Rapporto Caritas, in Brianza il lavoro non basta più per scongiurare la povertà

2 novembre 2011 | 22:02
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Rapporto Caritas, in Brianza il lavoro non basta più per scongiurare la povertà

povert-mbLavorare non basta più. L’ultimo rapporto della dell’Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse Caritas ha portato a galla un nuovo aspetto della povertà: il fatto di avere un impiego, di portare a casa comunque uno stipendio, non permette più di arrivare a fine mese tranquilli. Anzi, alla porta della Caritas quelli che bussano lo fanno sempre più spesso per chiedere un aiuto pur avendo un lavoro.

povert-mbLavorare non basta più. L’ultimo rapporto della dell’Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse Caritas ha portato a galla un nuovo aspetto della povertà: il fatto di avere un impiego, di portare a casa comunque uno stipendio, non permette più di arrivare a fine mese tranquilli. Anzi, alla porta della Caritas quelli che bussano lo fanno sempre più spesso per chiedere un aiuto pur avendo un lavoro.

Sono i lavoratori poveri, quelli che sopravvivono con lavoretti «part time», temporanei, e che per pagare bollette, fare acquisti al discount o pagare le spese condominiali chiedono un contributo alla Caritas. I numeri dicono che gli utenti dei centri di ascolto sono aumentati del 10,7% rispetto al 2007, l’anno prima della crisi e del 59% rispetto al 2002 e che per un quarto sono ormai italiani.

«Il lavoro è la questione centrale in tutti i dieci anni che abbiamo monitorato – ha osservato don Roberto Davanzo, direttore della Caritas -. La crisi l’ha accentuato ma ha messo in luce anche un altro aspetto del disagio: non è più sufficiente avere un’occupazione per potersi considerare al riparo dalla povertà. I “working poors”, di cui i sociologi parlano da qualche anno, sono ormai una quota, fortunatamente ancora minoritaria ma in preoccupante ascesa».

La crisi modifica la tipologia degli utenti. Nel 2010 gli uomini raggiungono il 35,8%, crescendo del 5,7% rispetto al 2007. Dopo il calo osservato nella prima metà degli anni 2000 gli italiani risalgono e arrivano a rappresentare stabilmente più di un quarto degli utenti totali (il 26,4%). Diventano sempre più minoritari, tra gli stranieri, gli irregolari il cui numero cala della metà, scendendo al 7,8%. L’occupazione continua a rimanere il bisogno prioritario riscontrato dagli operatori dei centri di ascolto, sempre sopra il 50% nell’arco di tutto il decennio. A partire dal 2007 esplode invece la questione del reddito: mentre prima della crisi riguardava poco più del 30% degli utenti, nel 2010 sono poco meno del 50% coloro che non riescono a far quadrare il bilancio familiare anche quando hanno un lavoro.

Foto: archivio MB News