa Reale a Monza?
“Villa Reale potrà diventare una delle grandi vetrine di Expo 2015. Questa dimora non ha solo uno straordinario valore culturale, ma è anche una potenziale slot machine economica. Può diventare la Reggia della Venaria della Lombardia”.
La Provincia riuscirà a salvare il suo più grande e prestigioso primato: il Gran Premio di Monza?
“Mi aspetto che tutte le forze politiche prendano posizione con forza in difesa del nostro autodromo. A Parte Ponti, che però è all’opposizione, solo Massimo Zanello e Paolo Grimoldi, della Lega Nord, hanno preso posizione? Non ho sentito invece levarsi voci importanti in Forza Italia e in An. E questo mi addolora”.
Lei ha un pregio che anche gli avversari le riconoscono: è un politico che parla chiaro. Da dove le viene questa “eccessiva” sincerità?
“Dal fatto che io non ho problemi di cadreghino. Nel 2012 non mi ricandiderò più. Ecco perché posso permettermi di parlare nell’interesse della città di Monza e dei brianzoli”.