L’intervista. Laura Marinaro e il suo “Avrei voluto essere padre”

«Raccontare il padre con gli occhi della madre ed essere madre con quelli del padre: è il segreto del benessere dei figli». Con questa forte affermazione parte la giornalista Laura Marinaro, autrice del libro “Avrei voluto essere padre” (Editrice Nuovi Autori, disponibile anche nella versione e-book,) con la prefazione dello scrittore e giornalista Claudio Pollastri.
«Raccontare il padre con gli occhi della madre ed essere madre con quelli del padre: è il segreto del benessere dei figli». Con questa forte affermazione parte la giornalista Laura Marinaro, autrice del libro “Avrei voluto essere padre” (Editrice Nuovi Autori, disponibile anche nella versione e-book,) con la prefazione dello scrittore e giornalista Claudio Pollastri.
Una raccolta di cinque storie incentrate sul difficile tema della separazione padri-figli che la Marinaro racconta, per questioni di privacy, in perfetto stile romanzato.
Non solo drammi irrisolti e situazioni borderline, nel libro l’autrice racconta anche una storia dai risvolti positivi in cui la separazione è vissuta senza alcun conflitto. Iscritta all’albo dei giornalisti professionisti della Lombardia dal 2008, e collaboratrice per le testate “Libero” e “Il Giorno”, da circa otto anni Laura si occupa di volontariato all’interno dell’associazione “Figli Liberi” per la tutela dei minori nelle separazioni.
Qual è stata l’idea che ha ispirato il tuo libro?
L’idea di scrivere questo libro è nata tre anni fa dalla mia personale esperienza di volontariato e dalla convinzione di quanto sia fondamentale, anche nelle separazioni tra madri e padri, il valore della “bigenitorialità”. In Italia, nove volte su dieci, il minore viene affidato alla madre e con il bimbo anche la casa. Il padre, dopo una vita di sacrifici, si ritrova senza suo figlio, un posto dove stare, e a vivere la frustrante condizione di “papà-bancomat”. Questa situazione è assurda e deve cambiare: per questo ho deciso di mettere nero su bianco alcune delle storie che ho vissuto indirettamente.
Quali sono le leggi attive nel nostro paese in tema di affido dei figli?
Attualmente in Italia esiste l’affido condiviso: una legge che troppo spesso viene disattesa dai tribunali. Nel 90% dei casi si stabilisce che la casa coniugale venga assegnata alla madre. Il padre, nella migliore delle ipotesi, può permettersi un affitto, negli altri casi è costretto a tornare dai genitori per far fronte ai vari assegni di mantenimento.
Nel libro si parla di “sequestri di Stato”, cosa si intende?
Ogni anno sono oltre 4,500 (su 32 mila totali in Italia) i minori che finiscono in comunità in Lombardia, la maggior parte dei quali su decisioni dei tribunali che spesso si basano su perizie troppo affrettate da parte degli assistenti sociali. La Lombardia è la regione con il maggior numero di comunità e minori trasferiti, ma anche quella con più separazioni. Si tratta di dati allarmanti che generano un business in tutto il paese di oltre un miliardo di euro l’anno: i minori traferiti nelle comunità costano ai comuni fino a 200 euro al giorno.
La speranza è di riuscire ad attuare la legge dell’affido condiviso e di portare fuori dai tribunali le cause di separzione così da non alimentare il circolo vizioso del “divorzificio”.