Scambio di persona, incubo di 8 mesi per uno Spagnolo. Salvo grazie a un carabiniere di Monza

Ha rischiato di impazzire negli otto mesi trascorsi in carcere per uno scambio di identità e con una condanna a 15 anni per Narcotraffico. A salvarlo e scagionarlo, riparando all’errore dei colleghi di qualche anno fa, è stato un carabiniere di Monza.
Ha rischiato di impazzire negli otto mesi trascorsi in carcere per uno scambio di identità e con una condanna a 15 anni per Narcotraffico. A salvarlo e scagionarlo, riparando all’errore dei colleghi di qualche anno fa, è stato un carabiniere di Monza.
Nato e cresciuto in Spagna, professione osteopata, coniugato e padre di due ragazzini, il 17 aprile 2009 Jose’ Vincent Piera Ripoll era nel suo studio, nel suo paese, quando o carabinieri italiani e i colleghi spagnoli, sono andati ad arrestarlo per narcotraffico. Per un attimo ha creduto ad uno scherzo, Jose’, ma la voglia di scherzare gli è passata non appena gli hanno messo le manette ai polsi per portarlo in Italia e rinchiuderlo nel carcere di Opera, dove avrebbe dovuto scontare 15 anni di galera, per essere stato riconosciuto come uno dei più grandi trafficanti di droga della Colombia. Ripoll è stato accusato, processato e condannato come un latitante, senza averlo nemmeno saputo, ma a nulla sono valsi i suoi tentativi di convincere i militari di uno scambio si persona, sì un errore. A commettere il grave scambio di identità furono gli investigatori che nel 2005 erano sulle tracce di Paulo George Da Silva Sousa, alias “el Gordo”, per cui era stato diramato un ordine di cattura internazionale, insieme ad altre 134 persone. A mettere l’osteopata nei guai, una sua visita effettuata in Spagna alla moglie di M.B., un italiano coinvolto nel traffico internazionale, a cui proprio M.B. aveva in quell’occasione rubato il portafogli con il passaporto, poi passato al vero “El Gordo”. Quando i carabinieri di Monza, nel 2008, identificarono al casello di Carnagnola M.B e Sousa, partì lo scambio effettivo di persona. Nel carcere di Opera, fortunatamente per Souza, era rinchiuso anche il ladro di documenti che, una volta capito lo scambio di persona, ha cercato di scagionare lui stesso Sousa. Le difficoltà per recuperare il passaporto “modificato” ed uno originale, si rivelano difficoltose e solo grazie ad un carabiniere di Monza, S.M., è stato possibile dimostrare l’errore. Sousa, oggi libero, sarà risarcito con 85.000 euro di indennizzo per ingiusta detenzione.