Brianza, al via La Lambrata: due i percorsi e tanti i luoghi di interesse

Una marcia non competitiva che attraversa i suggestivi luoghi della Valle del Lambro. E’ in programma per domenica 17 giugno la seconda edizione de «La Lambrata, compagni di corsa nel parco della Valle del Lambro», manifestazione sportiva promossa in favore dell’Istituzione Culturale Don Carlo Gnocchi di Carate Brianza.
Una marcia non competitiva che attraversa i suggestivi luoghi della Valle del Lambro. E’ in programma per domenica 17 giugno la seconda edizione de «La Lambrata, compagni di corsa nel parco della Valle del Lambro», manifestazione sportiva promossa in favore dell’Istituzione Culturale Don Carlo Gnocchi di Carate Brianza. Il parco della Valle del Lambro, come nell’edizione 2011, è promotore dell’iniziativa insieme alla fondazione Il Cavallo Rosso che collabora per l’organizzazione con l’associazione sportiva I Marciacaratesi e l’Istituzione Culturale Don Carlo Gnocchi.
I percorsi. Saranno due i percorsi della seconda edizione de La Lambrata. Entrambi circolari, daranno la possibilità di percorrere un tragitto breve di 5 chilometri, a misura delle famiglie, e uno più esteso di 15 chilometri per gli amanti della corsa e dello sport. Il primo si snoderà prevalentemente nel territorio comunale di Carate Brianza, attraversando le frazioni di Agliate, Costa Lambro, Realdino, attraversamento del fiume Lambro e ritorno al punto di partenza. Più articolato il tragitto di 15 chilometri, che attraverserà, oltre a Carate Brianza, anche la frazione besanese di Calò, l’attiguo territorio di Rancate, Triuggio, Sovico e Albiate, per ritornare poi a Carate Brianza. La partenza della manifestazione è fissata tra le 9 e le 9,30 dalla Basilica di Agliate.
Come iscriversi. Chiamare il numero 02.45495678 oppure inviare una email a info@ilcavallorosso.it, indicando il numero dei partecipanti che prenderanno il via alla manifestazione podistica non competitiva, un nominativo di riferimento e, nel caso ci si volesse iscrivere con altri amici, anche il Gruppo con il quale si vuole partecipare. Per i bambini sotto i 10 anni l’iscrizione è gratuita. L’iscrizione alla marcia corrisponde ad una donazione libera a partire da 5 euro a persona: il ricavato sarà devoluto a sostegno delle borse di studio dell’Istituzione Culturale Don Carlo Gnocchi di Carate Brianza. E’ possibile inoltre effettuare la donazione e ritirare il tuo tesserino direttamente il giorno della maratona oltre ad acquistare i tesserini anche venerdì 15 e sabato 16 alla festa IN-PRESA 2012 e direttamente lo stesso giorno della maratona, prima che inizi la corsa. Chi volesse poi fare una donazione online, la potrà fare inviando una mail a info@ilcavallorosso.it, comunicando l’iscrizione e la donazione online. Per qualsiasi informazione è attivo il numero di telefono 02.45495678.
Il commento. «Dopo il positivo esordio dello scorso anno La Lambrata si appresta a partire per la sua seconda edizione – ha spiegato il Presidente del Parco Regionale della Valle del Lambro Avv. Eleonora Frigerio –. La scelta di modificare il percorso, che nel 2011 andava da Monza ad Agliate, è stata intrapresa per dare la possibilità di scoprire nuovi e sempre diversi scenari storici, naturali e paesaggistici inseriti nel contesto del Parco della Valle del Lambro. La manifestazione è un’occasione imperdibile per conoscere luoghi e percorsi inesplorati del nostro territorio: zone che quotidianamente attraversiamo frettolosamente e che con questa manifestazione potranno giustamente essere valorizzati. Lo spirito che anima la manifestazione ha una valenza didattica non solo perché si rivolge agli studenti, ma anche perché dona ai partecipanti la possibilità concreta di poter vedere e soprattutto toccare con mano il vastissimo patrimonio costituito dalla flora e dalla fauna del territorio brianzolo. Non solo, il percorso di quest’anno previlegia anche i tanti siti di interesse storico e paesaggistico lungo il percorso del fiume Lambro. La manifestazione podistica non competitiva che si snoda su due percorsi rappresenta un modo per avvicinare tutti i cittadini all’ambiente naturale e alle tante bellezze del nostro territorio, molte delle quali sono rinate negli ultimi anni anche grazie all’impegno del Parco della Valle del Lambro».
{xtypo_rounded2}Area di interesse storico: la Basilica di Agliate
Gioiello storico e artistico della Brianza. Mostra il tipico aspetto dello stile Romanico a tre navate. L’interno è suggestivo e sobrio con il presbiterio elevato sopra la cripta fitta di colonne che enfatizzano la suggestione dello stile architettonico. Il battistero a nove lati, dedicato a San Giovanni Battista, al suo interno presenta una ricca stratificazione di affreschi del fascino bizantino e giottesco.
La storia. La prima chiesetta in località Agliate, fu costruita intorno al VI secolo, probabilmente per espresso volere di Sant’Ambrogio. L’edificio religioso divenne “capopieve”: l’unica località nella pieve in cui poteva essere amministrato il battesimo. Agliate è nota soprattutto perché vi si trova la Basilica dei Santi Pietro e Paolo, romanica, costruita tra il X e l’XI secolo sui resti della citata chiesetta. La Basilica, disposta su tre navate, dove sono ancora visibili alcuni cicli di affreschi. Nel complesso della basilica si trova un Battistero con una peculiare pianta a otto lati, dei quali due ne costituiscono la parte absidale, sovrastata da una cupola a otto spicchi. La costruzione del battistero risale all’inizio dell’XI secolo anche se, secondo la tradizione, è stato fondato intorno all’880 dall’arcivescovo Ansperto da Biassono; anch’esso in origine era riccamente decorato con affreschi dei quali oggi rimangono solo poche tracce. All’interno vi sono ancora i resti di una vasca per il battesimo ad immersione. Ad Agliate è nato San Dazio, vescovo di Milano nel VI secolo, morto a Costantinopoli nel 552, al quale è stata dedicata una via (“borgo S. Dazio”), situata sulla riva del fiume Lambro.{/xtypo_rounded2}
{xtypo_rounded2}Area di interesse naturalistico: i prati di Agliate e le grotte di Realdino
I prati. Grande parco pubblico che ogni anno accoglie il 26 dicembre accoglie il presepe vivente. La grotta e la sorgente, il bosco e i piccoli canali che solcano il prato hanno garantito a questo luogo immerso nel verde, di diventare uno spazio aperto al pubblico particolare dove si incontrano un mix di elementi storici, naturali e paesaggistici.
Le grotte. Dal parco retrostante la basilica si può raggiungere a piedi la località di Realdino, sorta sul fiume attorno ai numerosi mulini qui esistenti fin dal Medioevo. Realdino era famosa fin dall’inizio dell’Ottocento per le sue fresche “grotte” scavate nel ceppo e per l’acqua che vi sgorgava invitante. Qui sorsero anche osterie e trattorie, per cui si diceva che “a Realdino si visita l’acqua e si beve il vino”.
Cenni geologici. Il nucleo di Realdino sorge nel cuore della Valle del Lambro dove il ceppo, tipica roccia conglomerata in questo punto, si stratifica in alte balconate formando rientranze e grotte dalle quali sgocciola l’acqua fresca proveniente dalla collina sovrastante.{/xtypo_rounded2}
{xtypo_rounded2}Area di interesse storico: il Santuario di Rancate
L’origine del Santuario dedicato alla Beata Vergine dei Miracoli è legata ad un evento miracoloso: la Madonna apparve sulle rive del Lambro a due fanciulli, uno dei quali, sordomuto, acquistò la parola per poter raccontare agli altri la Celeste Apparizione. La piccola cappella campestre costruita all’inizio del Cinquecento sulla sponda del Lambro, in ricordo della visione, si dimostrò ben presto insufficiente ai bisogni spirituali dei sempre più numerosi fedeli. La necessità di costruire un luogo di culto più adatto portò, nel 1571, a chiedere alla Curia milanese l’autorizzazione a raccogliere offerte per il completamento della chiesa. L’opera venne conclusa nel 1599, come risulta inciso in una pietra posta nella torre campanaria. L’interno, a tre navate, racchiude un numero considerevole di opere pittoriche, tanto che la chiesa viene spesso definita chiesa-museo. Sull’altare maggiore si trova l’effigie della Madonna, del 1507, proveniente dalla originaria cappella da cui era stata trasportata con una tecnica rudimentale in un involucro racchiuso in travi di quercia. Di autore ignoto ma con notevoli capacità artistiche, l’affresco nel 1954 è stato di nuovo strappato e trasportato su tela; il restauro e la ripulitura poi hanno permesso di riscoprire l’opera originale, di singolare bellezza. Rappresenta la Vergine assisa che regge con la destra il Figlio Benedicente e con la sinistra una rosa campestre. Di Bartolomeo Roverio, detto “il Genovesino”, sono l’affresco dell’abside con Profeti ed Angeli musicanti e quello della volta del presbiterio raffigurante la Vergine Assunta in cielo circondata da Cherubini . Attribuite ai fratelli Campi (Giulio o Antonio) sono le tele tardo-cinquecentesche di vaste dimensioni e di notevole bellezza che adornano il presbiterio e il coro, rappresentanti i Cinque Misteri Gaudiosi. Le due tele del presbiterio, quelle di maggior ampiezza, raffigurano la Natività e la Presentazione di Gesù al tempio, mentre quelle del coro, poste tra una finestra e l’altra, rappresentano la Visitazione, l’ Annunciazione e la Disputa di Gesù coi dottori. Le pitture più belle, però, sono quelle che appaiono sulla volta della navata centrale; sono state eseguite da Andrea Appiani nel 1785, nel periodo in cui fu ospite del conte Davenne, proprietario di una villa in Rancate. Si tratta di episodi biblici affrescati in tre grandi ovali: “Giacobbe che incontra le sorelle Rachele e Lia”, “Giuditta che mostra agli israeliti la testa decapitata di Oloferne” e “Assuero che dichiara di sposare Ester”. Queste opere giovanili dell’Appiani (1754-1817), che precedono di quattro anni la “Storia di Psiche” dipinta nella Rotonda della Villa Reale di Monza, sono circondati da pregevoli stucchi decorativi di Giocondo Albertolli che, con l’Appiani, collaborò alla decorazione della Villa Reale di Monza e di altre residenze nobiliari. Sugli altari minori sono fissate due tele; su quello di sinistra vi è l’ Iniziazione della Vergine di Antonietta Bisi, sull’altare di destra una tela secentesca con la Vergine e Santi. E’ purtroppo scomparso un affresco dell’Appiani posto sulla facciata, raffigurante l’Assunta.{/xtypo_rounded2}
{xtypo_rounded2}Area di interesse naturalistico-paesaggistico: la piana di Albiate e Villa Campello
La piana. Di notevole interesse paesaggistico, la piana è il posto ideale da cui osservare le numerose specie e la natura composita del paesaggio brianzolo. Le ville di Albiate da una parte e le aree urbanizzate di Carate Brianza dall’altra, lasciano spazio ad un’ampia area verde ricca di vicinali e filari.
Villa Campello. La costruzione di Villa Campello fu avviata nel 1903 e terminata nel 1907, su progetto dell’architetto Giuseppe Gmur. Inizialmente fu abitata da Michelangelo Viganò, un importante industriale, insieme a sua moglie Serafina Boleri. Essi si occuparono della progettazione del parco, ispirandosi alla Villa dell’Orlanda a Rancate, dimora abituale dei Viganò. Michelangelo Viganò era proprietario di un’importante filatura della zona, fondata dal padre Galeazzo e Villa Campello rappresentò il sigillo del peso economico e civico della famiglia Viganò. Nel 1918, l’anno della morte di Michelangelo, la villa divenne l’abitazione del fratello minore, Antonio Viganò. Dopo la sua morte, nel 1972, Villa Campello fu acquistata da una società immobiliare e venne rilevata dall’amministrazione comunale di Albiate nel 1976, che aprì immediatamente il parco al pubblico. Dopo una lunga ristrutturazione, nel 1991 divenne sede del municipio di Albiate. La villa si trova vicino al fiume Lambro, in località Campello, da cui appunto prende il nome. L’edificio è più o meno a forma di U ed è strutturato su tre piani, occupando una superficie di circa 900 metri quadri. Fonde al suo interno diversi stili architettonici, che spaziano dal Rinascimentale fino al Neoclassico.
Il parco. Attraverso un viale alberato si accede al parco, dove ci si imbatte in alberi anche secolari, tra cui faggi, tigli, ippocastani, araucarie e cedri. Il parco si estende su una superficie di circa 50.000 metri quadrati e all’interno comprende anche un alloggio per il custode ed una casa colonica. Il parco pubblico è di proprietà dell’amministrazione comunale, e oltre agli uffici ospita la biblioteca comunale. L’area verde si sviluppa sui pianalti che formano la Valle del Lambro. Il Parco di Villa Campello, che circonda il municipio di Albiate, è aperto al pubblico nei seguenti orari: da lunedì a venerdì ore 7.30 – 20, il sabato ore 7.30 – 19 e la domenica ore 8 – 19. Al parco è possibile accedere dagli ingressi di via Dante (pedonale) e di via Salvadori.{/xtypo_rounded2}
{xtypo_rounded2}Sito di interesse storico – Archeologia industriale: ex scatolificio Tassi
Dismessa da 20 anni l’area tassi occupa una superficie di 30 mila metri quadri a ridosso del fiume Lambro. Come era in uso fare sul finire dell’Ottocento ed i primi del Novecento, le fabbriche si svilupparono con maggiore intensità lungo i corsi d’acqua, in prossimità degli antichi mulini. L’imponente volume dell’antico edificio industriale multipiano, sovrasta il mulino sottostante costituendo un complesso edilizio di grande importanza testimoniale per quanto riguarda soprattutto il lavoro in Brianza.{/xtypo_rounded2}
{xtypo_rounded2}Sito di interesse: il Parco della Valle del Lambro
Il Parco della Valle del Lambro è stato istituito il 16 settembre 1983. La sua attuale superficie è di 8.179 ha di cui 4.080 ha di parco naturale. Si estende sul territorio di 35 comuni compresi tra le province di Lecco, Como e Monza e Brianza. Il suo territorio si estende lungo un tratto di 25 km del fiume Lambro compreso tra i laghi di Pusiano e di Alserio a nord e il Parco della Villa Reale di Monza a sud. Il territorio del Parco comprende il tratto collinare del fiume Lambro e presenta caratteri differenti lungo il suo percorso. La zona dei laghi corrisponde a quella di più spiccato interesse naturalistico, comprendente ambienti lacustri, già in parte tutelati dalla Riserva naturale orientata della Riva Orientale del Lago di Alserio. Entrambi i laghi sono infatti Siti di Interesse Comunitario (Sic) insieme a la Valle del Rio Cantalupo e Valle del Rio Pegorino. All’ampiezza e alla varietà delle vedute panoramiche si aggiunge un’orografia caratterizzata da altopiani, piccole valli scavate dai fiumi, rogge e torrenti e da grandi estensioni di prati intercalate da più modeste zone boschive. Un aspetto di particolare interesse è dato dalla presenza di numerose ville patrizie, con i relativi giardini storici: un valore dei tutto eccezionale, in proposito, riveste il complesso del Parco di Monza e dei giardini della Villa Reale di Monza.{/xtypo_rounded2}