
Un capolavoro famosissimo: la sinfonia 41 «Jupiter» di Mozart. E una partitura dimenticata riportata alla luce: la Missa Defunctorum di Paisiello. Un direttore di statura mondiale: Riccardo Muti. E un’orchestra di giovani talenti: la Cherubini. Una Provincia che nasce si affida al fascino antico della musica. E nasce un grande evento.
Un capolavoro famosissimo: la sinfonia 41 «Jupiter» di Mozart. E una partitura dimenticata riportata alla luce: la Missa Defunctorum di Paisiello. Un direttore di statura mondiale: Riccardo Muti. E un’orchestra di giovani talenti: la Cherubini. Una Provincia che nasce si affida al fascino antico della musica. E nasce un grande evento.
Qualcosa di grande è avvenuto martedì sera – 23 giugno – nel Duomo di Monza. Per la prima volta la Brianza ha ospitato una serata di grande musica. Sembrava di essere al Teatro alla Scala. O a Salisburgo, a Lucerna, nella sala d’oro del Musikverein di Vienna o alla Philharmonie di Berlino. E invece eravamo nel cuore della Brianza. Un momento straordinario di crescita culturale è stato possibile grazie alla Provincia di Monza e a «Le prime della Villa Reale».
Riccardo Muti ha offerto a Monza il meglio del suo più recente repertorio replicando lo stesso programma che aveva eseguito solo pochi giorni fa al Festival di Pentecoste di Salisburgo: uno degli appuntamenti più prestigiosi nel panorama mondiale della musica d’arte, voluto da Herbert von Karajan per eseguire grande musica sacra. Non c’era dunque una sede più appropriata dello splendore inconciliabile del gotico-barocco del Duomo di Monza per ospitare questo straordinario concerto.
Una autentica sorpresa è stata la Missa Defunctorum di Giovanni Paisiello. Difficile capire per quale motivo una musica tanto deliziosa sia rimasta sepolta per tanto tempo nel chiuso delle biblioteche. E c’è solo da augurarsi che il Maestro Muti la registri traendone un Cd e che questa partitura rinata possa avere il successo che merita. Colpisce in queste note come Paisiello non si faccia mettere in soggezione dal carattere funebre della liturgia. Al contrario il compositore salentino riesce a insufflare, perfino tra le note di un brano che affronta il tema grave della morte, qualcosa della bellezza leggiadra e del calore del sole di Napoli che riversa con ispirata vena melodica nelle sue opere buffe. Riccardo Muti anche ieri sera ha confermato di avere una profonda consonanza spirituale con i compositori del Settecento napoletano e l’inconfondibile «cantabilità» mediterranea della sua direzione lo rende un interprete insuperabile in questo repertorio.
E che cosa se non «musica sacra» è in fondo anche la Sinfonia 41 Jupiter di Wolfgang Amadeus Mozart? Il gesto di Riccardo Muti si è gettato tra le armonie celesti di questa «divina» partitura sfoderando al tempo stesso la compattezza tonica di un muscolo in tensione e la leggerezza del volo, lo spessore di uno scavo interpretativo che si è approfondito nel corso dei decenni e la cura per il dettaglio, la rifinitura e la bellezza del suono. Un’esecuzione perfetta – se possibile – di un capolavoro che è sempre un difficile banco di prova anche per un interprete dell’esperienza di Muti, e da lui eseguito come oggi nessun direttore vivente sa fare.
Un Duomo di Monza pieno come non mai ha tributato dieci minuti di applausi a Riccardo Muti, all’Orchestra Cherubini, al soprano Beatriz Diazn e al mezzosoprano Anna Malavasi. Ad ascoltare c’erano il sindaco di Monza Marco Mariani, i rappresentanti di Confindustria e Camera di Commercio e di Monza e Brianza e delle maggiori istituzioni provinciali. E davvero tantissimi appassionati. E a giudicare dal calore degli applausi ben si può dire che la Brianza si è innamorata di Riccardo Muti.