
Noi italiani come sempre amiamo farci riconoscere ed essere sopra le righe: e i nostri politici non sono da meno, soprattutto se consideriamo i loro stipendi. I più alti d’Europa, con 16mila euro in media, come rivela un articolo di Corriere.it, con un distacco rispetto agli altri stipendi dell’Unione che va dal 20% al 400% in più.
Noi italiani come sempre amiamo farci riconoscere ed essere sopra le righe: e i nostri politici non sono da meno, soprattutto se consideriamo i loro stipendi. I più alti d’Europa, con 16mila euro in media, come rivela un articolo di Corriere.it, con un distacco rispetto agli altri stipendi dell’Unione che va dal 20% al 400% in più.
È il sito della funzione pubblica a contenere i dati della commissione Giovannini, che dallo scorso primo settembre è stata incaricata di redarre una mappa degli stipendi dei parlamentari italiani di camera e senato, per poterli equiparare (in teoria entro il prossimo 31 marzo, ndr) alla media europea. Al secondo posto nella speciale classifica i nostri cugini d’oltralpe con 13.500 euro di media, seguiti dai 12.600 di un deputato tedesco. Ultima ruota del carro sono gli spagnoli con “solo” 4630 euro a testa, portando la media di tutta l’Unione intorno ai 10mila euro, ovvero il 60% in meno rispetto all’Italia. Fra i parlamentari anche diversi brianzoli come il monzese Paolo Grimoldi, l’arcorese Elena Centemero, il lesmese Marco Desiderati, il nativo di Desio Renato Farina e la monzese Alessia Mosca, solo per citarne alcuni.
La commissione incaricata a redarre il documento utile affinché si possa equiparare lo stipendio dei parlamentari italiani alla media europea, guidata dal presidente dell’Istat Enrico Giovannini, ha però di fatto ammesso la poca utilità dei dati ricavati come si legge nella relazione finale, «la Commissione considera i dati contenuti del tutto provvisori e di qualità insufficiente per una loro utilizzazione ai fini indicati dalla legge». Fra le cause i tempi ritenuti troppi stretti per redarre un lavoro completo, il problema di individuazione di organismi simili a quelli esistenti in Italia e anche la difficoltà nel capire cosa andava inserito nel “trattamento economico comprensivo” e cosa andava escluso.