Seregno, 100 mail per cercare la verità sulla morte di Carlo Anselmi

17 luglio 2012 | 22:05
Share0
Seregno, 100 mail per cercare la verità sulla morte di Carlo Anselmi

Agostino Anselmi Giacinto MarianiIl sindaco di Seregno, Giacinto Mariani, da quasi tre anni scrive una lettera a settimana al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro degli Esteri, all’Ambasciatore di Cuba in Italia e a quello italiano a Cuba per chiedere spiegazioni sulla morte di Carlo Anselmi  che risale all’agosto del 2009. Ecco perchè martedì pomeriggio la famiglia Anselmi è stata invitata in municipio per raccontare ancora una volta la sua storia e mostrare tutti i faldoni con le missive.

Agostino Anselmi Giacinto MarianiIl sindaco di Seregno, Giacinto Mariani, da quasi tre anni scrive una lettera a settimana al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro degli Esteri, all’Ambasciatore di Cuba in Italia e a quello italiano a Cuba per chiedere spiegazioni sulla morte di Carlo Anselmi  che risale all’agosto del 2009. Ecco perchè martedì pomeriggio la famiglia Anselmi è stata invitata in municipio per raccontare ancora una volta la sua storia e mostrare tutti i faldoni con le missive.

«Con il cambio di Governo, speravo che almeno sulla sicurezza degli italiani all’estero i tecnici fossero meglio dei politici. Invece la risposta è sempre la stessa: il silenzio. Carlo è partito per una vacanza a Cuba ed è tornato in una bara. Questa è l’unica cosa che sappiamo», confessa amareggiato Giacinto Mariani. Dal canto suo Agostino Anselmi dice: «Il Consolato e l’assicurazione hanno affermato che Carlo Anselmi non poteva essere trasferito e da qui il loro mancato intervento. Tutto ciò è stato smentito da un passaggio nella risposta alla richiesta di Rogatoria Internazionale della Procura di Monza indirizzata a Cuba in cui si afferma che per 4-5 giorni successivi all’intervento chirurgico Carlo poteva essere trasferito. Peraltro tra la documentazione del Consolato non è stata trovata nessuna telefonata da parte del Consolato all’ospedale prima del 27 agosto, cioè poco prima che Carlo morisse».

Il padre di Carlo Anselmi chiede semplicemente la verità, delle risposte ad alcuni interrogativi e cioè: come mai l’ambasciata non si è attivata subito e soprattutto perchè quando è stata rinvenuta la salma di Carlo si è scoperto che erano stati espiantati gli organi come la trachea che solitamente non è utilizzata per i trapianti.

In breve i fatti della storia riguardo la morte di Carlo Anselmi: Carlo Anselmi, 43 anni, imprenditore, è morto il 28 agosto nell’ospedale di Santa Clara, a duecento chilometri da L’Avana, per choc settico provocato da un batterio, l’acinetobacter, che si trova in sale di terapie intensiva sporche. Ma il papà di Carlo, Agostino Anselmi, non si è mai accontentato della motivazione ufficiale, che presenta diversi punti oscuri. A cominciare dalla sera del 18 agosto, quando Carlo, in un residence di Cayo Barcelo, sulla costa est dell’isola, si sente male dopo aver bevuto una lattina di «Cuba Cola». «Il medico dell’hotel non si rende conto che Carlo aveva lo stomaco perforato, racconta Agostino Anselmi. Così gli somministra due calmanti. In questo modo le condizioni di Carlo peggiorano subito». Il medico a questo punto decide di trasportarlo con un furgoncino privo di qualsiasi assistenza all’ospedale più vicino, quello di Santa Clara, a circa tre ore di distanza, dove è operato d’urgenza. Dopo l’intervento Carlo è messo nel reparto di terapia intensiva.

A questo punto il padre, Agostino Anselmi, chiama la Farnesina, l’Unità di Crisi, il Consolato a Cuba e l’assicurazione con cui Carlo aveva sottoscritto una polizza, che prevedeva una copertura in caso di ricovero con il rientro immediato in aereo. Non succede nulla. Le ore passano, i giorni passano, la febbre sale e Carlo peggiora. La situazione diventa sempre più critica. Solo il 27 agosto i funzionari dell’ambasciata prendono contatto con l’ospedale per organizzare il trasferimento di Carlo, che morirà poche ore dopo.

Dopo i funerali, la Procura della Repubblica di Monza ordina la riesumazione della salma e, dopo aver aperto la bara, Agostino scopre che gli organi erano stati espiantati, «non solo gli occhi, ma anche quelli che solitamente non possono essere utilizzati per i trapianti, come la trachea. Ciò ha impedito di compiere in Italia un’autopsia in contraddittorio con quella effettuata a Cuba», sottolinea il padre di Carlo Anselmi.

In foto Agostino Anselmi e Giacinto Mariani