Monza, la cassazione conferma la condanna all’ergastolo per Caporali

Nazareno Caporali rimarrà in carcere per tutto il resto della sua vita. La sentenza espressa giovedì sera dalla Corte di Cassazione non lascia dubbi; il 47enne broker ha ucciso sua moglie e lasciato che il loro bambino di soli sette anni la trovasse cadavere, la mattina del 26 dicembre 2006.
Nazareno Caporali rimarrà in carcere per tutto il resto della sua vita. La sentenza espressa giovedì sera dalla Corte di Cassazione non lascia dubbi; il 47enne broker ha ucciso sua moglie e lasciato che il loro bambino di soli sette anni la trovasse cadavere, la mattina del 26 dicembre 2006.
Erano le sette e trenta del mattino quando un’ambulanza si è fatta largo nel vialetto di villa Radice, al confine con Cinisello Balsamo ed a pochi metri dai capannoni della Radice Eliche, colosso industriale famoso nel mondo per la produzione di eliche per navi e barche, di cui Lorena Radice, all’epoca 43enne, era manager insieme al padre, allo zio ed ai cugini.
Il corpo della donna, coperto dal piumone ed in posizione prona, era privo di vita, con un sacchetto di plastica in testa. “Si è uccisa” gridava la voce della madre al telefono con il 118, ma dai primi rilievi, poi confermati dagli esami dei R.I.S di Parma, emersero prove secondo cui Lorena non si era uccisa. Dopo alcuni mesi di indagini, coordinati dalla Procura di Monza, emerse un quadro ben diverso da quello che la famiglia Radice si sarebbe aspettata. Lorena era morta perché soffocata da un sacchetto di plastica premuto contro la sua bocca e dopo essere stata colpita diverse volte in tutto il corpo. Nel luglio del 2007 suo marito, Nazareno Caporali, è stato arrestato perché principale indagato per l’omicidio della moglie. Le sue parole, anche attraverso il suo legale Raffaele Della Valle, sono sempre state le stesse “sono innocente”. Le prove a suo carico però, la lite furibonda avuta la notte di Natale 2006 con Lorena dopo essere stato scoperto traditore, decine di conversazioni coniugali registrate da Caporali che ha definito la moglie “depressa e malata”, e le perizie scientifiche sul luogo del delitto, hanno detto il contrario.
Alla tesi dell’omicidio volontario e premeditato ha creduto sia la Corte D’Assise che l’Appello ed in ultimo, ieri, anche la Cassazione. Con la condanna definitiva, Nazareno Caporali ha perso anche la patria potestà, ed i suoi figli dovrebbero presto essere definitivamente affidati ai nonni materni, con i quali vivono ormai da due anni.