Referendum per abbassare gli stipendi dei politici? Solo il web ne parla

Il 12 maggio è partita una raccolta firme per tagliare gli stipendi d’oro di deputati e senatori. Ma nessuno sembra esserne a conoscenza. Giornali e televisioni non ne parlano, non si vedono manifesti, nemmeno volantini. È la rete a diffondere la notizia: letteralmente esplosa in questi ultimi giorni, rimbalza di sito in sito, trovando su Facebook e Twitter gli approdi più accoglienti.
Il 12 maggio è partita una raccolta firme per tagliare gli stipendi d’oro di deputati e senatori. Ma nessuno sembra esserne a conoscenza. Giornali e televisioni non ne parlano, non si vedono manifesti, nemmeno volantini. È la rete a diffondere la notizia: letteralmente esplosa in questi ultimi giorni, rimbalza di sito in sito, trovando su Facebook e Twitter gli approdi più accoglienti.
Promotore il piccolo Partito dell’Unione Popolare, che così scrive su www.unionepopolare.eu: «Si tratta di abrogare l’art. 2 della legge 1261 del 1965 che disciplina le indennità spettanti ai membri del Parlamento. Nello specifico il suddetto art. 2 definisce i compensi relativi alla diaria ed alle spese di soggiorno a Roma dei parlamentari. Avrebbe dovuto, e potuto, essere un segnale importante per il Paese se i Parlamentari stessi avessero rinunciato a tali compensi. Ma, visto che ciò non è accaduto, allora saremo noi cittadini elettori a provare a far diventare realtà tale richiesta. Da lunedi 14 maggio in tutti i Comuni d’Italia si può sottoscrivere il referendum presso le segreterie comunali».
Il proposito, sostenuto anche dal partito Italia Libera Lista Civica Nazionale, è esemplare. In ogni comune della penisola si può, anzi, si deve, come caldeggiano i promotori, andare a firmare. Ma, ovviamente, serpeggia qualche perplessità. È proprio sulla bacheca del gruppo Facebook “UP firma per abrogare stipendi d’oro dei deputati”, ad ora 20.818 iscritti, che si scontrano i pareri più divergenti: in molti hanno messo in dubbio l’effettiva utilità di questa raccolta firme, aperta fino al prossimo 31 luglio. Se dall’ UP dichiarano di voler presentare le firme nel gennaio 2013, numerosi sono gli interventi di coloro che affermano l’illegittimità di tale procedimento e accusano il partito di volersi fare solo pubblicità. Chi dovrebbe fornire risposte soddisfacenti, per ora glissa.
Con la speranza di venire a capo della questione controlliamo il sito internet del Comune di Monza: effettivamente la raccolta firme c’è, si trova l’avviso nella sezione Monza Servizi > Diritti e Partecipazione > Raccolta firme, dove oltretutto si può leggere: «Le proposte di legge o di referendum sono pubblicizzate con affissione all’Albo pretorio e avvisi alla stampa». Ma, visto che di questi elementi non c’è traccia, ci rechiamo in Comune, presso la Segreteria Generale, dove, dicono, è possibile firmare. Scopriamo così che le raccolte attive sono due: la seconda, simile a questa dell’UP, è promossa dal Comitato del Sole. Le sottoscrizioni raccolte sono una manciata e di informazioni chiarificatrici nemmeno l’ombra. Propositi ammirevoli, ma mal sostenuti da un’organizzazione carente o solo scaltra campagna pubblicitaria? Purtroppo, la nebbia che avvolge la questione al momento rende difficile trovare risposte sicure.