Successo per la serata al Villoresi: il Calcio Monza fa il tutto esaurito

20 marzo 2012 | 22:04
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Successo per la serata al Villoresi: il Calcio Monza fa il tutto esaurito

calcio-monza-Allenatori-e-genitori- il- dialogo- è- vincenteSuccesso per la serata organizzata ieri dall’Associazione Calcio Monza Brianza 1912 in collaborazione con il periodico Il Nuovo Calcio: la platea del Teatro Villoresi era quasi piena per ascoltare i relatori invitati all’incontro sul tema “Allenatori e genitori: il dialogo è vincente”. E’ stata un’importante occasione di approfondimento della tematica del rapporto tra la figura del genitore e quella dell’allenatore sportivo, al fine di seguire insieme il percorso educativo e di crescita dei ragazzi, sia come atleti che come individui completi.

calcio-monza-Allenatori-e-genitori- il- dialogo- è- vincenteSuccesso per la serata organizzata ieri dall’Associazione Calcio Monza Brianza 1912 in collaborazione con il periodico Il Nuovo Calcio: la platea del Teatro Villoresi era quasi piena per ascoltare i relatori invitati all’incontro sul tema “Allenatori e genitori: il dialogo è vincente”. E’ stata un’importante occasione di approfondimento della tematica del rapporto tra la figura del genitore e quella dell’allenatore sportivo, al fine di seguire insieme il percorso educativo e di crescita dei ragazzi, sia come atleti che come individui completi.

L’incontro, moderato da Michele Di Cesare, direttore de “Il Nuovo Calcio”, ha avuto come ospiti Renzo Ulivieri, direttore della Scuola Allenatori di Coverciano e presidente dell’Associazione Italiana Allenatori, Paolo Piani, segretario del Settore tecnico e direttore del Centro Tecnico di Coverciano, Isabella Croce, psicologa dello sport, Don Alessio Albertini, segretario della Commissione Sport della Diocesi di Milano, Gianluca Andrissi, direttore tecnico dell’Ac Monza Brianza 1912, e Vincenzo Iacopino, capitano della prima squadra dell’Ac Monza Brianza 1912.

Proprio dall’esperienza di quest’ultimo ci si è addentrati nell’argomento. “Fortunatamente – ha raccontato “Iaco” – da bambino i miei genitori hanno voluto che pensassi solo a divertirmi. Mi hanno seguito, consigliato, ma senza mai farmi pressioni di alcun tipo”.

Ulivieri ha quindi suddiviso gli allenatori in categorie: “Un conto è allenare gli adulti e un conto è allenare i giovani. E anche allenare i giovani dovrebbe essere diverso tra le società di élite e le altre. Purtroppo non sempre è così, ma abbiamo già fatto molto per correggere le situazioni per cui certi allenatori di base volevano imitare quelli delle grandi squadre. Invece a quel livello bisogna pensare alla crescita umana del ragazzo, all’insegnamento dei valori sportivi. Comunque i genitori hanno il dovere il sapere che allenatore hanno per il figlio e che ambiente ‘respira’. Per esempio – ha concluso con un divertente aneddoto – io cambiai il prete che indottrinava mia figlia perché trasmetteva messaggi che non condividevo: premiava chi finiva prima dei test facendolo uscire anzitempo dall’oratorio”.

Per Don Albertini “è necessario far capire a tutti coloro che stanno vicini ai ragazzi che solo pochi di loro faranno dello sport un lavoro. Oggi come oggi è già una conquista che un ragazzo arrivi al campo per faticare. Lasciamolo fare, non mettiamogli pressione. Se chiedete a un giovane perché lo fa, vi risponderà quasi sicuramente che gli piace giocare a pallone. Quel ‘giocare’ è fondamentale. Deve avere qualcuno che gli stia vicino per permettergli di giocare, dunque di divertirsi”.

Piani ha snocciolato alcune cifre significative: “Secondo una recente statistica, su 500mila ragazzi fra gli 8 e i 16 anni solo il 2 per mille arriva a giocare in Serie A e lo 0,6 per cento al professionismo. Sono numeri che dovrebbero far capire ai genitori quanto sia difficile che il loro figlio possa trasformare il calcio in un lavoro. Invece si assiste a episodi sconcertanti, come quello venuto alla luce attraverso un’intercettazione telefonica disposta dalla Procura di Torino riguardo a un’indagine sul doping, nella quale una madre di una nuotatrice di 15 anni diceva: ‘Mia figlia deve vincere, non può arrivare seconda. Vengo subito da lei a fare una scorta di fiale'”.

Secondo la psicologa Croce “bisogna far capire innanzitutto ai figli quali siano i loro limiti, che a volte serve anche da molla per farglieli superare. E’ successo a diversi campioni. E comunque anche i dirigenti devono aiutare i genitori in questo compito”.

Andrissi ha affermato che “negli ultimi anni sono stati fatti passi in avanti nella formazione dei tecnici. Di allenatori sprovveduti non ne esistono più. A livello personale, pur allenando da diversi anni, sono in crisi con mia figlia, dunque capisco le difficoltà dei genitori nel rapporto coi figli che praticano sport. Quest’anno nel Monza ho incontrato personalmente tutti i genitori dei giocatori delle giovanili. Siccome lo ritengo un approccio fondamentale ho deciso che lo rifarò ogni quattro mesi”.

A proposito di casi personali, Ulivieri ha rivelato che nella società toscana con la quale collabora ha “introdotto la figura del dirigente-genitore, cioè ai genitori chiedo a turno di svolgere mansioni da dirigente”.

Iacopino ha “visto ragazzi con qualità tecniche migliori delle mie smettere di giocare a causa delle pressioni dei genitori. Era significativo che le loro più belle prestazioni avvenivano nelle trasferte più lontane, dove non erano seguiti da papà e mamma. Venendo a tempi più recenti, ho notato che i ragazzi delle ultime generazioni non hanno tanta voglia di fare sacrifici. Questo ha comportato l’introduzione di regole non scritte per tenere unito lo spogliatoio. Io e gli altri ‘anziani’ della squadra cerchiamo di dare il buon esempio ai più giovani”.

Piani ha aggiunto che “l’educazione alle regole bisognerebbe insegnarla ai ragazzi anche costringendoli a fare contemporaneamente i giocatori e gli arbitri, come avviene in Francia fino ai 16 anni”.

L’ultima frase a effetto è di Andrissi: “I settori giovanili in Italia sono malati a causa della ricerca esasperata dei risultati. Io abolirei i titoli regionali e magari anche gli scudetti nazionali”.