8 marzo, grazie per le mimose. Ma le donne sognano il lavoro e non i fiori

Che un figlio fosse inversamente proporzionale all’occupazione femminile, lo si sapeva già da tempo. E non servono statistiche per capire che una donna lavora meno di un uomo. Quello che, però, colpisce è che l’Italia è uno dei Paesi europei dove per una donna, fra i 25 e i 54 anni, con pargoli al seguito, è più difficile lavorare. Messa peggio c’è solo Malta. Lo rivela un’indagine dell’Eurostat.
Che un figlio fosse inversamente proporzionale all’occupazione femminile, lo si sapeva già da tempo. E non servono statistiche per capire che una donna lavora meno di un uomo. Quello che, però, colpisce è che l’Italia è uno dei Paesi europei dove per una donna, fra i 25 e i 54 anni, con pargoli al seguito, è più difficile lavorare. Messa peggio c’è solo Malta. Lo rivela un’indagine dell’Eurostat.
E a livello locale la situazione non cambia di molto. A Monza l’età media delle donne che diventano madri è aumentata a 33,35 da 32,19 anni, mentre il tasso di fecondità, ovvero il numero medio di figli per donna, si è abbassato a 1,188. Secondo l’Istat: «Nel centro-nord il figlio unico si configura come modello familiare emergente. In realtà la maggioranza delle donne aderisce idealmente a un modello familiare che prevede la nascita di due figli, dando conto della difficoltà di realizzare il progetto riproduttivo prefissato. I problemi di conciliazione lavoro-famiglia incidono sull’esistenza di questo scarto tra figli desiderati e figli avuti».
Oggi si festeggia l’8 marzo, ma le donne al posto delle mimose sognano il lavoro.
«Bisogna rafforzare le reti istituzionali e informali a sostegno della famiglia – ha sottolineato Mina Pirovano, presidente del Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Monza e Brianza – Purtroppo il 10% degli imprenditori crede ancora che la maternità riduca la produttività femminile. È necessario creare una rete a supporto delle donne lavoratrice, concedere con maggiore facilità il part-time e adottare formule nuove di flessibilità. In poche parole mettere la donna nella condizione di organizzarsi il lavoro, l’organizzazione è un istinto femminile naturale».
«Ripartiamo insieme dalle donne normali – ha affermato l’onorevole brianzola Alessia Mosca (Pd) – Quelle che ogni giorno si sobbarcano il doppio impegno famiglia-lavoro. Quelle che un lavoro non riescono a trovarlo, pur volendo mettere a frutto il loro talento. Proviamo a voltare pagina. Abbiamo l’occasione di farlo con il progetto di legge per l’introduzione di quote rosa nei Cda delle società quotate che, all’esame di Palazzo Madama, potrebbe indirizzarsi verso una rapida approvazione».
Più ottimista l’assessore alle Pari opportunità, Martina Sassoli. «I grandi passi in avanti si sono compiuti negli ultimi 5/6 anni – ha dichiarato – Sono positiva, mi fa piacere che temi come conciliazione e famiglia siano diventati un argomento d’attualità. Ma ad una condizione: che le politiche di genere siano affrontate non solo dalle donne, ma anche dagli uomini».