Brianza: operazione “Gateway”. 6 arresti per estorsione, spaccio e truffa

Era agli arresti domiciliari per le sue implicazioni nella malavita brianzola ma lui, il “boss” dell’ndrangheta trapiantato in Brianza da Limbadi, si era rimesso in attività. A riportarlo in carcere è stata una nuova indagine, coordinata dalla Procura di Monza e svolta dai carabinieri del Gruppo Monza, Compagnia di Desio, che vede Salvatore Mancuso ed altre cinque persone protagonisti dei reati di estorsione aggravata continuata, tentata estorsione, detenzione di droga ai fini dello spaccio, furto aggravato e ricettazione.
Era agli arresti domiciliari per le sue implicazioni nella malavita brianzola ma lui, il “boss” dell’ndrangheta trapiantato in Brianza da Limbadi, si era rimesso in attività. A riportarlo in carcere è stata una nuova indagine, coordinata dalla Procura di Monza e svolta dai carabinieri del Gruppo Monza, Compagnia di Desio, che vede Salvatore Mancuso ed altre cinque persone protagonisti dei reati di estorsione aggravata continuata, tentata estorsione, detenzione di droga ai fini dello spaccio, furto aggravato e ricettazione.
Terrorizzati dalle minacce poste in essere dagli appartenenti al gruppo criminale, alcuni privati e liberi professionisti si sono visti costretti ad elargire denaro, beni e servizi, senza fiatare. Così agivano Mancuso e gli altri, secondo l’inchiesta coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica Donata Costa che, dal 2011, ha indagato su decine di episodi estorsivi in Brianza.
I cinque “uomini” di fiducia del “capo” (Antonio Robertone, Giuseppe Andolina, Massimiliano Rossetti, Antonino Crisafulli, Giovanbattista Sorbara), individuavano le vittime più appetibili, tra cui commercialisti e liberi professionisti e li terrorizzavano per ottenere denaro o prestazioni professionali. Per persuaderli ad accondiscendere alle richieste, i malviventi solevano dire “mi manda Mancuso”, riferendosi proprio a Salvatore Mancuso.
A mettere i carabinieri sulle loro tracce, è stata la denuncia di un commerciante. Dopo aver acquistato un locale attraverso una società gestita dalla consorte di Mancuso, l’uomo si è ritrovato pressato da continue richieste di denaro, anche una volta ultimato il passaggio di proprietà. Oltre a dedicarsi alle estorsioni, i malviventi avevano messo in piedi anche un traffico di cocaina, rivenduta in tutta la provincia di Monza e Brianza, al cui vertice spiccava la figura di Salvatore Mancuso, soprannominato “Turi”. Attraverso un suo fido collaboratore, Mancuso veicolava ordini agli altri appartenenti al gruppo. Giovedì mattina, coordinati dal Capitano Cataldo Pantaleo, comandante della Compagnia Carabinieri Desio, i carabinieri hanno eseguito sei ordinanze di custodia cautelare in carcere, firmati dal Gip Anna Magelli, oltre a sequestrare più di 2 kg di cocaina.