L’ex presidente del Calcio Monza, Stefano Salaroli, si confessa: «La prossima volta meglio soli, che…»

26 gennaio 2011 | 23:05
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L’ex presidente del Calcio Monza, Stefano Salaroli, si confessa: «La prossima volta meglio soli, che…»

stefano_salaroliSono passati ormai due mesi dal “terremoto” che ha azzerato il Consiglio d’Amministrazione dell’Associazione Calcio Monza Brianza 1912. La squadra è affondata al penultimo posto del Girone A del campionato di Prima Divisione e in società non si colgono segnali di discontinuità, di volontà di voltare pagina.

stefano_salaroliSono passati ormai due mesi dal “terremoto” che ha azzerato il Consiglio d’Amministrazione dell’Associazione Calcio Monza Brianza 1912. La squadra è affondata al penultimo posto del Girone A del campionato di Prima Divisione e in società non si colgono segnali di discontinuità, di volontà di voltare pagina.

Prova ne è che mancano pochi giorni al termine del mercato “di riparazione” e si registra solo l’arrivo in prestito dal Varese del centrocampista Alessandro Gambadori e l’ingaggio dell’attaccante 35enne Fabio Vignaroli, fermo da 13 mesi. A mente fredda l’ex presidente Stefano Salaroli ha voluto raccontarci in esclusiva come la nuova proprietà si è insediata al centro sportivo Monzello e perché il progetto che aveva convinto le amministrazioni comunale e provinciale a sostenere i neoinquilini di via Ragazzi del ’99 sta mestamente naufragando.

Chi la coinvolse nel progetto di acquisizione del Monza e quando?

Salvo Zangari (l’ex consigliere delegato al settore giovanile, ndr) nel dicembre 2008. Ci conosciamo da quando i nostri figli giocavano assieme nei Pulcini dell’Inter. Due anni fa la sua società Essezeta era tra gli sponsor del Monza. Dopo aver parlato con l’allora presidente Giambattista Begnini in merito alla possibilità di rilevare il club, Zangari mi propose di far parte di questo progetto, che metteva in primo piano il potenziamento del settore giovanile. Lo accettai e nel giro di poche settimane fu firmata la lettera d’intenti. A inizio primavera 2009, però, ci venne consigliato (dai politici locali, ndr) di prendere contatto con un gruppo, che faceva riferimento a Clarence Seedorf (centrocampista olandese del Milan ora componente di punta del Comitato tecnico biancorosso, ndr), anch’esso interessato ad acquistare il Monza. Ci fu suggerito di confrontarci con loro per valutare la possibilità di unire le forze. Così conoscemmo Massimiliano Rossi (l’amministratore delegato dimessosi lo scorso settembre, ndr), Giuseppe Rizzello (il responsabile della sicurezza e sviluppo infrastrutture, ndr), Aldo e Pierangelo Mainini (rispettivamente ex consigliere ed ex vicepresidente, ndr).

Riscontrammo identità di vedute, anche se loro avevano una progettualità più ampia, una visione internazionale: basti pensare all’idea di realizzare un centro servizi medico-sportivo. Nonostante quello che si disse allora, eravamo molto uniti. Non è che ci furono divergenze nelle scelte del nuovo direttore sportivo e dei nuovi allenatori: semplicemente ciascun gruppo aveva dei nomi da proporre. Se l’allenatore della prima squadra Roberto Cevoli proposto da Marco Ferrante (membro del Comitato tecnico, ndr) ebbe la meglio, per esempio, su Rodolfo Vanoli, allora tecnico della Primavera dell’Udinese, “sponsorizzato” da Rossi, al contrario invece quest’ultimo la spuntò per il “diesse” con Vincenzo Tridico (l’alternativa era il dirigente brianzolo dell’Udinese, Riccardo Guffanti, ndr). Col “mister” uscente Giuliano Sonzogni ci fu solo un colloquio, ma non lo ritenemmo adatto ad allenare una squadra di giovani com’era nelle nostre intenzioni costruire.

Insomma, per un po’ ha regnato l’armonia… E poi?

Nel dicembre 2009 è esploso un conflitto d’attribuzioni, sugli spazi decisionali all’interno della società. Anche se il nostro gruppo deteneva la carica di presidente con me, nel Cda il nostro 49% valeva sempre due voti e il loro 51% sempre tre. Insomma, anche per le decisioni di minima importanza la volevano sempre vinta loro. Ci trattavano come se avessimo l’1%. E così a metà gennaio 2010 abbiamo deciso di ridurre la nostra quota azionaria al 12%.

A proposito di quote, chi sono esattamente i proprietari del Monza?

Poco prima dell’acquisizione del club fu costituita la PaSport, una holding che rilevò la totalità delle azioni del Monza. La PaSport era di proprietà per il 51%, appunto, di Resquadro (società di Rizzello, Rossi e altri con quote minori, ndr) e per il 49% di Zangari che, poco dopo l’acquisto, coinvolgendo quattro o cinque amici, divise il pacchetto tra OneSport e DGI HdP. Resquadro, invece, cedette subito il suo pacchetto a ON Champions development (“progetto gestito da ON International, società costruita sull’esperienza di Seedorf” si legge sul sito internet ufficiale, ndr). L’anno scorso le società facenti riferimento a Zangari sono uscite da PaSport. Attualmente Zangari detiene il 12% del Monza a titolo personale.

Il Monza fa parte del gruppo internazionale Soccer After a capo del quale c’è la Soccer After All, società che ha sede nel paradiso fiscale delle Isole Vergini Britanniche: chi sono i finanziatori?

Fino a quando ero presidente, se non ricordo male, erano due olandesi e uno statunitense.

Era stato riconfermato presidente nonostante rappresentasse solo il 12% del club. Perché?

Penso perché comunque era stato apprezzato il lavoro che avevo svolto.

Poi la situazione è degenerata, giusto?

Ciò è avvenuto perché a nessuno è stato mai spiegato cosa si intendeva per Comitato tecnico. All’inizio era molto meno invasivo: tra comitato e allenatore della prima squadra c’era solo un confronto pressante. I problemi per Cevoli sono iniziati a gennaio-febbraio 2010, quando qualcuno ha iniziato a imporgli scelte di formazione, che lui non sempre ha attuato. Purtroppo, pur avendo io consolidato un ottimo rapporto con tecnico e giocatori, rappresentando solo il 12% della società la scorsa estate non sono riuscito a “salvarlo” dall’esonero, anche se poi, con l’accettazione da parte sua di una buonuscita, la cosa si è risolta con una rescissione consensuale del contratto.
Insomma, il Comitato tecnico ormai era diventato una realtà virtuale che faceva da schermo alla realtà “reale”, che era quella di una persona, Seedorf, che accentrava a sé ogni potere decisionale riguardante la prima squadra e che lo esercitava lontano da Monza tramite dei meri esecutori materiali dei suoi voleri: Ferrante, Tridico e di recente anche l’allenatore in seconda Vito Tammaro.
Essendo le informazioni inviate da Seedorf di seconda, terza o quarta mano, potevano subire l’infiltrazione di interessi più o meno trasparenti, così come le informazioni di ritorno. Ferrante, per esempio, almeno finché ero presidente, aveva interessi in conflitto con quelli della società essendo non ufficialmente procuratore di parecchi giocatori. Un sistema del genere presenta logiche e dinamiche simili a quelle di un “sistema totalitario”.
Il primo allenatore di questa stagione, Alessio De Petrillo, pur essendo stato scelto dal gruppo che fa riferimento a Seedorf (una decisione che già mi aveva portato al limite delle dimissioni), è anch’egli rimasto vittima di un’incomprensione, di un equivoco sul ruolo del Comitato tecnico, che ha contribuito a fargli perdere il polso della situazione. Poi non nego che io ho avuto un ruolo importante nella decisione di interrompere il rapporto di lavoro con lui. Dopo alcune settimane di traghettamento da parte della coppia formata da Tammaro e Riccardo Monguzzi ho quindi pensato di portare all’ordine del giorno del Cda la scelta di congelare il comitato: un gesto di rottura e provocatorio.

La risposta che è arrivata il 17 novembre non poteva lasciarmi indifferente: mi sono dimesso assieme all’altro consigliere di minoranza e, e questo dovrebbe far riflettere, al vicepresidente che è l’avvocato di Seedorf. La conseguenza è stata la decadenza del Cda e dunque la nomina di un nuovo Consiglio. Mi dispiace per come si sono messe le cose anche dal punto di vista dei risultati: sono convinto che la maggiore o minore compattezza della società incida fortemente sui risultati.

Ha più parlato con Seedorf?

L’ultima volta è stato di persona lo scorso 29 ottobre a Milano. Abbiamo avuto uno scambio di vedute: lui continuava a ripetere che la situazione non era grave…

Se potesse tornare indietro di due anni starebbe lontano dal Monza? E’ pentito della scelta fatta?

No. Convincerei Zangari a lasciar perdere Resquadro e ad andare avanti nella trattativa d’acquisto da soli.