Cernusco. Pestato a sangue perché di colore. Aggressione ad un monzese (Video)

Hanno tentato di ucciderlo. Non c’è altro modo per definire quello che è successo a Kelly M. congolese, che a soli 24 anni ha già vissuto un’odissea di sofferenza e coraggio senza eguali. Lunedì, poi, l’episodio che lo ha messo sotto i riflettori, l’aggressione, in seguito ad un diverbio di lavoro, solo perchè lui è uno «sporco negro».
Hanno tentato di ucciderlo. Non c’è altro modo per definire quello che è successo a Kelly M. congolese, che a soli 24 anni ha già vissuto un’odissea di sofferenza e coraggio senza eguali. Lunedì, poi, l’episodio che lo ha messo sotto i riflettori, l’aggressione, in seguito ad un diverbio di lavoro, solo perchè lui è uno «sporco negro».
Ha perso la famiglia durante la guerra civile in Congo, ha attraversato l’Africa e dalle coste della Libia nell’agosto del 2006 è approdato a Lampedusa, dopo un lungo viaggio di 20 giorni in barca, durante il quale molti suoi compagni di traversata non ce l’hanno fatta. Una volta in Italia, la tanto sognata terra di opportunità, la storia tra mille difficoltà, tra la voltà di studiare l’italiano di notte e di lavorare di giorno, non ha un lieto fine, anzi, lunedì 6 Kelly subisce un’aggressione a sfondo razziale, punitiva.
{youtubejw}RfCTS9xvbBw{/youtubejw}
La depressione e lo sconforto per il torto subito lo si legge sul volto di Kelly e lo si sente nel tono della sua voce quando racconta il fatto. Tutto è cominciato sabato 5 marzo quando alla fine della sua giornata lavorativa presso la Terdeca Spa di Cernusco sul Naviglio, assunto con contratto interinale, il giovane congolese si è recato nello spogliatoio per cambiarsi e ha lasciato alcune orme sul pavimento. Un suo collega addetto alle pulizie non ci ha pensato due volte ed si è rivolto a lui rimproverandolo e alla risposta di Kelly «di non averlo fatto apposta» sono volati di risposta insulti pesanti «sporco negro, voi negri puzzate tutti, tornate nella foresta…». Lunedì la situazione è precipitata: il collega addetto alle pulizia si è avvicinato e gli ha intimato «sei un uomo morto». Poche ore dopo, fuori dall’azienda le minacce si sono trasformate in fatti, in pestaggio. All’ora di pranzo Kelly come sempre è uscito dall’azienda ma alla mensa non ci è mai arrivato: circondato da quattro uomini, scesi da due macchine, lo hanno prima insultato e poi picchiato con calci e pugni al volto costringendolo a chiedere scusa al collega italiano, uno dei quattro aggressori si è dichiarato essere il figlio dell’addetto alle pulizie. Prima di lasciarlo andare l’hanno minacciato di non presentare denuncia altrimenti poteva considerarsi un uomo morto.
Tutto questo è accaduto davanti allo sguardo di alcuni colleghi che probabilmente intimoriti hanno scelto di non dire nulla. Dopo il pestaggio Kelly è rientrato in fabbrica ed è stato soccorso dal direttore che ha chiamato l’ambulanza e ha avvertito i carabinieri. In ospedale non hanno riscontrato fratture, ma un trauma contusivo e uno stato di choc. Il giovane è stato dimesso con sette giorni di prognosi.
L’ufficio migranti della Cgil di Monza e Brianza ha chiesto l’intervento del funzionario Fiom Cgil di Gorgonzola che è andato in fabbrica per sottolineare la gravità del fatto. L’azienda per il momento ha sospeso l’uomo coinvolto per cinque giorni, ribadendo che Kelly è sempre stato un ragazzo ineccepibile e che se vuole può riprendere il lavoro anche subito. L’addetto delle pulizie invece di difendersi dalle accuse è andato dal delegato dei sindacati, rincarando le sue minacce di morte. «Kelly si è sempre comportato bene è stato seguito dal nostro servizio migranti per perfezionare la sua pratica (di rifugiato politoca ndr) e ha anche collaborato all’ufficio fiscale del nostro sindacato, è diplomato e ora sta andando all’università serale» – conferma Maurizio Laini segretario generale della Cgil MB.
Kelly ha sporto denuncia presso il commissariato di Monza, città dove vive, ma le ferite, quelle dell’anima non si sono ancora sanate: resta tanto dolore per le troppe ingiustizie che la vita gli ha riservato. «Per me è veramente troppo, non ce la faccio più, tornerò comunque a lavorare anche se so che sono in pericolo, tanto se mi uccidono non ha importanza. Se l’agenzia mi offrirà un altro lavoro lo accetterò» – conclude così il suo racconto Kelly. «La preoccupazione che resta è comunque tanta soprattutto per l’incolumità del ragazzo. Speriamo la giustizia faccia il suo corso e punisca severamente gli aggressori» – precisa il sindacalista.