Rapporto Caritas, in Brianza il lavoro non basta più per scongiurare la povertà

Lavorare non basta più. L’ultimo rapporto della dell’Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse Caritas ha portato a galla un nuovo aspetto della povertà: il fatto di avere un impiego, di portare a casa comunque uno stipendio, non permette più di arrivare a fine mese tranquilli. Anzi, alla porta della Caritas quelli che bussano lo fanno sempre più spesso per chiedere un aiuto pur avendo un lavoro.
Lavorare non basta più. L’ultimo rapporto della dell’Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse Caritas ha portato a galla un nuovo aspetto della povertà: il fatto di avere un impiego, di portare a casa comunque uno stipendio, non permette più di arrivare a fine mese tranquilli. Anzi, alla porta della Caritas quelli che bussano lo fanno sempre più spesso per chiedere un aiuto pur avendo un lavoro.
Sono i lavoratori poveri, quelli che sopravvivono con lavoretti «part time», temporanei, e che per pagare bollette, fare acquisti al discount o pagare le spese condominiali chiedono un contributo alla Caritas. I numeri dicono che gli utenti dei centri di ascolto sono aumentati del 10,7% rispetto al 2007, l’anno prima della crisi e del 59% rispetto al 2002 e che per un quarto sono ormai italiani.
«Il lavoro è la questione centrale in tutti i dieci anni che abbiamo monitorato – ha osservato don Roberto Davanzo, direttore della Caritas -. La crisi l’ha accentuato ma ha messo in luce anche un altro aspetto del disagio: non è più sufficiente avere un’occupazione per potersi considerare al riparo dalla povertà. I “working poors”, di cui i sociologi parlano da qualche anno, sono ormai una quota, fortunatamente ancora minoritaria ma in preoccupante ascesa».
La crisi modifica la tipologia degli utenti. Nel 2010 gli uomini raggiungono il 35,8%, crescendo del 5,7% rispetto al 2007. Dopo il calo osservato nella prima metà degli anni 2000 gli italiani risalgono e arrivano a rappresentare stabilmente più di un quarto degli utenti totali (il 26,4%). Diventano sempre più minoritari, tra gli stranieri, gli irregolari il cui numero cala della metà, scendendo al 7,8%. L’occupazione continua a rimanere il bisogno prioritario riscontrato dagli operatori dei centri di ascolto, sempre sopra il 50% nell’arco di tutto il decennio. A partire dal 2007 esplode invece la questione del reddito: mentre prima della crisi riguardava poco più del 30% degli utenti, nel 2010 sono poco meno del 50% coloro che non riescono a far quadrare il bilancio familiare anche quando hanno un lavoro.
Foto: archivio MB News