Centro giardinaggio di Desio, sabato il giorno della verità per 62 lavoratori

D-day in arrivo per il caso garden di Desio? Sembrerebbe di sì. Sabato mattina è previsto un summit fra le due parti – Comune e proprietà – sotto il coordinamento del Prefetto di Monza. Missione speciale: trovare l’accordo per sanare la situazione di illegalità, salvaguardando i 62 lavoratori che da dieci giorni sono nel panico per il rischio di rimanere a casa.
D-day in arrivo per il caso garden di Desio? Sembrerebbe di sì. Sabato mattina è previsto un summit fra le due parti – Comune e proprietà – sotto il coordinamento del Prefetto di Monza. Missione speciale: trovare l’accordo per sanare la situazione di illegalità, salvaguardando i 62 lavoratori che da dieci giorni sono nel panico per il rischio di rimanere a casa.
La base di partenza è il piano approntato dal Comune, che prevederebbe una media struttura di vendita da 2.500 metri distaccata dai 1.000 metri sempre rimasti aperti (essendo gli unici autorizzati) e altri 2.500 metri di soli magazzini, non accessibili alla clientela. Clientela che, copiosa, continua ad affluire presso la struttura da tutta la Brianza, rimanendo a bocca aperta di fronte ai sigilli che chiudono i 7.000 metri abusivi.
Il titolare accetterà? Sarà disposto a realizzare i lavori necessari per riorganizzare spazi e funzioni del mega complesso? I lavoratori (che stanno raccogliendo le firme di solidarietà dalla gente) e il Comune sono fiduciosi, mentre qualcuno, in città, paventa il rischio che il proprietario alla fine decida di mollare tutto e chiudere, mantenendo però i diritti edificatori sull’area.
Il dibattito continua a imperversare, con qualcuno come l’ex candidato sindaco di Lombardia Autonoma Claudio Fiore, che chiede addirittura un consiglio comunale aperto sulla questione. E un altro ex candidato sindaco, Davide La Greca, di Lega Italia, sta riflettendo in maniera organica sull’intricata vicenda: “La volontà di cambiamento potrà trasformarsi in fatto concreto solo se si riuscirà a definire un minimo comun denominatore, costituito dall’insieme dei principi e dei valori che potrebbero essere definiti “Livelli Essenziali di Democraticità” (L.E.D.) – sostiene -. Per dare un segnale di vera svolta, sarebbe sufficiente, applicando il solo buonsenso, non adottare mai alcuna decisione al di sotto di quella soglia minima rappresentata da legalità, trasparenza, solidarietà, etica, morale, solo per citarne alcuni. Il solco, così tracciato, consentirebbe di rendere la politica amministrativa “sostenibile” tanto sotto il profilo delle risorse impiegate che dei risultati ottenuti”.
“In caso contrario – prosegue il giovane coordinatore del gruppo politico – se si continuasse sulla strada della “partigianeria-a-tutti-i-costi”, ci troveremmo dinanzi ad un copione già conosciuto: maggioranza ed opposizione interessati alla soluzione di problemi contingenti, funzionale a ritorni elettorali più o meno immediati. È questo l’atteggiamento che serve o non è, piuttosto, un modus operandi riferibile ad una Seconda Repubblica agonizzante?”. Uno dei tanti interrogativi che pendono sulla vicenda. Almeno fino a lunedì quando le parti dovrebbero comunicare l’esito, che ci si augura positivo, del vertice.