Nuovi investimenti per Ikea in Brianza, ma per l’unione artigiani….

Ha fatto molto notizia, soprattutto per il periodo economico che stiamo passando, la notizia diffusa circa una settimana fa di Ikea Italia, di spostare una parte della propria produzione di mobili dalla Cina all’Italia, con una conseguente ricaduta occupazionale di circa 2500 posti di lavori. Un annuncio che però, secondo l’unione artigiani della provincia Monza e Brianza, “non è tutto oro”.
Ha fatto molto notizia, soprattutto per il periodo economico che stiamo passando, la notizia diffusa circa una settimana fa di Ikea Italia, di spostare una parte della propria produzione di mobili dalla Cina all’Italia, con una conseguente ricaduta occupazionale di circa 2500 posti di lavori. Un annuncio che però, secondo l’unione artigiani della provincia Monza e Brianza, “non è tutto oro”.
L’annuncio dato da Lars Petterson, Ad di Ikea Italia, è arrivato in concomitanza con l’apertura del Salone internazionale del mobile di Milano: 24 i nuovi fornitori nazionali selezionati e circa un miliardo di euro per queste aziende italiane che vanno a sostituire le forniture cinesi.
«In momenti drammatici per l’economia e i bilanci delle nostre società – commenta il presidente dell’Unione Artigiani della Provincia di Monza e Brianza, Walter Mariani -, apprendere di accordi da centinaia di milioni di euro è certamente un fatto positivo, soprattutto se saranno coinvolte realtà brianzole, dal momento che il 26% degli approvvigionamenti Ikea dovrebbe provenire dalla Lombardia.»
A salire notevolmente saranno le quote sulle cucine che andranno dall’attuale 8% al 34%: in pratica una cucina su tre venduta da IKEA in tutto il mondo sarà prodotta in Italia. Ma per gli artigiani non è tutto oro quello che luccica, soprattutto per quanto riguarda i piccoli artigiani.
“I numeri di questo accordo rendono l’argomento quasi indiscutibile – commenta Mariani -, anche se la scelta di Ikea suscita riserve e qualche preoccupazione. Fare concorrenza alla Cina sul piano dei prezzi per fornire da “terzista” un colosso straniero dell’arredamento potrebbe riservare nel lungo periodo cattive sorprese. Perdita di identità del brand “made in Italy” in uno dei settori in cui l’Italia, la Brianza in particolare, è riconosciuta come leader mondiale e concorrenza ai Paesi in via di sviluppo sulle politiche dei costi potrebbero rappresentare il conto finale, e irrecuperabile, di queste operazioni. Molti dei nostri associati sono fornitori di aziende che oggi si trovano a diventare loro stesse fornitrici Ikea, accettando impegni per il contenimento dei prezzi in cambio di grossi volumi di ordini. Ovviamente la politica del contenimento dei costi andrà a ricadere anche sugli artigiani, ultimo anello della catena, che per sostenere i volumi produttivi richiesti potrebbero scegliere di avere come cliente esclusivo l’azienda fornitrice del colosso svedese. In pratica, il rischio ultimo ricadrebbe tutto sulle spalle dei piccoli imprenditori, sia sotto il profilo della riduzione ai minimi termini dei margini di guadagno, sia per l’impegno esclusivo nelle subforniture. Ci auguriamo che ai facili entusiasmi immediati, corrispondano studi approfonditi di questa novità, capaci di segnalare per tempo eventuali squilibri e proporre opportuni correttivi.”
in foto: Walter Mariani