
Quattro arresti per bancarotta fraudolenta. Firmati dagli uomini della Guardia di Finanza di Monza. E’ finito così l’affaire Cinamercato Brianza: forse la più imponente operazione di tutti i tempi messa in campo dalla malavita cinese, dalla camorra napoletana e dalla ‘ndrangheta calabrese per mettere le mani sul territorio e sull’economia della Brianza.
Quattro arresti per bancarotta fraudolenta. Firmati dagli uomini della Guardia di Finanza di Monza. E’ finito così l’affaire Cinamercato Brianza: forse la più imponente operazione di tutti i tempi messa in campo dalla malavita cinese, dalla camorra napoletana e dalla ‘ndrangheta calabrese per mettere le mani sul territorio e sull’economia della Brianza. Un gigante golia bloccato dall’ostinazione di un piccolo sindaco, Carlo Fossati di Muggiò, e dalla sua cocciuta fiducia nella legalità.
L’obiettivo era fin troppo chiaro: trasformare una delle più moderne multisala d’Italia in un immenso megastore di merce cinese a basso costo. Una miniera d’oro. L’operazione era riuscita perfettamente a Napoli e in parte a Roma, dove Cinamercato Napoli e Cinamercato Roma si sono trasformate in slot machine capaci di fatturare milioni di euro in spregio a ogni regola e legalità. E invece in Brianza è finita con le manette.
In carcere sono finiti Felice Zaccaria, già titolare della fallita Tornado Gest, la srl che aveva costruito il multisala Magic Movie Park al parco Grugnotorto di Muggiò; sua moglie Aldina Stagnati; l’imprenditore originario di Vibo Valentia Saverio Lo Mastro; e il re dell’import-export cinese Song Zichai, il discusso faccendiere cinese che da un giorno all’altro aveva trasformato il multisala in un centro commerciale “Made in China”. A chiedere le ordinanze di custodia cautelare, firmate dal gip monzese Giovanni Gerosa, è stato il sostituto procuratore del Tribunale di Monza, Gerardo Baggio, titolare dell’inchiesta sul fallimento della Tornado Gest. Ma le ordinanze di custodia cautelare in carcere erano di più, addirittura sei. Il numero cinque della lista arrestato dalle Fiamme Gialle si chiama Stefano Firmano, ed è considerato dagli inquirenti soltanto una testa di legno, utilizzato come prestanome per alcune operazioni contabili illecite. Il numero sei, invece, è ancora uccel di bosco: si tratta di un altro cinese, Chen Honglai, il fedele cognato di Song Zichai. Sparito in Cina.
Se i tre italiani dovranno rispondere dell’accusa di bancarotta fraudolenta, i due cinesi sono invece accusati di truffa ed estorsione nei confronti dei circa 150 commercianti cinesi che avevano tentato di avviare le loro attività tra gli stand pagati a caro prezzo ricavati nei sotterranei del Magic Movie Park, e chiusi subito dopo per la mancanza di ogni autorizzazione.
La sporca vicenda del multisala di Muggiò risale agli inizi degli anni Novanta. Il Piano regolatore vigente a Muggiò autorizzò la costruzione di un multiplex nelle aree verdi del Parco del Grugnotorto. Il costruttore era Felice Zaccaria, con la sua Tornado Gest. Inutili le proteste: le oltre 2.500 firme raccolte per bloccare tutto, restarono lettera morta. Nel 1998 la Regione emendò il Prg togliendo la possibilità di edificare.
Il Comune accettò la nuova versione del Prg, ma il privato ricorse al Tar. E vinse. L’anno dopo il Piano di lottizzazione fu approvato e fu firmata la Convenzione fra Regione, costruttore e Comune. Partirono i lavori. Nel 2004 fu firmata una nuova convenzione, che prevedeva 10mila metri al piano interrato e 2.450 metri di spazi commerciali. Nel gennaio 2005, Zaccaria inaugurò il cinema. Il 28 gennaio iniziarono ufficialmente le proiezioni e neppure in tutte le 15 sale; il 28 luglio il Magic Movie Park chiuse per fallimento.
Si presentò la prima cordata cino-napoletana. E acquistarono tutto staccando un assegno da 50 milioni di euro. Arrivò Song Zichai e il suo progetto di Cinamercato, clonato da Roma e Napoli. E arrivarono i primi commercianti cinesi. I napoletani intuirono subito che la Brianza non era Napoli. E abbandonarono la partita. Subentrarono i calabresi Saverio Lo Mastro e Rocco Cristello, ucciso sotto un fuoco di fila di piombo davanti alla sua villa di Verano Brianza. Nel 2006 vennero ritirate le autorizzazioni per il cinema. E nel gennaio 2007, il Tribunale di Monza dichiarò il fallimento della Tornado.
E pensare che in Brianza si voleva creare una nuova Chinatown: un super quartiere dagli occhi a mandorla da 1200 appartamenti nella frazione della Taccona di Muggiò, capace di far impallidire via Paolo Sarpi a Milano. E ora invece anche il cinema delle meraviglie, il modernissimo Magic Movie Park, è ridotto a uno scatolone di cemento che cade a pezzi, avvolto tra macerie e rifiuti, nel verde del parco Grugnotorto.
{xtypo_rounded_left2}Tutti i misteri di Song O cinese
A Napoli Song Zichai “o’ Cinese” lo conoscevano bene. Visto che nel 2002 era riuscito a portare al fallimento anche una squadra di calcio campana, la Palmese, che aveva comprato in serie C annunciando in pompa magna la serie A in quattro anni. E a Napoli ancora ricordano la Maradona Night del 2003, quando Zichai aveva affittato lo stadio San Paolo annunciando un concerto di Gigi D’Alessio alla presenza del Pibe de Oro. Ovviamente, a biglietti ormai venduti, non si vide nessuno. Se l’operazione Cinamercato Brianza resta avvolta nel mistero, ancora più enigmatica è la figura del faccendiere cinese Song Zichai: l’uomo che in questa sporca faccenda ci ha messo la faccia. Per riuscire ad arrestarlo, gli uomini della Guardia di Finanza, sono dovuti andare a cercarlo fino a Napoli: la città dove aveva fatto fortuna e dove aveva trovato rifugio fuggendo dalla Cina dove era stato condannato a morte per bancarotta fraudolenta. Figlio di un contadino analfabeta, 44 anni, Song Zichai era arrivato in Italia nel 1995, con un passaporto falso. Tre anni più tardi Song Zichai, sulla cui testa pende un ordine di cattura internazionale emesso dall’autorità giudiziaria di Pechino, venne arrestato dalla Polizia di Roma. A salvarlo fu l’associazione “Nessuno tocchi Caino”, che si oppose all’estradizione. Zichai fu scarcerato e si dedicò all’import-export di merce cinese. All’ombra del Vesuvio fece fortuna inaugurando nel 1995 il Cinamercato Napoli, un colosso dell’abbigliamento a basso prezzo: un’impresa capace di fatturare 10 milioni di euro all’anno. Lo stesso modello tentò di esportarlo prima a Roma poi a Muggiò. Ma con ben diversa fortuna.{/xtypo_rounded_left2}