Abolizione monogruppi in Consiglio regionale: respinta proposta di modifica al regolamento generale

Respinta con 59 voti contrari, 3 favorevoli e un’astensione la proposta di modifica del regolamento generale del Consiglio regionale che prevedeva l’eliminazione della deroga che consente la costituzione di gruppi consiliari al di sotto della soglia minima di tre Consiglieri.
Respinta con 59 voti contrari, 3 favorevoli e un’astensione la proposta di modifica del regolamento generale del Consiglio regionale che prevedeva l’eliminazione della deroga che consente la costituzione di gruppi consiliari al di sotto della soglia minima di tre Consiglieri.
«I gruppi devono essere composti da almeno tre Consiglieri –ha spiegato il presidente Davide Boni (Lega Nord), relatore del provvedimento-. Tuttavia, all’inizio della legislatura e nella sua prima costituzione, un gruppo può essere composto da un numero di Consiglieri inferiore , purchè l’elezione sia avvenuta in uno stesso gruppo di liste provinciali. Con questa nuova proposta invece –ha concluso Boni- viene meno questa condizione e si possono costituire gruppi consiliari solo se composti da almeno tre Consiglieri».
Il provvedimento era già stato esaminato dalla Giunta per il Regolamento che nella seduta del 18 gennaio aveva espresso parere contrario (a favore solo il presidente Davide Boni e il capogruppo dell’IdV Stefano Zamponi).
Nei loro interventi in Aula i Consiglieri Chiara Cremonesi e Giulio Cavalli (SEL), Elisabetta Fatuzzo (Pensionati) e Franco Mirabelli (PD) hanno motivato la loro contrarietà a questa proposta evidenziando in particolare la necessità di garantire agli elettori una rappresentanza chiara e riconoscibile laddove con il loro voto hanno contribuito a renderla concreta in sede parlamentare, nel rispetto della volontà popolare. Mirabelli e Cremonesi hanno quindi lamentato il fatto che il Presidente Davide Boni si sia prestato al gioco strumentale dell’Italia dei Valori, gruppo che aveva presentato tale provvedimento. Anche il capogruppo della Lega Nord Stefano Galli ha sottolineato come «sia sbagliato cavalcare l’onda emotiva alimentata dai mass media sul tema della riduzione dei costi della politica e come invece occorra scindere bene le questioni economiche da quelle di principio». Per il capogruppo del PdL Paolo Valentini «è necessario separare la rappresentanza democratica dal problema economico: se il problema è solo di natura economica, allora utilizziamo criteri economici e ragioniamo insieme su una diminuzione proporzionale del budget dei gruppi consiliari. Non andiamo però demagogicamente –ha concluso Valentini- a eliminare i monogruppi e chiudere spazi di espressione e rappresentanza politica fingendo di ricorrere a criteri istituzionali».
Nella sua replica il Presidente Davide Boni ha precisato come la sua posizione fosse dettata dal suo ruolo istituzionale e non dall’appartenenza politica. «In sede di conferenze nazionali –ha spiegato Boni- sono state date indicazioni ad ogni livello, da quello parlamentare regionale a quelli regionali e provinciali, affinché si proceda quanto prima con l’abolizione dei monogruppi. In quanto presidente di questa assemblea –ha aggiunto Davide Boni- ho quindi il dovere istituzionale di portare questa proposta recependo l’indicazione data e concordata in sede nazionale. L’Aula poi è sovrana e decide come sempre cosa fare nella massima libertà e rispetto delle posizioni e dei ruoli».
La Vice Presidente Sara Valmaggi (PD) ha detto invece di non essere d’accordo con la posizione del Presidente Boni, «ritenendo comunque necessario tutelare il principio della democrazia della rappresentatività espresso e contenuto anche nella Costituzione e nello Statuto regionale. La posizione del presidente Boni –ha concluso la Valmaggi- non è peraltro rispettosa della prassi democratica consolidata che su questi temi invita sempre alla ricerca e al rispetto della massima condivisione possibile».
Il capogruppo dell’Italia dei Valori Stefano Zamponi ha infine chiarito di non volere assolutamente vietare spazi di espressione e rappresentanza politica, «anche perché qui si parla solo di quattrini e non di grandi principi –ha detto Zamponi- ed è ipocrita affermare a parole di voler ridurre i costi della politica, salvo poi arroccarsi a difesa dei contributi per il funzionamento del proprio piccolo gruppo. Un esempio pratico –ha evidenziato Zamponi- è il monogruppo costituito da Filippo Penati, che costa ai cittadini lombardi circa 150mila euro in più all’anno».
Fonte: Ufficio stampa Consiglio regionale della Lombardia