Antimafia e Comitato Beni Comuni: rivelazioni scottanti sul disastro Lombarda Petroli

La chiusura indagini per il disastro “Lombarda Petroli”, 2.600 tonnellate di idrocarburi ed olii combustibili sversati nel Lambro esattamente due anni fa, è firma ancora fresca. I pm rinvieranno probabilmente a giudizio i titolari del sito di stoccaggio e due loro dipendenti ma, per l’Osservatorio Antimafia Monza e Brianza ed il Comitato Beni Comuni, qualcosa non quadra ancora.
La chiusura indagini per il disastro “Lombarda Petroli”, 2.600 tonnellate di idrocarburi ed olii combustibili sversati nel Lambro esattamente due anni fa, è firma ancora fresca. I pm rinvieranno probabilmente a giudizio i titolari del sito di stoccaggio e due loro dipendenti ma, per l’Osservatorio Antimafia Monza e Brianza ed il Comitato Beni Comuni, qualcosa non quadra ancora.
“Sappiamo che le indagini della magistratura hanno scavato a fondo nella questione – dichiara Marco Fraceti, dell’Osservatorio – trovando i fratelli Tagliabue colpevoli di aver dichiarato meno olii combustibili di quanti erano realmente stoccati”. Secondo gli inquirenti sarebbero stati loro, per evitare di essere scoperti e dover pagare l’iva evasa fino a fallire, ad aver favorito lo sversamento inquinante nel Lambro, con la complicità di alcuni dipendenti. I due fratelli però, negano ogni coinvolgimento nel disastro. “Competenti e da decenni nel mestiere, i Tagliabue avrebbero dovuto sapere che le fognature non avrebbero mai retto la mole di olii – prosegue Fraceti – esistono altre realtà che avrebbero avuto tutto l’interesse a far saltare definitivamente la Lombarda acquisendone i terreni e, non da meno, a ricavarci molto denaro dalla bonifica del fiume devastato dalla macchia nera”.
Accuse pesanti, quelle mosse dai due organismi di vigilanza, deputati ad osservare e comunicare tempestivamente ad istituzioni ed inquirenti i propri sospetti, se supportati da evidenze o prove. L’area della ex Lombarda Petroli, dal 2005 era oggetto del progetto Ecocity, una cittadella da 400mila metri quadrati suddivisa in area industriale, commerciale, e residenziale di pregio, circondata da un parco da 80mila metri quadrati. Il disastro ecologico potrebbe però aver messo in pericolo il progetto, già rallentato dal mancato accordo definitivo con i Tagliabue “Dal nostro punto di vista – commenta Biagio Cardillo, Comitato Beni Comuni MB – non bisogna sottovalutare il giro di affari che ruota attorno alle bonifiche, agli introiti che storicamente questi appalti portano alla malavita organizzata”.
Saranno ovviamente i magistrati a dover valutare eventuali riscontri con le osservazioni dei due organismi “Le avvisaglie della presenza dei soliti noti, della rete sui già si è indagato, ci sono – conclude Fraceti – In un’intercettazione telefonica, nella maxi inchiesta Ponzoni e soci emerge un’inquietante conversazione tra Massimo Ponzoni e l’imprenditore Addamiano, all’indomani del disastro Lombarda Petroli. Il politico ha informato l’imprenditore della sua prossima nuova candidatura, chiedendogli un urgente incontro per decidere le aziende che avrebbero dovuto occuparsi della bonifica del sito. In altre conversazioni di quei giorni, Ponzoni ha detto ad Addamiano che gli sarebbe bastato chiamare e lui sarebbe arrivato”.