
Ci si arriva tra ragli di asini e opere d’arte, immersi in un’insospettabile Brianza che, in poco meno di 1000 metri dall’uscita della Milano-Lecco, cede improvvisamente il passo a colline e distese incolte.
Ci si arriva tra ragli di asini e opere d’arte, immersi in un’insospettabile Brianza che, in poco meno di 1000 metri dall’uscita della Milano-Lecco, cede improvvisamente il passo a colline e distese incolte.
Il ristorante Lear, di Briosco, stella Michelin, offre «una location decisamente esclusiva», come specifica Alessio Scotti, neogestore della struttura, che aggiunge, «Lear racconta una filosofia di vita, oltre la fisicità degli spazi e delle strutture». Un locale ai confini della metafisica, verrebbe da pensare, caro ai lettori di Luis Borges e di Julio Cortazar, in uno splendido connubio di creatività e palato; tutto questo, certo, ma anche di più.
«La Fondazione Rossini, – spiega Scotti – proprietaria degli immobili e delle opere d’arte esposte, nasce in memoria di Pietro Rossini, figlio di Alberto, prematuramente scomparso nel 1989. Alberto è un imprenditore e collezionista d’arte lombardo che ha costituito una notevole raccolta di pittura e scultura contemporanea e le ha rese fruibili per i clienti del ristorante. Artisti del calibro di Martini, Rambelli, Pomodoro, Viani, Andreotti, Dietman, Arman e Oppenheim».
L’obiettivo della Fondazione è divenire il trade d’union tra cultura imprenditoriale lombarda e arte, promuovendo il proprio parco, il padiglione espositivo e il polo museale, tutti siti adiacenti al ristorante.
E la cucina? «Tradizionale rivisitata in chiave moderna, il menu viene rinnovato ogni 20 giorni a discrezione del nostro chef, – conclude Scotti – la nostra cantina è a prova di intenditore, come, del resto, l’intera esperienza Lear».
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