Monza, diatriba GP: Grimoldi attacca. «A Roma chi ci guadagna?»

Non accenna a placarsi la polemica, ormai anche politica, relativa alla diatriba Monza-Roma sulla questione Gran Premio. Se da una parte, Monza e i politici monzesi, con in prima linea il presidente della provincia nostrana, Dario Allevi, il deputato leghista Paolo Grimoldi e buona parte dei colleghi padani, non accennano alla minima apertura nei confronti della corsa capitolina, dall’altra è il deus ex-machina del progetto Gp di Roma, Maurizio Flammini, a ostentare sicurezza e a snocciolare accordi più o meno ufficiali con il patron del circus motoristico, Bernie Ecclestone.
Non accenna a placarsi la polemica, ormai anche politica, relativa alla diatriba Monza-Roma sulla questione Gran Premio. Se da una parte, Monza e i politici monzesi, con in prima linea il presidente della provincia nostrana, Dario Allevi, il deputato leghista Paolo Grimoldi e buona parte dei colleghi padani, non accennano alla minima apertura nei confronti della corsa capitolina, dall’altra è il deus ex-machina del progetto Gp di Roma, Maurizio Flammini, a ostentare sicurezza e a snocciolare accordi più o meno ufficiali con il patron del circus motoristico, Bernie Ecclestone.
Ed è proprio Grimoldi, con una nota, a sferrare l’ennesimo e mediatico attacco a Flammini. «Ogni giorno il Gp di Roma – si legge nel comunicato stampa del deputato lombardo – taglia il suo traguardo: e ogni giorno, come fossero trofei del ridicolo, si accumulano scandali e scoperte preoccupanti. Dopo le rivelazioni di Ecclestone, che ha sbugiardato Flammini rivelando che non esiste nessun contratto per la gara all’Eur, oggi leggiamo con piacere la denuncia dei Comitati dell’Eur. Oltre ai particolari già rivelati da noi, scopriamo che il progetto urbanistico-sportivo di Flammini parte da una richiesta di 25.000 metri quadri di SUL (superficie utile lorda) di edifici privati in variante di piano regolatore per sostenere finanziariamente il progetto della Formula 1 all’ Eur. Non solo, si parla anche di 26 milioni per il ponte alle Tre Fontane, senza dimenticare l’interramento della Cristoforo Colombo, la rimozione di marciapiedi, il rifacimento dell’asfalto, l’abbattimento di alcune centinaia di piante. Eppure Alemanno vuole andare avanti, perché? Perché imbarcarsi in questa avventura scellerata e assolutamente privatistica? Chi ci guadagna? A parte le cifre donate da Flammini, a cui ormai non crede più nemmeno Pinocchio, Alemanno dica quanto guadegnerà Roma e soprattutto quanto spenderà: una volta fatte queste ammissioni, noi vigileremo. Certo è che così facendo l’esordio di Roma capitale non è dei più cristallini».