La montagna lombarda e le sue comunità”: rafforzare i servizi pubblici locali, potenziare le infrastrutture, valorizzare il patrimonio naturale

Il rafforzamento dei servizi pubblici locali, la tutela del patrimonio boschivo, la valorizzazione del nuovo tessuto sociale delle comunità locali e la necessità di potenziare le infrastrutture sono alcuni dei punti fondamentali su cui si dovranno concentrare le politiche regionali montane.
Il rafforzamento dei servizi pubblici locali, la tutela del patrimonio boschivo, la valorizzazione del nuovo tessuto sociale delle comunità locali e la necessità di potenziare le infrastrutture sono alcuni dei punti fondamentali su cui si dovranno concentrare le politiche regionali montane.
E’ quanto è emerso oggi in un convegno promosso dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale lombardo che si è tenuto nell’Aula consiliare di Palazzo Pirelli. Il seminario ha preso spunto dalla ricerca realizzata in collaborazione con Ersaf intitolata “La montagna lombarda fra fragilità e potenzialità: dati quantitativi, analisi di casi emblematici e prospettive”, che fa riferimento a una indagine conoscitiva svolta sul territorio montano attraverso gli strumenti del focus group e del questionario e che ha coinvolto direttamente otto Comuni montani lombardi selezionati sui 534 presi in esame (i Comuni lombardi sono 1536): si tratta di Oltressenda Alta (BG), Pasturo (LC), Roncola (BG), Pertica Alta (BS), Ornica (BG), Magreglio (CO), Val Rezzo (CO) e Tartano (SO).
“Bisogna rafforzare i legami sociali e i collegamenti esistenti tra luoghi di vita e luoghi di lavoro montani –ha detto il Presidente del Consiglio Davide Boni, che ha introdotto e chiuso i lavori della mattinata- consapevoli che serve una nuova regia pubblica orientata ad accrescere le competenze locali di carattere tecnico e di approccio al mercato, con particolare riferimento all’agricoltura, al turismo, all’artigianato e ai servizi alla persona. La tenuta dei servizi pubblici –ha aggiunto il Presidente del parlamento lombardo- costituisce l’elemento centrale per il mantenimento della popolazione in loco e ci obbligano a una riflessione attenta sui tagli alla spesa pubblica che costituiscono una vera e autentica “spada di Damocle” per i nostri territori montani”. In conclusione il Presidente Davide Boni ha evidenziato come la tutela e il recupero dell’ambiente montano e del patrimonio boschivo e agrosilvopastorale non può essere affidato ai soli Comuni, ma necessita di un supporto significativo anche da parte degli Enti di governo superiori, evidenziando come in questo senso Regione Lombardia abbia già avviato alcuni progetti sperimentali come quello in corso in Alta Valle Seriana per la disinfestazione dal bostrico, insetto che sta attaccando e divorando intere porzioni di boschi caratterizzati da abeti maturi.
Con un approccio originale, la ricerca presentata oggi mette al centro della riflessione le reali possibilità di inversione del processo di spopolamento e invecchiamento, che costituisce il rischio principale della fascia montana. Come ha evidenziato il sociologo Aldo Bonomi, alla fine degli anni Settanta nella fascia pedemontana e nei fondovalle si è assistito ad uno sviluppo crescente di insediamenti di capannoni commerciali e industriali, che ha creato contraccolpi pesanti nei piccoli paesi alpini, con la chiusura dei piccoli esercizi e il venir meno di numerosi servizi essenziali, complice un pendolarismo verso il basso in progressiva crescita. “Il luogo di lavoro ha prevalso su quello di residenza e ha causato un costante spopolamento delle zone alpine –ha evidenziato Bonomi- ma ora stiamo assistendo a un processo inverso: la qualità dell’acqua, i boschi, l’ambiente, le risorse naturali sono quei valori che stanno rendendo nuovamente appetibili i luoghi montani, complice una crescita del turismo incentrata sul micro e sul bello e non più sul consumo di massa”.
“E’ per questo motivo –gli ha fatto eco il presidente dell’Ersaf Roberto Albetti- che le politiche pubbliche devono oggi sostenere maggiormente realtà come quelle agricole e gli alpeggi mantenendole sul posto e consentendo loro di essere competitive in loco, puntando anche sulla valorizzazione di filiere naturali come quella del legno che sta interessando in modo sempre maggiore le nostre montagne. Occorre una rinnovata attenzione culturale al tema della montagna –ha concluso Albetti- consapevoli che la ricerca ha evidenziato una realtà molto diversificata, a macchia di leopardo, per la quale serviranno quindi politiche differenziate”.
Sulle infrastrutture ha puntato l’indice il presidente della Commissione Affari Istituzionali Sante Zuffada, che ha coordinato il dibattito conclusivo al quale hanno preso parte anche i Consiglieri regionali Angelo Costanzo (PD) e Giorgio Puricelli (PdL): “Potenziare e migliorare la rete infrastrutturale è una condizione essenziale per consentire il mantenimento dei servizi e arrestare lo svuotamento demografico –ha detto Zuffada-: solo se l’accessibilità al fondovalle sarà facilitata e resa più veloce, i luoghi alpini torneranno fortemente appetibili potendo vantare una migliore qualità di vita”. Per Mario Barboni (PD) “la fascia pedemontana, le cosiddette terre di mezzo, devono riscoprire una nuova dimensione: non più territori per creare solo occupazione e lavoro, ma collante e cintura attrezzata a favorire il collegamento rapido tra l’area di pianura industrializzata e l’area montana dove le caratteristiche naturali rendono sempre più apprezzabile la residenza a dimensione familiare”.
Nel corso della mattinata Albino Gusmeroli, ricercatore del Consorzio Aaster, ha coordinato la tavola rotonda a cui hanno partecipato i rappresentanti dei comuni di Tartano (SO), Pertica Alta (BS), Pasturo (LC), Roncola (BG) e alcuni membri del Comitato per la Montagna.