Vivere a Milano? Per un single di 30 anni costa 500 euro in più che a Palermo

13 agosto 2009 | 09:38
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Vivere a Milano? Per un single di 30 anni costa 500 euro in più che a Palermo

E poi li chiamano «bamboccioni». Un single di 30 anni – con il suo stipendio medio di circa 1.050 euro al mese – non è in grado di sopravvivere da solo a Milano. Neppure facendo i salti mortali. A rivelarlo è un’indagine della Camera di commercio di Monza e Brianza. Le spese per un mese trascorso nella metropoli lombarda ammontano a 1323 euro: quasi 500 euro in più di quanto spende un coetaneo che tenta l’«avventura» di mettere su casa a Palermo.

E poi li chiamano «bamboccioni». Un single di 30 anni – con il suo stipendio medio di circa 1.050 euro al mese – non è in grado di sopravvivere da solo a Milano. Neppure facendo i salti mortali. A rivelarlo è un’indagine della Camera di commercio di Monza e Brianza. Le spese per un mese trascorso nella metropoli lombarda ammontano a 1323 euro: quasi 500 euro in più di quanto spende un coetaneo che tenta l’«avventura» di mettere su casa a Palermo.

Al sud – va detto – gli stipendi medi dei 30enni sono molto più bassi:  circa 630 euro al mese. Ma un giovane meridionale che va a vivere da solo riesce a spendere «solo» 861 euro. Il divario del costo della vita tra Nord e Sud dunque ancora una volta fa la differenza. E si rivela decisivo soprattutto per i «Tanguy all’italiana» che vogliono affrancarsi dalla sottana di mamma. Se un mese di «vita da single» a Monza costa 1064 euro al mese e a Bergamo 1021, a Palermo e a Bari è possibile cavarsela con molto meno: 861 e 874 euro. Fa eccezione Napoli, dove i 1054 euro al mese necessari per sbarcare il lunario sono paragonabili al costo della vita di un comune medio del Nord Italia.

Tra impieghi precari e costo della vita elevato dunque la vita della «generazione mille euro» è dura. Molto dura. Ma questa non è una novità. Se – conti alla mano – nessun 30enne ce la fa a mantenersi da solo, ecco pronta all’uso la soluzione «all’italiana»: a salvare i giovani dalla bancarotta e ad aiutarli ad arrivare alla fine del mese – con buona pace dei sogni di autonomia – ancora una volta sono le famiglie. Che – spesso e volentieri – ogni mese forniscono ai propri figli, anche dopo che se ne sono andati di casa, un «aiutino»: 267 euro a Milano, 127 euro a Monza, 107 euro a Bergamo, 228 euro a Palermo e 424 euro a Napoli. E quando papà e mamma non ci saranno più? Meglio vivere alla giornata e non pensarci.

E dire che l’indagine della Camera di commercio di Monza ha fatto i conti su uno stile di vita tutto «casa e lavoro» e mettendo in conto ben pochi grilli per la testa oltre la pura sopravvivenza: il caffè al bar (0,84 euro), il quotidiano (1), il pasto in pizzeria (9,85), la cena a casa (5,1), il viaggio di andata e ritorno con i mezzi pubblici (2) per andare al lavoro. Spese vive che comportano un esborso di circa 20 euro al giorno, 600 euro al mese (528 a Palermo, 496 a Bari, 561 a Monza, 551 a Bergamo, 581 a Napoli). Tempo libero e spese straordinarie escluse.

Ma è l’affitto della casa il «colpo di scure» che abbatte in modo drastico il tenore di vita: a Milano affittare un piccolo appartamento da 35 metri quadrati costa 723 euro e incide per quasi il 54,8% del bilancio familiare. A Palermo invece anche in questo caso si spende molto meno: 333 euro, con un’incidenza sulle spese di circa il 38,8%. Affitti un po’ più contenuti anche a Monza (502 euro), Bergamo (470), Bari (378) e Napoli (472). Sono in difficoltà economiche perfino i circa 25mila piccoli imprenditori under 30 attivi in Lombardia (216mila in Italia). Ed è in particolare per loro che il presidente della Camera di commercio di Monza, Carlo Edoardo Valli, ha lanciato un appello: «La vera priorità sono i giovani, a partire da quelli che fanno impresa. In un momento di crisi, non ci sono solo i giovani precari dipendenti ma anche i giovani precari imprenditori».