Osservatorio Antimafia e Comitato Beni Comuni denunciano il lato oscuro della Brianza: «Il quadro è allarmante»

Una rete dedita al malaffare, costituita da uomini politici ed imprenditori. Un intreccio d’affari e potere che affonda le unghie nel business del mattone, dell’acqua e dei servizi pubblici integrati di tutta la Brianza. Sarebbe questa la reale fotografia del territorio di Monza e Brianza, secondo l’Osservatorio Antimafia di Monza e Brianza e il Comitato Beni Comuni MB.
Una rete dedita al malaffare, costituita da uomini politici ed imprenditori. Un intreccio d’affari e potere che affonda le unghie nel business del mattone, dell’acqua e dei servizi pubblici integrati di tutta la Brianza. Sarebbe questa la reale fotografia del territorio di Monza e Brianza, secondo l’Osservatorio Antimafia di Monza e Brianza e il Comitato Beni Comuni MB.
I due organismi, dalla loro costituzione e dopo aver appreso di varie inchieste aperte dalla Procura di Monza (vedi Infinito, Face Off, Sistema Sesto e l’ultima su esponenti della politica locale, provinciale e regionale), spiegano di aver raccolto materiale sufficiente per delineare un quadro davvero allarmante. Naturalmente lo hanno consegnato ai Pm.
«Abbiamo appreso dalle inchieste della magistratura monzese di gravi illeciti commessi in molti Pgt della Brianza – dichiara Marco Fraceti (in foto) dell’Osservatorio – in molti dei quali leggiamo come attori sempre le stesse persone. Oltre che mettere mano ai Piani di Governo del Territorio, la rete di scambi di poltrone, appalti, tangenti e consulenze ha condizionato anche grandi appalti e nomine nei Cda delle aziende territoriali e dei consorzi quali Idra, Gelsia, Brianzacque, Parco delle Groane, oltre che nelle patrimoniali come Bea ed il Polo Tecnologico di Desio». L’Osservatorio fa riferimento a precisi personaggi già noti alle cronache e aggiunge: «Ponzoni, Perri, Riva e Duzioni – prosegue Fraceti – sono stati a vario titolo presenti nei Cda della società poc’anzi menzionate, sommando incarichi. La magistratura, che sta già lavorando su alcuni illeciti, secondo noi deve approfondire ed ampliare la visuale di azione: quello che secondo noi c’era, era un vero e proprio sistema, no situazioni singole».
L’Osservatorio e il Comitato, chiedono pubblicamente che, quantomeno per scrupolo, vengano sospesi il progetto del restauro della Villa Reale, Pedemontana e l’appalto per il Circolo Rifiuti di Monza.
«Sul Pgt di Monza – continuano i due grilli parlanti – Nel progetto di riqualificazione della Cascinazza è coinvolta la Marconi 2000 – la sua visura camerale denota un capitale di circa 10 milioni di euro. Un milione è suddiviso tra due soci, Gabriele Sabatini e Natalia Bassani, mentre il restante è suddiviso in altre due società, la Pubblishing Company Limited con capitale versato in Irlanda e la Vip Real Estate con capitale in Lussemburgo. Di chi sono queste società? ». Sempre riferendosi al Pgt, un altro nome non convince l’Osservatorio e il Comitato «L’Architetto Alberto Strada, di Sicem srl, è la firma del progetto per la riqualificazione della Cascinazza – dichiara Biagio Cardillo (in foto a destra), del Comitato – non è dubbia la sua posizione, dato che è stato intercettato nell’inchiesta Tenacia e amministratore della Perego General Contractor di Ivano Perego?». Sempre rimanendo in tema di architettura, anche in Pedemontana qualcosa non quadrerebbe secondo loro: «L’architetto Raffaele Sarno, coinvolto nell’inchiesta Penati per tangenti ed appalti, è stato uomo di punta della Milano-Serravalle – spiega Biagio Cardillo – lo stesso Sarno ha messo del suo anche in Pedemontana. Essendoci ancora aperta un’inchiesta, forse sarebbe il caso di sospendere i lavori e analizzare con cura il progetto».
Sul Bando per l’appalto della gestione della Villa Reale, Osservatorio e Comitato sostengono sarebbe bene rivedere il meccanismo, dopo la sentenza della Corte dei Conti Regionale che ha attestato un incongruo compenso per la gestione appalti a Italiana Costruzioni (il 6% invece del 2.3%). Non da ultimo, Osservatorio e Comitato si sono soffermati su Ianomi (infrastrutture Acqua Nord Milano), e le sue implicazioni in Brianza. Ianomi possiede tubi ed impianti per il servizio idrico sparsi in mezza Brianza, tra cui anche il depuratore di Varedo «Assunti in Ianomi c’erano Attilio Vetrano e suo figlio – prosegue Cardillo – entrambi sono stati arrestati perché legati a Vincenzo Mandalari (indagine Infinito, riconosciuto boss dell’Ndrangheta capo della Locale di Bollate n.d.r). Solo per questa ragione, andrebbe tutto esaminato. In aggiunta, vi era un piano per l’interramento del depuratore di Varedo. Come luogo era stato scelta l’area ex SNIA, di proprietà di Marconi 2000 (sono sempre i soliti nomi che tornano)».