Lambro, tra virtù e vizi di 100 chilometri di fiume. Ecco lo studio

Il Lambro settentrionale non se la passa bene, ma nemmeno troppo male. È questa l’estrema sintesi dello studio (oltre 400 pagine) commissionato da Regione Lombardia e che per sei mesi ha visto un’equipe di naturalisti, idrobiologi e ingegneri della Fondazione Lombardia per l’Ambiente ‘pedinare’ con scrupolo i 97 chilometri dell’asta in questione.
Il Lambro settentrionale non se la passa bene, ma nemmeno troppo male. È questa l’estrema sintesi dello studio (oltre 400 pagine) commissionato da Regione Lombardia e che per sei mesi ha visto un’equipe di naturalisti, idrobiologi e ingegneri della Fondazione Lombardia per l’Ambiente ‘pedinare’ con scrupolo i 97 chilometri dell’asta in questione.
Qualità delle acque, integrità delle sponde, pulizia dell’alveo, ricchezza e varietà dei pesci e habitat naturale circostante sono state le caratteristiche prese in esame, per una ‘cartella clinica’ che, attraverso una legenda di immediata comprensione, tornaconta lo stato di salute del fiume nostrano.
«L’obiettivo – ha chiarito Emiliano Ronzoni, presidente del Parco Regionale della Valle del Lambro – è coinvolgere tutte le istituzioni per stendere un ‘contratto di fiume’ che rappresenti il primo passo per risanare il Lambro, un fiume esausto, aldilà della Lombarda Petroli e del resto».
Il tratto di fiume oggetto dell’analisi è stato, conseguentemente, colorato su una cartina; a ogni colore è corrisposto un ‘voto’ redatto dallo studio. Il colpo d’occhio, nell’insieme, vede prevalere le colorazioni gialle, che riportano a un giudizio ‘mediocre’ o ‘mediocre-scadente’. Non mancano, tuttavia, le aree verdi, e quindi ‘buone’, come, del resto, quelle arancioni e rosse, ‘scadenti’ e ‘pessime’.
Tra le zone virtuose, dove il fiume è in ottimo stato, la parte nei dintorni del lago di Pusiano e del lago di Alserio, la fascia di Triuggio e alcuni tratti del Rio Pegorino; nella lista nera, invece, per quanto concerne la provincia monzese, i dintorni di Carate Brianza e Monza.
Ma non sono le acque il principale problema del nostro fiume, bensì l’habitat circostante, compromesso dall’erosione del territorio e dalla cementificazione che ha caratterizzato la Brianza, degradando l’ecologia e la natura limitrofa del corso d’acqua.
Le analisi compiute, attraverso un innovativo sistema che include l’applicazione dell’Iff (Indice di funzionalità fluviale), hanno consentito, come spiegato dai relatori, «di comprendere le reali potenzialità del fiume, le relative riqualificazioni del sistema e le priorità d’intervento».
Regione Lombardia e il Parco della Valle del Lambro stanno per avviare un nuovo modello di Governance del fiume, basato sul ‘sottobacino’. Nel caso del Lambro settentrionale, il ‘sottobacino’, che termina a Monza (rispecchia la competenza del Parco della Valle del Lambro, ndr) permetterà di risolvere le criticità prima dell’immissione del fiume nel sistema metropolitano milanese, dove «le logiche di intervento diventano più complesse e di maggiore impegno risolutivo».